Categories: n13

by Jerry Diamanti

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Sorry, this entry is only available in Italian.

È un viaggio che inizia probabilmente quando sono nata e finisce chissà dove o forse non finisce. In questi ultimi mesi ho intensificato l’esperienza dell’Amore in tutte le sue forme. L’ho scelto in ogni attimo della mia vita consapevolmente. Ho provato ad agirlo sempre o meglio, l’ho agito. A volte l’ho riconosciuto e compreso e a volte meno ma ad un certo punto mi sono accorta che ogni singola nostra azione è sempre amore e la nostra intera vita è il tentativo di Essere Amore.

Oggi condivido con te qualche spunto delle mie riflessioni e qualche piccola esperienza. Quelle che ho sentito in questo tempo buone per me sperando possano esserlo anche per te.

Propongo un viaggio sensoriale in relazione con il nostro corpo prima e con il corpo del mondo poi. Con il nostro spirito prima e con lo spirito del mondo poi e vediamo se ci porterà da qualche parte o ancor meglio ci permetterà di accorgerci che non c’è nessun posto in cui dobbiamo andare. Siamo già qui ora esattamente come dobbiamo essere e dove dobbiamo essere e possiamo solo amare e avere fede nel qui e ora come si manifestano a noi.

Ci sei?

Si parte.

L’incontro con il mondo, la nascita, da dentro a fuori

Quando sono nata ho visto occhi chiusi intorno a me, freddo, tristezza e paura. Ho sentito così intensamente il bisogno di un abbraccio, che non è arrivato, che ancora lo cerco, con forza. Quando sono nata sapevo che il mondo è pieno di bellezza e ho sentito che il mio compito sarebbe stato quello di cercarla e mostrarla a chi fosse in grado di vederla.

Il mondo fuori era diverso da come lo avevo immaginato, ma il mio compito era chiaro: trovare tutta la bellezza, nutrirla e farla crescere.

Tu?

Chiudi gli occhi e respira. Entra profondamente dentro di te e ricorda nel tuo corpo il tuo ingresso nel mondo. Respira. Senti le vibrazioni, l’energia del corpo che nasce, che esce, che passa dal dentro al fuori.

Siamo nati da un atto d’Amore.

Due diversità si sono fuse, mescolate, trasformate in un unico. E quell’unico ha creato una molteplicità di meravigliose differenze che hanno dato vita insieme ad una unicità, perfetta e miracolosa, impossibile da riprodurre identica, individuale e collettiva nello stesso istante.

Una collettività di meravigliose differenze a produrre un individuo unico, nuovo e speciale. Respira. E senti quanto amore e quanto potente esso debba essere stato, per aver saputo creare tale perfetta complessità. Respira. E accogliti in questo mondo con tutta la tua magia.

Ora guardati intorno, cosa vedi? Cosa attrae la tua attenzione? Che emozione provi? Prendi questo prezioso tempo per riconoscere il tuo valore e sentire il tuo cuore ora.

Puoi farlo ogni giorno, in ogni momento della tua vita. Puoi rinascere a te e al mondo e sentire e sapere quale passo muovere.

Benvenuta. Benvenuto. Ti aspettavamo.

C’era grande bisogno di te. Ora ci sei.

L’incontro con l’altro, il nutrimento, da fuori a dentro.

Di solito quando si nasce il primo incontro è la madre. Non è andata così per me. Ho incontrato il vetro dell’incubatrice e poi il latte artificiale e forse per questo non ho amato subito il cibo e il nutrimento. Quando sono nata non volevo mangiare.

SM: Non mi importa mangiare.

Non mi è mai importato.

MS: Mangiare vuol dire vivere.

SM: Sí, forse, ma non dove sono abituata a stare io. Lí non serve e a me non interessa. Io voglio fare esperienza della vita.

MS: Mangiare è fare esperienza della vita.

É sentire la vita che diventa altra vita, qualcosa che si trasforma in qualcos’altro. Qualcosa che si offre e qualcuno che riceve per creare.

