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by Jerry Diamanti

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Oltre 3000 climatologi, fisici, ricercatori hanno inviato una lettera alle più alte istituzioni italiane per chiedere che anche l’Italia decida di agire sui processi produttivi e di trasporto, trasformando l’economia per raggiungere le zero emissioni nette di gas serra entro il 2050.

 

IL RISCALDAMENTO GLOBALE È DI ORIGINE ANTROPICA

È urgente e fondamentale affrontare e risolvere il problema dei cambiamenti climatici. Chiediamo che l’Italia segua l’esempio di molti paesi Europei, e decida di agire sui processi produttivi ed il trasporto, trasformando l’economia in modo da raggiungere il traguardo di ‘zero emissioni nette di gas serra’ entro il 2050.

Tale risultato deve essere raggiunto per i seguenti motivi:

a)  Dati osservati provenienti da una pluralità di fonti dicono che il sistema Terra è oggi sottoposto a variazioni climatiche molto marcate che stanno avvenendo su scale di tempo estremamente brevi;

b)  Le osservazioni indicano chiaramente che le concentrazioni di gas serra in atmosfera, quali l’anidride carbonica e il metano, sono in continua crescita, soprattutto a partire dagli anni successivi alla seconda guerra mondiale, in seguito ad un utilizzo sempre più massiccio di combustibili fossili e al crescente diffondersi di alcune pratiche agricole, quali gli allevamenti intensivi;

c)  Le misure dell’aumento dei gas-serra e delle variazioni del clima terrestre confermano ciò che la fisica di base ci dice e quanto i modelli del sistema Terra indicano: le attività antropiche sono la causa principale dei cambiamenti climatici a scala globale cui stiamo assistendo;

d)  Migliaia di scienziati che studiano il clima del sistema Terra, la sua evoluzione e le attività umane, concordano sul fatto che ci sia una relazione di causa ed effetto tra l’aumento dei gas serra di origine antropica e l’aumento della temperatura globale terrestre, come confermato dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che riassumono i risultati pubblicati dalla comunità scientifica globale;

e)  I modelli numerici del sistema Terra basati sulle leggi della fisica sono gli strumenti più realistici che abbiamo a disposizione per studiare il clima, per analizzare le cause dei cambiamenti climatici osservati e per stimare possibili scenari di clima futuro; questi modelli sono sempre più affidabili grazie all’accrescimento della rete di osservazioni utilizzate per validare la loro qualità, al miglioramento della nostra conoscenza dei fenomeni che influenzano il clima e alla disponibilità di risorse computazionali ad alte prestazioni;

f)  L’esistenza di una variabilità climatica di origine naturale non può essere addotta come argomento per negare o sminuire l’esistenza di un riscaldamento globale dovuto alle emissioni di gas serra; la variabilità naturale si sovrappone a quella di origine antropica, e la comunità scientifica possiede gli strumenti per analizzare entrambe le componenti e studiare le loro interazioni;

g)  Gli scenari futuri “business as usual” (cioè in assenza di politiche di riduzione di emissioni di gas serra) prodotti dai tutti i modelli del sistema Terra scientificamente accreditati, indicano che gli effetti dei cambiamenti climatici su innumerevoli settori della società e sugli ecosistemi naturali sono tali da mettere in pericolo lo sviluppo sostenibile della società come oggi la conosciamo, e quindi il futuro delle prossime generazioni;

h)  Devono essere pertanto intraprese misure efficaci e urgenti per limitare le emissioni di gas serra e mantenere il riscaldamento globale ed i cambiamenti climatici ad esso associati al di sotto del livello di pericolo indicato dall’accordo di Parigi del 2015 (mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, e perseguire sforzi volti a limitare l’aumento di temperatura a 1,5 °C);

Queste conclusioni sono basate su decine di migliaia di studi condotti in tutti i paesi del mondo dagli scienziati più accreditati che lavorano sul tema dei cambiamenti climatici. È sulla base di queste conclusioni che vanno prese decisioni importanti per la lotta ai cambiamenti climatici piuttosto che su documenti, come la lettera datata 17 giugno e firmata da un gruppo formato quasi esclusivamente da non-esperti sulla scienza dei cambiamenti climatici (come comprovato dai loro curricula di pubblicazioni scientifiche in riviste internazionali), in cui è stato messo in discussione con argomentazioni superficiali ed erronee il legame tra il riscaldamento globale dell’era post-industriale e le emissioni di gas serra di origine antropica (‘Petizione sul riscaldamento globale antropico’, datata 17 giugno 2019).

