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by Jerry Diamanti

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Nel verde. Un’ improvvisa leggerezza, linfa e senso di vertigine ascendente…

Abbandonarmi vuoto, all’ebrezza dell’inconoscibile

è,

essere natura.

 

Io sono l’albero,

il territorio è in me.

L’epidermide, i tessuti, le cellule delle mani vibrano come estensione della pianta, in intima fusione… E la realtà abitualmente pensata, pulsa, nel profondo, senza necessità di darsi nome.

 

Incipit

Nell’ambito delle culture eurocentriche in cui sono cresciuto e ho avuto la possibilità di essere educato e socializzato, l’immaginazione è abitualmente considerata come talento individuale, strumento duttile, aperto, commercializzabile e “quasi” senza confini.

Possiamo dire che qui, ora, potenzialmente potremmo immaginare liberamente tutto quello che vogliamo­… Ma cosa avviene in te, se esattamente in quest´istante, affermassi che puoi sentire attraverso il corpo la vitalità energetica di ogni altro essere ed ogni altra forma?

Sí certo, la fisica moderna spiega chiaramente l´esistenza dei fenomeni di risonanza. Ma questo per le culture occidentali è possibile solo attraverso degli strumenti tecnologici … Come reagisce ora l’organismo all´idea di poter esplorare questa possibilità?

Se hai piacere, inizia ad entrare in questo scritto anche in modo esperienziale, rallentando, coinvolgendo il corpo attraverso una consapevolezza diversa rispetto al solito… Osserva se alla possibilità immaginaria di poter sentire la realtà in modo nuovo, ¨qualcosa¨ inizia a mobilizzarsi.

Arrivano pensieri dubbiosi o giudicanti? Alcune delle articolazioni iniziano ad essere più morbide o a serrarsi impercettibilmente? Forse le mascelle, le spalle o le anche si irrigidiscono o vibrano un po’… Hai un impulso a smettere di leggere e sopraggiungono dubbi, timore? O arriva uno strano senso  di confusione e forse le gambe, se non le blocchi, iniziano a muoversi in modo libero e ritmico…

Se hai osservato che anche solo una di queste attività involontarie si è innescata, allora possiamo dire che siamo entratƏ in un piccolo processo di trasformazione. Se senti che questo può essere insensato o semplicemente troppo, smetti pure di leggere.

Se invece qualche parte in te rimane curiosa e desideri andare avanti, spingi un po’ i piedi verso il terreno, utilizzando la forza delle gambe, prenditi qualche attimo per orientarti all´ambiente dentro ed intorno al corpo. Ascolta qualche respiro, nota se apre ed estende anche solo un po´ la cassa toracica. E poi quando vuoi, ricomincia pure la lettura, consapevole, che forse questa ti accompagnerà in luoghi nuovi, territori ancora inesplorati, forse, desueti e selvaggi, ma in ogni caso, fecondi di possibilità umane altre e sensibilità radicali.

 

Dall’idea di separazione all’interrelazione

L´idea di entanglement e la visione sistemica ed emergente della realtà sviluppatesi dalla fisica quantistica, si avvicinano di più alle cosmovisioni delle tradizioni ancestrali fondate sulle interrelazioni olistiche tra materia ed energia, tra visibile ed invisibile, che al paradigma basato sulla separazione e l’oggettificazione della realtà, imposto attraverso la colonizzazione dalle vecchie pedagogie coercitive, oggi purtroppo, ancora largamente diffuse ed egemoniche.

In ogni caso le antiche divisioni dicotomiche, spesso oppositive tra soggetto ed oggetto, cervello ed organismo, cultura e natura, non possono scomparire semplicemente perché ampiamente confutate a livello teorico.

Esse hanno radici profonde ed integrate a livello organico dai soggetti, dalle comunità e a livello strutturale dalle leggi, le religioni, le scuole e le culture: sono residui di impulsi di sopravvivenza millenari che in qualche stadio della coevoluzione degli umani tra le altre forme di vita, hanno permesso la nostra presenza qui oggi.

Certo, non tutte le popolazioni del pianeta sono state del tutto divorate dall´idea di separazione tra soggetto e oggetto, tra energia e materia.