Se ci pensi mangiare é un atto di amore tra te e ciò che mangi, per creare un te nuovo.

SM: Sí, hai ragione, non l’avevo mai vista cosí.

MS: Allora che dici hai voglia di fare l’amore?

SM: Sí certo.

MS: E allora scegli. Cosa vuoi fare entrare dentro di te? Cosa semini dentro di te perché possa crescere e crearti? Scegli.

Scegli con cura cosa fare entrare in te.

Goditi l’esperienza con tutti i tuoi sensi.

Guarda i colori, le forme.

Ti piacciono?

Senti il profumo, assapora, senti le consistenze. Respira. Senti i suoni che produce dentro e fuori di te il masticare. Respira.

Ti piace?

L’incontro con l’altro, lo scambio, il passaggio, dall’uno all’altro e ritorno.

Hai mai sperimentato il vero Amore?

Cosa hai imparato da quell’esperienza?

Quando ne hai sentito tutta la potenza?

Quando mi sono concessa di abbracciare lo sconosciuto con il cuore spalancato, quando ho avuto il coraggio di offrirmi senza la sicurezza che sarei stata desiderata, quando ho chiesto il permesso di dare prima di farlo, quando mi sono concessa di stare nella scomodità e accoglierla senza resistenza, quando non sapevo e non ho tentato di sapere, quando non ho giudicato nulla di quello che i miei sensi percepivano.

Quando mi sono concessa di perdere il controllo, non mi sono messa limiti, non ho avuto paura, quando ho seguito l’istinto, l’intuito, il mio libero movimento, quando erano insieme la bambina che sono stata, la donna che sono e la saggia che sarò.

Allora ho sentito la potenza dell’amore.

Tu?

Ricorda. Connettiti con il tuo cuore. Respira. Lascia entrare nel tuo corpo l’aria che lo nutre, l’acqua, un piccolo pezzo di cibo che la natura ti offre e sentine tutta la gratitudine.

Respira e lasciati nutrire.

Poi tocca una superficie, sentine le qualità e lasciati nutrire, poi ascolta i suoni che ti circondano, respira e lasciati nutrire, se puoi chiedi il permesso e accarezza una pianta, senti la gratitudine per l’ossigeno che ti offre e lasciati nutrire, se puoi chiedi il permesso e tocca un animale, senti le vibrazioni che attraversano il tuo corpo e lasciati nutrire. Respira.

Chiediti il permesso di accarezzare il tuo corpo. Respira, e senti la tua pelle sotto la tua pelle, accarezzati, con delicatezza, con gentilezza, come se stessi toccando la cosa più delicata e preziosa che tu abbia mai visto. Sentiti.

Senti come risponde il tuo corpo,

senti se si apre o si chiude.

Ascolta i messaggi che ti invia.

Non ti arrendere.

Resta.

Abbi il coraggio di restare anche dove è scomodo, un attimo, con fiducia, tieni il tuo cuore aperto per te.

Respira e stai.

Senti se hai bisogno di alleggerire quel tocco o di renderlo più deciso.

Ascolta, attendi, prova, cambia.

Senza fretta, senza paura, senza aspettativa. Stai con te.

Accarezzati, Abbracciati.

Respira e senti tutto il tuo amore per te.

Sentilo attraversare tutto il tuo corpo.

Quando sarà libero di scorrere dentro di te per te, sarà libero di fluire anche da te agli altri e dagli altri a te.

L’amore è già ovunque possiamo solo permettergli di attraversarci in un continuo flusso libero e senza limiti.

Che ne dici? Ti va di essere Amore?

L’incontro con l’oltre – dalla paura all’amore, Essere Amore, tornare uno.

Ci vuole coraggio per essere ciò che si è senza paura. Ci vuole coraggio per manifestare quello che forse a qualcuno non è piaciuto o è stato giudicato.

Questo è essere Amore.

È avere il coraggio di essere se stessi con la sicurezza e la fiducia che è la miglior cosa che possiamo fare.