Concludiamo riaffermando con forza che il problema dei cambiamenti climatici è estremamente importante ed urgente, per l’Italia come per tutti i paesi del mondo. Politiche tese alla mitigazione e all’adattamento a questi cambiamenti climatici dovrebbero essere una priorità importante del dibattito politico nazionale per assicurare un futuro migliore alle prossime generazioni.

Questa lettera è stata iniziata da Roberto Buizza (Fisico/matematico, Prof. Ordinario di Fisica, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa)  La lettera è supportata e firmata anche da SISC-Società Italiana per le Scienze del Clima e da AISAM-Associazione Italiana Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia.

 

Comitato promotore:

Buizza, Roberto (Fisico/matematico, Prof. Ordinario di Fisica, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa) – Iniziatore

Abelli, Simone (Fisico/Meteorologo, Centro Meteo Expert, Milano)

Adamo, Claudia (Fisico dell’Atmosfera; RAI)

Alberoni, Pier Paolo (Fisico/Meteorologo Arpae Emilia Romagna Servizio-Idro-Meteo – Clima)

Ambrosio, Luigi (Professore ordinario di Analisi Matematica, Scuola Normale Superiore, Pisa)

Andreani, Lucio (Prof. Ordinario di Fisica, Università degli Studi di Pavia)

Artale, Vincenzo (Fisico, ENEA Frascati, Roma)

Bacaro, Giovanni (Biologo, Università di Trieste)

Baldacci, Gordon (Fisico, matematico, previsore)

Baldi, Marina (Fisico/Climatologo CNR, Roma)

Balzani, Vincenzo (Professore Emerito di Chimica, Università di Bologna)

Barbante, Carlo (Chimico, paleoclimatologo, Prof Ordinario Università Ca’Foscari Venezia)

Barbone, Luigi (Meteorologo, Generale dell’Aeronautica Militare)

Bardi, Ugo (Chimico Fisico, Docente Università di Firenze)

Brattich, Erika (Fisico dell’atmosfera, ricercatore, Dipartimento di Fisica e Astronomia, Università di Bologna, Bologna)

Bellucci, Alessio (Climatologo, Ricercatore, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici)

Beltrano, Maria Carmen (agrometeorologo, ex CREA)

Bernardini, Livio (Fisico, CETEMPS, L’Aquila)

Bigano, Andrea (Economista, Euro-Mediterranean Center on Climate Change – Ca’ Foscari University of Venice RFF – CMCC European Institute on Economics and the Environment EIEE, Milano)

Bindi, Marco (Agroclimatologo, Prof. Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee, Università degli Studi di Firenze)

Bollini, Gabriele (Urbanista, Dip. di Ingegneria, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia)

Bonasoni, Paolo (Fisico, Istituto Scienze dell’Atmosfera e del Clima CNR/ISAC, Bologna)

Bonaventura, Luca (Matematico, Professore associato di Analisi Numerica, Politecnico di Milano)

Boscolo, Roberta (Fisico/oceanografo, science officer, World Meteorological Organization, Svizzera)

Bozzo, Alessio (Fisico, Euroepan Organisation for the Exploitation of Meteorological Satellites EUMETSAT, Darmstadt, Germania)

Brunetti, Michele (Fisico/climatologo, CNR/ISAC, Bologna)

Budillon, Giorgio (Ordinario di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera. Università degli Studi di Napoli “Parthenope”)