Ma il concetto di logos nato nell´antica Grecia e le prospettive duali della realtà, attraverso secoli di guerre e conquiste, schiavizzazioni e sfruttamento di ogni forma di vita e risorsa oggettificata, sono arrivate prepotentemente fino ai nostri giorni, globalizzate attraverso il colonialismo e socializzate come pensiero unico possibile, codificato, misurato dalla cibernetica e dalle oscillazioni di numeri sugli schermi dei professionisti dei mercati finanziari.

Quelli disegnati in quei grafici delle borse valori però, non sono solo numeri… Guadagni o perdite economiche di multinazionali e gruppi di investitori… Non sono separati da ciò che respiri tanto quanto, non lo sono gli alberi nelle foreste o le alghe nei mari che attraverso la fotosintesi producono l’ossigeno che ora riempie i tuoi polmoni. Quei numeri hanno a che fare con la vita e la morte di esseri viventi come te.

 

Dalle facoltà universitarie ai boschi, un amore infinito

Nei primi anni del nuovo millennio, come ogni ventenne ancora non del tutto addomesticato, sognavo ad occhi aperti, ardevo di passione per la vita. Conclusi gli studi accademici e laureatomi in biologia, decisi di intraprendere qualcosa di differente dal guardare l´esistente come qualcosa di separato attraverso le lenti di un microscopio… Non avevo la minima voglia di rincorrere i bandi e i finanziamenti di una società già al collasso, per avere una casa, un automobile e tutti i beni di consumo necessari per sopravvivere ed essere accettato socialmente in una cultura tossica.

Dimorai alcuni anni nei boschi in un villaggio abbandonato, tenacemente appeso alla roccia dei ripidi pendii della Liguria, coltivando un altro tipo di sviluppo rispetto a quello proposto nelle aule accademiche… L´amore per la terra, il silenzio interiore e la presenza.

Imparai a stare, ascoltare in me la risonanza del vento, dei mantra infiniti cantati incessantemente dall’acqua sorgiva delle fonti, del cinguettio degli uccelli, del sopraggiungere della fame, della distanza fisica rispetto agli umani talvolta, della vicinanza delle piante, degli animali e degli elementi primigeni che non lasciavano mai che mi sentissi veramente solo. Imparavo direttamente, non da libri o schermi, come essere natura… Procacciarmi cibo, accendere e conservare fuochi, osservare che le onde dei pensieri e delle emozioni possono attraversarci, ritmiche, elettriche e travolgenti, per poi tornare ad essere spazio: come il mare, prima o poi, torna calmo dopo la tempesta.

Prendere in me il mondo, com-prendere appunto, era qualcosa che radicava alla terra, che illuminava a giorno i ricordi del grigiore sterile dei laboratori di biologia dell´ambiente accademico ormai lontano, irrompeva con la forza dei fulmini e delle saette che scheggiavano i cieli nelle fredde notti d´inverno, immani boati, folgori esplosive nell´oscurità materna del bosco.

 

Bromeliacea amazzonica

 

Un´ecologia integrale, non separata

Il filosofo e naturalista Ernest Haeckel ideando la parola ecologia, sul finire dell´800, scelse di mettere insieme due vocaboli di origine greca: Oikos, che potremmo tradurre come casa e Logos, vocabolo denso di interpretazioni e studi, che potrebbe prestarsi alle varie prospettive che ha assunto nel corso dei secoli, ma che semplificando qui potremmo tradurre con ragione, conoscenza.

L´ecologia però, la ¨conoscenza della casa¨, della natura che siamo, alle soglie del nuovo millennio, non può più affidarsi solo alle vecchie epistemologie fondate sulla separazione riduzionista tra soggetto e oggetto, a strumenti di misura tecnologici, a numeri e codici digitali, a parametri e proiezioni elaborate da atarassiche intelligenze artificiali.

Queste possono fornire dati molto importanti come quelli che troverai di seguito, certo, ma poi, a cosa servono… Come reagisce il nostro organismo quando riceviamo informazioni rispetto allo stato di salute del nostro corpo o del pianeta in cui viviamo?

Recenti studi sul sistema nervoso permettono oggi di comprendere perché nonostante le evidenze scientifiche circa la catastrofe ecologica in corso, né le strutture politiche internazionali, né i media informativi, né le scuole o i singoli soggetti si stiano realmente interessando ad affrontare, integralmente, la situazione che sta vivendo la ¨nostra casa¨.

 

Cosa sta avvenendo nel nostro Corpo-pianeta Terra?