Essere è ciò che occorre.

Non sono idee astratte.

Questo è spirituale e materiale insieme.

Essere Amore significa smettere di essere separati per tornare interi.

Come in realtà siamo sempre stati. Per conoscerci ci siamo tolti strati su strati, per comprenderci, per studiarci, per sapere. Ma sapere non è sapienza e ciò che abbiamo il compito di fare in realtà è esperire.

Fare esperienza delle nostre qualità, delle nostre emozioni, che ci mettono in relazione con la parte spirituale che è in ogni cosa.

Non serve fare nulla di speciale nè andare in nessun posto, occorre solo scegliere di essere. Costi quel che costi, senza aspettative e con fiducia. Concederci di essere significa sentirci e agire per quello che sentiamo, senza limiti senza condizionamenti, consapevoli che avremo fatto esattamente ciò che era buono per noi fare, se ci sentiremo bene e che abbiamo compiuto un’azione migliorabile, se bene non stiamo.

Siamo tutti in cammino e il cammino si fa con i passi. Con piccole e semplici azioni quotidiane mosse da cuore aperto e sensibilità.

Mi concedo di Essere Amore un po’ di più ogni giorno imparando ad esserlo in ogni relazione della mia vita con le persone, con l’ambiente, con tutti gli esseri viventi e non viventi.

Resto connessa alla bellezza che essi portano. Resto connessa alle emozioni che provo in loro presenza.

Non ho nessun obiettivo da raggiungere che non sia esserci, pienamente, per me e per gli altri, nel miglior modo in cui posso esserci, nella verità di ciò che sento e nel rispetto di ciò che sente l’altro.

C’è bisogno di amore e non ne esiste un’unica forma.

Ognuno di noi è nato da un atto d’amore ed é qui per portare la sua forma di Amore su questa terra.

E’ qui per fare esperienza di tutte le altre forme d’amore e forse è qui per accorgersi che solo stimolandoci l’un l’altro nel portar fuori il nostro valore, con tutte le forme d’amore pienamente espresse, insieme, realizzeremo quella connessione che tanto desideriamo, quel senso di unione, comunione, comunità che è così necessario per l’evoluzione.

Torneremo ad essere un unico Amore.

L’amore è più grande.

Più grande della paura, più grande della rabbia. Più grande.

Ancora un istante.

Cosa accade quando ti guardi? Ti giudichi? Ti limiti?

Siamo qui con te, non avere paura, scrivi, lascia uscire le parole che arrivano, lasciale libere di parlare attraverso di te, dí al mondo cosa ha bisogno di sapere sull’amore.

Io ho cercato di attraversarlo, di liberarlo, di guardarlo in faccia in tutta la sua infinita potenza, di non averne paura.

L’amore muove il mondo, trasforma la realtà, scorre potente e crea.

Come la vita, cresce e cambia i paesaggi, come l’erba, come gli alberi, come la pioggia, come le tempeste.

L’amore è darsi in ogni modo e darsi trasforma la realtà.

Forse è di questo che abbiamo paura?

Forse è per questo che lo teniamo imprigionato?

Ma la vita è fatta per scorrere, è fatta per fluire, non possiamo comunque evitarlo.

E allora permettiamoci di essere l’amore che siamo, in tutta la sua infinita potenza, senza controlli, senza limiti, senza confini: lasciamoci liberi di essere.

L’amore ci guida, senza fatica verso tutto ciò che serve alla vita.

Permettiamoci il coraggio di lasciarlo esistere tutto.

Viviamolo alla massima intensità.

Siamo qui per vivere, non per fare finta. Permettiamoci di far crescere i nostri fili, di intessere le nostre relazioni, di annodarci e di snodarci, di colorarci con tutti i colori dell’arcobaleno, sorprendendoci di come si mescolano.

Permettiamoci di danzare con tutte le musiche, di liberare i nostri muscoli, tutte le nostre cellule alla potente vibrazione della musica e del canto.