Buontempo, Carlo (Fisico, European Centre for Medium-Range Weather Forecasts ECMWF, Reading UK)

Buzzi, Andrea (Fisico dell’Atmosfera, Associate senior scientist, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – CNR-ISAC)

Cacciamani, Carlo (Fisico, Dipartimento Protezione Civile, Roma)

Cacciani, Marco (Fisico dell’Atmosfera, Università di Roma “La Sapienza”)

Cafaro, Carlo (Matematico/Meteorologo, Ricercatore, University of Reading)

Cagnazzo, Chiara (Fisico, CNR/ISMAR Roma)

Camerlenghi, Angelo (Dirigente di ricerca, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS Trieste)

Canu, Donata (Oceanografa/Scienziata Ambientale, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS Trieste)

Capecchi, Valerio (Matematico, ricercatore Consorzio LaMMA – Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile, Firenze)

Capolongo, Domenico (Geologo, professore associato di Geografia Fisica e Geomorfologia, Università degli studi di Bari – Aldo Moro)

Cappa, Stefano F. (Medico, professore di neurologia IUSS Pavia)

di Carlo, Piero (Fisico dell’Atmosfera, Prof. Associato di Fisica, Università ‘G. d’Annunzio’ di Chieti-Pescara)

Carrosio, Giovanni (Sociologo dell’Ambiente, Università di Trieste)

Caserini, Stefano (Prof. a contratto, docente di Mitigazione dei Cambiamenti climatici al Politecnico di Milano)

Cassardo, Claudio (Fisico/meteorologo/scienziato del clima, Prof. di Fisica dell’atmosfera, Università di Torino “Alma Universitas Taurinorum”)

Castellari, Sergio (Fisico, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia; ora distaccato alla European Environment Agency, EEA Copenaghen)

Castelletti, Andrea (Prof. Associato di Gestione delle Risorse Naturali, Politecnico di Milano)

Cherchi, Annalisa (Fisico/climatologo, INGV, Bologna)

Ciarlo, James (Fisico del clima, International Centre for theoretical Physics, Trieste)

Cimini, Domenico (Fisico, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale, CNR, Potenza)

Cioffi, Francesco (Docente di Meccanica dei fluidi e Idroclimatologia, Prof. Associato, DICEA, Università di Roma ‘ La Sapienza)

Colleoni, Florence (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale, Trieste)

Colucci, Renato (Glaciologo e geomorfologo, CNR-ISMAR Trieste, Docente di glaciologia presso Università di Trieste)

Comoretto, Gianni (Astronomo associato – INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri)

Coppola, Erika (Fisico, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Corti, Susanna (Fisico, Istituto Scienze dell’Atmosfera e del Clima CNR/ISAC, Bologna)

Curci, Gabriele (Ricercatore, Dipartimento di Scienze Fisiche e Chimiche – CETEMPS, L’Aquila)

Dalmonte, Barbara (Paleoclimatologa Polare, Ricercatrice Universitaria, Università degli Studi di Milano-Bicocca)

Danieli, Lorenzo (Fisico, meteorologo Centro Epson Meteo – Meteo Expert)

Davini, Paolo (Fisico, Istituto Scienze dell’Atmosfera e del Clima/CNR, Torino)

De Angelis, Francesco (Fisico, Centro di Eccellenza CETEMPS, L’Aquila)

Decesari, Stefano (chimico dell’atmosfera, Istituto Scienze dell’Atmosfera e del Clima CNR/ISAC, Bologna)

Dell’Acqua, Matteo (Genetista, Ricercatore in Genetica Agraria, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa)

De Guttry, Andrea (Giurista, Ordinario di Diritto Internazionale e Direttore dell’Istituto DIRPOLIS, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa)

Della Volpe, Claudio (Chimico-Fisico, prof. Associato di Chimica fisica Applicata, Università di Trento)

Di Francesco, Michele (Prof. Ordinario di Logica e Filosofia della scienza, Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia)

