Mi chiamo Francisco e da anni la mia evoluzione si accompagna con l’ampliamento della mia percezione. Sono stato conquistato dal desiderio di operare per risanare i luoghi degradati, disarmonici e sofferenti che incontravo e così sono andato sperimentando strumenti e atteggiamenti per poter operare consapevolmente in un luogo. Prima di iniziare è necessario fare un lavoro su noi stessi: trovare una certa quiete interiore per poi aprirci ad ogni segnale peculiare del luogo. Impariamo a “percepire” ogni cambiamento e stimolo che altera il nostro ascolto: sia i segnali dei sensi fisici che quelli dei sensi interiori. Quali sensazioni nel corpo? Quale stimolo a muoversi? Quali particolari spiccano nel panorama? Vien voglia di danzare? Formicolii, tensioni, sensazioni di leggerezza o pesantezza? Quale umore o emozione ci avvolge? Quali pensieri sovvengono? Quali immagini o fantasie si propongono?

foto 2 piedi nudi

Nella mia esperienza ho notato in una prima fase i cambiamenti emotivi che il luogo suggeriva. Sono cambiamenti emotivi che si manifestano anche con “sintomi” sul mio corpo (solletichio, fitte o pruriti ecc.) che cessano appena lasciato il luogo. Utile mettersi scalzi e assaporare come bambini le superfici e le sensazioni tattili che massaggiano le nostre parti intuitive. Dopo una prima esplorazione usando il corpo come strumento percettivo, trovo molto utile escludere progressivamente i sensi fisici, in particolare chiudere gli occhi che monopolizzano la nostra mente. Ricordati che la luce visibile all’occhio è solo una parte dell’intero spettro luminoso, dunque è ben possibile che, con una vista più raffinata, si possano “vedere” altri dettagli e presenze in un luogo. Dopotutto l”’essenziale è invisibile agli occhi”. E le dimensioni invisibili del paesaggio e dei nostri stessi corpi (ne abbiamo più d’uno sai?) sono davvero essenziali per comprendere dove siamo e chi siamo.

foto 3 piccolo principe

Nei primi anni di questa “percezione aumentata” dovevo affrontare due avversari temibili: la paura di aprire la porta a qualcosa di terribile e che avrebbe sconvolto la mia mente facendomi magari impazzire; la sfiducia in me stesso, la tendenza a sminuire tutto ciò che percepivo per pochi istanti e poi scompariva nel flusso “ordinario” della vita. Col tempo ho imparato a filtrare le mie percezioni per imparare a sintonizzarsi su certe frequenze o bloccarle quando disturbano. Ho imparato a fidarmi di ciò che ricevevo, ricordando sempre la possibilità di tornare a verificare la percezione di un luogo se avevo dubbi. Ci vuole esercizio, poca teoria e molta applicazione. Bisogna formarsi dentro un alfabeto delle percezioni e capire come, ognuno secondo il proprio codice corporeo, decodifica un certo messaggio-frequenza con un sintomo, es. il prurito al naso o l’acufene significano presenza di una certa energia o predisposizione del luogo in esame.

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Bisogna imparare a contemplare coi sensi esteriori e poi interiori un luogo senza perdersi dentro la propria mente e percezione separata. Ciò che conta più di tutto è l’Intento con cui ci si rivolge all’ascolto e la capacità di accogliere la risposta a questo intento. Un maestro sui primi passi del rapporto con gli alberi una volta mi richiamò: “non basta parlare agli alberi! Ascoltali anche!”. Per accogliere le risposte bisogna imparare a creare degli istanti di sospensione, di verso Ascolto al Silenzio. Nel mio libro “La forma dell’acqua, pellegrinaggio a risalire la Brenta 2012” avevo elencato alcuni esercizi di “ascolto elementare”, piccoli inviti a mettere momentaneamente da parte la percezione dell’adulto per ritrovare quella giocosa e intuitiva del bimbo. Tutto può essere utile ma niente è indispensabile perchè a mio modo di sentire ciascuno di noi, se lo vuole davvero, può raggiungere uno stato di calma interiore che lo metta in grado di riconoscere la “realtà aumentata” attorno a noi. Perchè in verità non siamo mai soli. Questo lo capiscono intuitivamente coloro che amano la natura e vi si perdono in solitarie passeggiate, ma è vero altresì in luoghi artificiali con forti componenti tecnologiche o architettoniche, per macchinari complessi o reti informatiche. Tutto ciò che esiste fisicamente su questo pianeta ha anche parti emotive, mentali e spirituali con cui si può relazionare.

foto 5 rami del grande alberoOltrepassa la soglia della percezione limitata. Le esitazioni sono resistenza. Quando si decide di aprire la porta delle percezioni bisogna farlo, punto e basta, senza distinguo, accogliendo e imparando poi a riordinare la “realtà aumentata” che trova modo di esprimersi. Se ti senti sperduto e senza protezioni puoi chiedere momentanea protezione ad una guida spirituale che tu riconosci come tale, oppure metterti in contatto con me per un consiglio o una collaborazione ai GASP (Gruppi di Azione Sul Paesaggio). Il lavoro di gruppo, incluso il confronto tra più persone, sulla percezione e poi l’azione di risanamento utile ad un certo luogo è stata per me una sfida e una scoperta che si è resa sempre più necessaria e ricca. Nell’inverno 2014-2015 ho tenuto otto repliche di una conferenza intitolata “Geomanzia e Democrazia. Le dimensioni invisibili del paesaggio” in Veneto, Trentino e Lombardia. Era necessario per me condividere la visione che stavo elaborando e arricchirla per poi passare ad una fase sperimentale su scala più ampia, i cui primi frutti verranno a breve presentati su un piccolo libro intitolato “Il paesaggio emotivo” a cui sto lavorando. Buona evoluzione verde!

Francisco Merli Panteghini

mediatorelementare@gmail.com

www.geomanzia.it

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