Lasciamoci muovere dall’amore.

Non abbiamo nulla da perdere se non quello che non ci serve più.

Fidiamoci, lasciamo andare il controllo e il desiderio di potere, permettiamoci di dare tutto il potere all’amore.

Abbraccia ciò che hai accanto, qualsiasi cosa sia. Abbraccialo con il cuore spalancato.

Senti tutto ciò che ti attraversa, accogli tutte le differenze, tutta la scomodità.

Accogli l’interezza di te, con tutto ciò che provi. Accogli il tuo amore per te e per ciò che stai abbracciando.

Non avere paura.

Ciò che cambierà sarà solo ciò che hai bisogno di cambiare.

Affidati e fidati.

Chiudi gli occhi e apri il cuore.

L’amore è più grande della paura e tu sei Amore.

Ti amo e ho fede in te.

L’incontro con la vita, da dentro a fuori, un po’ di più ad ogni primavera

Siamo stati dentro, come l’inverno chiede.

Ora è il tempo di uscire, ora è il tempo di sbocciare. Ora è il tempo dell’amore.

Il tempo per darsi interamente e totalmente alla bellezza della vita e contribuire ad essa attraverso l’espressione della nostra interezza.

Tu desideri sbocciare?

Tu desideri darti alla vita?

Ora è il tempo. Respira.

Senti l’aria che attraversa ogni tua cellula. Senti le comunicazioni tra le tue piccole parti. Siete tutti d’accordo?

Respira.

Rilassa le spalle, socchiudi le labbra, respira. Lascia uscire un piccolo soffio, lascia entrare un filo d’aria.

Respira e chiediti: e’ il tempo per me?

Respira e ascolta le tue sensazioni, le tue cellule che rispondono in coro. Oppure no?

C’è qualcosa di te che ancora resiste all’amore? Di cosa ha paura? Ascolta.

Accogli, abbraccia, offrile le attenzioni, porgile l’amore che forse non ha incontrato nel modo il cui l’avrebbe voluto. Ama quella parte di te. Respiravi dentro, porta ad essa tutto l’ossigeno che puoi portarle, tutta l’acqua di cui può avere bisogno, tutta la dolcezza, tutto il sapore, tutti i profumi, tutte le vibrazioni che la liberino e la sciolgano. Lasciale tutto il tempo di cui ha bisogno.

Ascolta le tue emozioni.

Ascolta la tua interezza .

Respira e osserva: cosa accade a quella parte e cosa accade a tutto il resto?

Respira. Attendi. Resta immobile se è ciò che desideri, muoviti dolcemente se ne senti il bisogno. Senti la tua interezza e danza la vita che ti scorre dentro in tutte le sue meravigliose sfumature. Goditela. Senti il piacere di essere vita, della vita che attraversa ogni cellula e ogni spazio tra le cellule, ogni molecola.

La vita che è nel vuoto e nel pieno.

Senti il tuo cuore.

É tempo ora?

Vai!

Incontra chi è accanto a te.

Tu, unico, incontra la diversità accanto a te e crea nuova meraviglia.

Questo è il miracolo della Natura e della Vita e Tu sei Natura e Vita.

Contribuisci alla vita. Unisciti. Fonditi. Trasformati. Crea il nuovo che la vita aspetta.

Un grande abbraccio.

 

Sara Massone

saramassonenutrizionista.it

sara.massone@gmail.com

 

Foto by Francesca Paladini

 

Puoi trovare la lettura del testo nutrita dalla musica di Fiammetta Rossaro al link qui sotto assieme ad uno spunto, un’intenzione, un progetto che ci aiuti a ricordare cosa significhi essere amore, esserlo per noi stessi e per gli altri. Un’idea ribelle quanto basta per credere che l’amore sia superiore alla paura, anche ora.

https://saramassonenutrizionista.it/chi-sono/ribellezza

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    Sorry, this entry is only available in Italian.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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    Sorry, this entry is only available in Italian.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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    Sorry, this entry is only available in Italian.

  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

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