Di Girolamo, Paolo (Fisico; Prof. Associato, Univ. degli Studi della Basilicata, Potenza)

Di Liberto, Luca (Fisico, ricercatore ISAC CNR)

Dipierro, Giovanni (Fisico/Meteorologo, Meteo Expert)

Di Sante, Fabio (Fisico ambientale, International Centre for Theoretical Physics, Trieste)

Dosio, Alessandro (Fisico, autore IPCC, European Commission Joint Research Centre; partecipa alla petizione a titolo personale e non in rappresentanza della sua istituzione)

Dragani, Rossana (Fisico, European Centre for Medium-Range Weather Forecasts ECMWF, Reading UK)

Emdin, Michele (Professore Associato, Malattie dell’Apparato Cardiovascolare, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa)

Facchini, Maria Cristina (Chimico, Direttore CNR/ISAC Bologna)

Falsini, Sara (Biologo, Dipartimento di Chimica “Ugo Schiff” & INSTM, University of Florence)

Fantini, Maurizio (Fisico, ISAC-CNR, Bologna)

Fermeglia, Maurizio (Ingegnere, Rettore uscente, Università di Trieste)

Farneti, Riccardo (Fisico, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Ferranti, Laura (Fisico, European Centre for Medium-Range Weather Forecasts ECMWF, Reading UK)

Ferrarese, Silvia (Fisico, Università di Torino)

Ferrero, Enrico (Fisico dell’Atmosfera , Università del Piemonte Orientale e ISAC/CNR)

Ferretti, Rossella (Fisico, Università dell’Aquila)

Ferri, Massimo (Fisico, già dirigente del Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare)

Flandoli, Franco (Pofessore ordinario di Probabilità e Statistica, Scuola Normale Superiore Pisa)

Fua, Daniele (Fisico già Professore Associato di Fisica dell’Atmosfera Università ‘la Sapienza’ Roma)

Fuzzi, Sandro (Chimico, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, CNR, Bologna)

Gaetani, Marco (Fisico, Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia, Italia)

Galatolo, Stefano (Matematico, Università di Pisa)

Galbiati, Flavio (Fisico Meteorologo, Meteo Expert)

Gallina, Valentina (Climatologa, OSMER ARPA-FVG)

Gatto, Marino (Professore ordinario di Ecologia, Politecnico di Milano)

Gentile, Sabrina (Fisico, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale, CNR, Potenza)

Gerosa, Giacomo Alessandro (Micrometeorologo ed ecofisiologo, professore associato di Fisica dell’atmosfera, Università Cattolica del Sacro Cuore, Brescia)

Ghelli, Anna (Fisica, European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, UK)

Ghermandi, Grazia (Prof. Ordinario di Ingegneria sanitaria-ambientale, Università di Modena e Reggio Emilia)

Ghezzi, Gioia (Fisico, European Institute for Innovation and Technology)

Giacomin, Serena (Fisica, meteorologa e climatologa Meteo Expert)

Giannini, Gianrossano (Fisico, Università di Trieste)

Giorgi, Filippo (Fisico del Clima, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Giovannini, Lorenzo (Ricercatore di Fisica dell’Atmosfera, Università di Trento)

Giuliani, Graziano (Fisico, Software Engineer, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Gozzini, Bernardo (Climatologo, IBE/CNR, Amministratore Unico Consorzio LaMMA, Firenze)

Giacomo Grassi (senior scientist, Joint Research Centre, European Commission, Ispra, Varese; autore IPCC; partecipa alla petizione a titolo personale e non in rappresentanza della sua istituzione)

Giuliacci, Andrea (Fisico/Meteorologo; Prof a contratto, docente di Fisicadell’Atmosfera presso Università Milano-Bicocca)

Grasso, Marco (Professore Associato, Politiche dei cambiamenti climatici, Università degli Studi di Milano-Bicocca)

Grazzini, Federico (Ricercatore/meteorologo, LMU- München/ARPAE-SIMC Bologna)

Grossi, Giovanna (ingegnere, Prof. Associato di costruzioni idrauliche, Università degli studi di Brescia)

Grosso, Mario (Mario Grosso (Ingegnere, Professore Associato di Gestione e Trattamento dei Rifiuti Solidi, Politecnico di Milano)

Gualdi, Silvio (Fisico; Centro Mediterraneo Cambiamenti Climatici CMCC, Bologna)

von Hardenberg, Jost (Fisico, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, Consiglio Nazionale delle Ricerche CNR/ISAC, Torino)

Iannuccilli, Maurizio (Geografo, Istituto di Bioeconomia CNR-IBE, Firenze – ex Istituto di Biometeorologia CNR-IBIMET)

Iocca, Francesco (Matematico/meteorologo – Centro Funzionale Regione Marche)

Kucharski, Fred (Fisico, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Laio, Francesco (Ingegnere Ambientale, Prof. Ordinario di Idrologia, Politecnico di Torino)

Leonesi, Stefano (Meteorologo, Centro Operativo di Agrometeorologia, ASSAM)

Levizzani, Vincenzo (Fisico, Dirigente di Ricerca, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima CNR/ISAC, Bologna)

Libralato, Simone (Scienziato ambientale, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS, Trieste)

Lionello, Piero (Professore Ordinario di Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera Università del Salento, Lecce)

Lolli, Simone (Fisico, CNR-IMAA e Univ. Di Baltimore Maryland County)

Lombroso, Luca (Meteorologo AMPRO e divulgatore ambientale, Presidente Emilia Romagna Meteo aps)

Lussana, Cristian (ricercatore, Norwegian Meteorological Institute – Division for climate services)

Maione, Michela (Docente di Chimica dell’Ambiente, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo e associato ISAC-CNR)

Maggi, Valter (Geologo, Docente di Geografia Fisica – Università di Milano-Bicocca)

Manzato, Agostino (Meteorologo, OSMER, ARPA-FVG)

Maiello, Ida (Meteorologo/ricercatore CETEMPS Università degli Studi dell’Aquila)

Mari, Lorenzo (Ricercatore in Ecologia Politecnico di Milano)

Mariotti, Annarita (Fisico, Visiting Associate Professor, University of Maryland)

Marletto, Vittorio (Fisico/agrometeorologo resp. Osservatorio clima di Arpae Emilia – Romagna)

Marmi, Stefano (Professore ordinario di sistemi dinamici, Scuola Normale Superiore Pisa)

Martelloni, Gianluca (Ingegnere per l’ambiente e il territorio, attualmente ricercatore a tempo determinato presso l’INSTM)

Martellos, Stefano (Biologo, Università di Trieste)

Martina, Mario (Ingegnere, Professore Associato di Idrologia, Scuola Universitaria Superiore IUSS di Pavia)

Martucci, Giovanni (Fisico, Ricercatore, divisione Remote Sensing, Ufficio federale di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera)

Marzano, Frank (Radarmeteorologo, docente di Osservazione della Terra, Sapienza Università di Roma & CETEMPS)

Masiello, Guido (Prof. Associato Fisica della Terra e del Mezzo circumterrestre, Università degli studi della Basilicata, Potenza)

Masina, Simona (Fisica/Oceanografa Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici)

Maugeri, Maurizio (Fisico-climatologi – Professore associato – Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali)

Mazzotti, Marco (Professore di Ingegneria di Processo, ETH Politecnico Federale di Zurigo, Svizzera)

Meccia, Virna (Oceanografa, Istituto Scienze dell’Atmosfera e del Clima CNR/ISAC,Bologna)

Menenti, Franco (Esperto sicurezza trasporto aereo, rappresentante Rete Meteo Amatori)

Melia, Paco (Ecologo, Politecnico di Milano)

Mercalli, Luca (Climatologo, Presidente Società Meteorologica Italiana e consigliere scientifico ISPRA)

Miglietta, Mario Marcello (Fisico dell’Atmosfera, Ricercatore, ISAC/CNR)

Molteni, Franco (Fisico, European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, Reading UK)

Monegato, Giovanni (Geologo del quaternario, ricercatore confermato presso IGG – CNR)

Nogherotto, Rita (Fisico, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Nuti, Sabina (Rettrice, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa; Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese)

Ortolani, Alberto (Fisico, primo ricercatore CNR IBE e Consorzio LaMMA)

Orusa, Tommaso (Scienziato forestale e ambientale, nivologo, borsista di ricerca presso UniTO Green Office Climate Change Group)

Osti, Giorgio (Sociologo dell’Ambiente, Università di Trieste)

Padoa-Schioppa, Emilio (professore associato di Ecologia, Università degli Studi di Milano-Bicocca)

Palazzi, Elisa (Fisico/climatologo, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima delCNR, Torino)

Panegrossi, Gulia (Fisica dell’Atmosfera, Ricercatrice ISAC-CNR)

Panziera, Luca (Meteorologo, MeteoSvizzera)

Pappalardo, Gelsomina (Fisico, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale, CNR, Potenza)

Pasini, Antonello (Fisico del clima, CNR, Roma)

Pasquero, Claudia (Fisico, Prof. Associato di Fisica dell’Atmosfera ed Oceanografia, Università di Milano – Bicocca)

Pavan, Alessandro (Ingegnere, Università di Trieste)

Pavan, Valentina (Fisica/climatologa, Arpae-Simc Emilia-Romagna)

Pecci, Massimo (Geologo, Roma, afferente al Comitato Glaciologico Italiano, Torino)

Perissi, Ilaria (Chimico, INSTM-Università degli Studi di Firenze, Dipartimento di Chimica)

Pernigotti, Daniele (UNI/Coordinatore GL15 Cambiamento Climatico)

Pettinelli, Elena (Professore di Fisica Terrestre, Dipartimento di Matematica e Fisica, Università degli studi Roma Tre)

Piani, Lucia (Economista Agrario, Università di Udine)

Pichelli, Emanuela (Fisico, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Pirani, Anna (Oceanografa, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Pirni, Alberto (ricercatore, Filosofia morale, Istituto di Diritto, Politica e Sviluppo – Scuola Superiore Sant’Anna – Pisa)

Pisani, Sergio (Meteorologo – Segretario AISAM)

Pitari, Giovanni (Fisico, Prof. Associato, Università dell’Aquila)

Pozzi, Carlo (Agronomo, Prof. Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali, Università degli Studi di Milano)

Proietti, Serena (Fisico, Meteorologo Aeronautico, Meteorologic Forecast Unit/ENAV, Roma)

Provenzale, Antonello (Fisico, Istituto di Geoscienze e Georisorse del CNR, Pisa)

Pucillo, Arturo (Fisico e previsore meteorologico, Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Friuli Venezia Giulia)

Raffaele, Francesca (Fisico in Scienze Ambientali, International Center for Theoretical Physics, Trieste)

Raicich, Fabio (Fisico, Istituto di Scienze Marine, CNR-ISMAR, Trieste)

Ranzi, Roberto (Idrologo, Prof. Ordinario di Costruzioni Idrauliche e marittime e Idrologia, Università degli Studi di Brescia)

Ravaioli, Mariangela (Biogeochimica Marina- Associata di Ricerca CNR-Ismar – Bologna – Dirigente di Ricerca CNR)

Reale, Marco (Oceanografo, Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS, Trieste)

Ricciardelli, Elisabetta (Fisico, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale, CNR, Potenza)

Riccio, Angelo (Chimico-fisico, Associato in Fisica per il Sistema Terra e il Mezzo Circumterrestre, Università Parthenope di Napoli)

Riva, Isabella, (Meteorologa, Enav)

Rizi, Vincenzo (Fisico, Università dell’Aquila)

Rizzi, Rolando (Fisico, Università di Bologna)

Roberti, Giorgio (Ingegnere, Accountable Manager div. GAWS, Meteo Operations Italia, Sesto San Giovanni)

Romano, Filomena (Fisico, Istituto di Metodologie per l’Analisi Ambientale, CNR, Potenza)

Rossetto, Rudy (Water Scientist, Ricercatore, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa)

Rosso, Renzo (Ingegnere Idraulico, Politecnico di Milano)

Rotondi, Alberto (Professore Ordinario di Fisica Nucleare, Università di Pavia)

Roventini, Andrea (Economista, Prof. della Scuola Superiore Sant’Anna Pisa)

Ruggieri, Paolo (Fisico, Ricercatore Centro Mediterraneo Cambiamenti Climatici Bologna)

Salerno, Raffaele (Fisico/Meteorologo, Direttore METEO EXPERT)

Salon, Stefano (Fisico, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS Trieste)

Sangeloni, Lorenzo (Ricercatore CETEMPS, L’Aquila)

Sannella, Alessandra (Università di Cassino)

di Sarra, Alcide (Fisico dell’atmosfera ENEA)

Serafin, Stefano (Ricercatore, Dipartimento di Scienze dell’Atmosfera e della

Criosfera, Università di Innsbruck, Austria)

Sannino, Gianmaria (oceanografo/climatologo, Responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti, ENEA C.R Casaccia, Roma)

Saroli, Michele (Geologo, professore associato di Geologia Applicata, DICeM Università di Cassino e del Lazio Meridionale)

Schroeder, Katrin (Oceanografa, Istituto Scienze Marine CNR/ISMAR, Venezia)

Senese, Antonella (Glaciologa, Professore a contratto di Alpine Glaciology and Climatology, Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali)

Serio, Carmine (Fisico Sperimentale, Prof. Ordinario di Fisica, Università della Basilicata)

Sfascia, Antonio (Serv. Meteorol. Aeron. Militare in pensione)

Siani, Anna Maria (Fisico, Prof. Associato, Sapienza, Università di Roma)

Solidoro, Cosimo (Dirigente di Ricerca, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale OGS Trieste)

Soncini Sessa, Rodolfo (Professore Ordinario di Gestione delle Risorse Naturali in quiescenza, Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano)

Teggi, Sergio (Prof. Associato di Ingegneria Sanitaria e Ambientale, Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari, Università di Modena e Reggio Emilia)

Telesca, Vito (professore associato, costruzioni idrauliche, marittime e idrologia, Università della Basilicata)

Terzago, Silvia (Fisica e climatologa, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima,Consiglio Nazionale delle Ricerche, Torino)

Tesi, Tommaso (Geochimico, Ricercatore CNR – Istituto di Scienze Marine)

Tibaldi, Stefano (Fisico, Meteoclimatologo, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici Bologna)

Tomassetti, Barbara (Fisico, CETEMPS Centro di eccellenza Università degli studi dell’Aquila)

Trini Castelli, Silvia (Fisico, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima CNR/ISAC, Torino)

Troccoli, Alberto (Fisico/climatologo, visiting professor University of East Anglia, Direttore, World Energy & Meteorology Council, UK)

Vacchiano, Giorgio (Scienze forestali, Ricercatore, Università Statale di Milano)

Vanni, Luigi (Ingegnere, Universita’ di Trieste)

Verdecchia, Marco (Fisico, Università dell’Aquila)

Viola, Angelo (Fisico, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, ISAC/CNR)

Zampieri, Dario (Geologo, Dipartimento di Geoscienze, Università di Padova)

Zanini, Gabriele (Responsabile Divisione Modelli e Tecnologie per la Riduzione degli Impatti Antropici e dei Rischi Naturali, ENEA Roma)

Zardi, Dino (Fisico, Università di Trento)

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  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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  • Per rimanere in contatto con noi e ricevere informazioni sugli ultimi articoli, video, webinar ed iniziative pubbliche che proponiamo, lascia qui la tua email

    Sorry, this entry is only available in Italian.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

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    Sorry, this entry is only available in Italian.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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    Sorry, this entry is only available in Italian.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

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