Ossa, nervi, sangue, muscoli, organi come simboli, viscere come archetipi… Emozioni come venti, come correnti elettriche, come panorami, come torrenti, come guadi, come sorgenti, come passi di montagna, come lo sbocciare dei fiori, come il non nato, come l´infinito..

Il surriscaldamento climatico interessa l´intero pianeta, è pericoloso e pervasivo perché sta alterando ad una velocità inimmaginabile equilibri coevolutisi da interrelazioni continue per milioni di anni.

Numerose specie sono già estinte, altre sono in procinto di esserlo e anche la vita degli umani, per via della scarsità di acqua potabile e cibo, o delle immani quantità di acqua che tornano in circolo nell’atmosfera a causa dello scioglimento dei ghiacciai, diviene a forte rischio. L´innalzamento del livello dei mari e degli oceani, gli incendi, la furia dei venti, le alluvioni, la siccità, l’imprevedibilità delle stagioni, l´abbassamento delle temperature in alcune aree e il forte incremento delle stesse in altre, sono già fenomeni quotidiani e diffusi, che mettono seriamente a rischio il modo di vivere umano come lo abbiamo percepito fino ad ora.

Per chi si illude di non essere parte del problema o intende solo trarre profitto da tutto questo, fomentando la cosiddetta transizione ecologica attraverso l´uso ancora più pervasivo delle tecnologie, basti pensare a quanto  avviene da tempo negli Stati Uniti, territorio all´avanguardia in ambito di cibernetica e domotica, in cui l´innalzamento della temperatura genera ogni anno enormi incendi nella ricchissima California, fino a lambire Hollywood e la stessa Silicon Valley, i templi sacri in cui sono stati progettati alcuni dei più intoccabili archetipi della modernità… O al blackout  dell´inverno del 2022, in cui milioni di americani della costa est, si sono trovati senza elettricità al gelo, al buio e senza tutti i comfort ormai considerati imprescindibili e scontati dagli inclusi nella società dei consumi.

 

Come possiamo aver lasciato che tutto questo avvenisse…

¨Sono cresciuta con la paura di annegare nel mio letto¨
Mitzi Tan, adolescente dalle Filippine

Per comprendere cosa avviene in noi a livello irrazionale ogni volta che accade qualcosa di improvviso, inaspettato o troppo intenso, possiamo apprendere dalla saggezza fisiologica dell´organismo umano: il sistema nervoso autonomo (SNA), negli esseri umani come nel resto degli animali del pianeta, regola non solo le più importanti funzioni vitali, ma anche le reazioni inconsce di lotta o fuga, congelamento e coinvolgimento sociale. Anche le nostre capacità di scegliere, orientare l´attenzione, agire, derivano dallo stato di attivazione dello stesso SNA.

Prova a leggere di nuovo i tre brevi paragrafi qui sopra dal titolo ¨Casa? Cosa sta avvenendo nel nostro Corpo-pianeta Terra¨…

Questa volta però nota, se vuoi, cosa cambia se presti attenzione anche a ciò che avviene nel corpo come reazione ai contenuti letti, alla respirazione o alla sensazione di contatto delle piante dei piedi con il terreno.

Se noti che il respiro si blocca o i piedi si raffreddano improvvisamente o si immobilizzano perdendo aderenza con il suolo, rallenta, fai una pausa e orienta la tua attenzione ad una persona che nella tua vita hai sentito come accogliente e protettiva. Pensa ad un momento in cui eri confusƏ o in difficoltà e quest´ultima ti ha fatto sentire la sua vicinanza, senza darti soluzioni o voler risolvere un problema per te, stando semplicemente al tuo fianco in modo amorevole.

Concediti tempo per stare con questo ricordo, magari contattando interiormente l´immagine del viso della persona che ti ha dato supporto.

Poi torna ad ascoltare il respiro, nota se qualcosa cambia nel suo ritmo o nella sua espansione. Osserva anche se qualche area del corpo si sta iniziando a riscaldare un po’, se pulsa o vibra leggermente.

 

Saimiri  amazzoniche

 

Biodiversità della negazione e del rifiuto

¨Sta´avvenendo ed e´gia´successo, un´immensa sofferenza, un´ intensa violenza… E noi, includo me stessa, stiamo continuando a muoverci come robot, tutti come in un incantesimo. Parte dei nostri cuori e´intorpidita e continuiamo come ad essere in un film, mentre il mondo intorno a noi sta´ andando a pezzi¨

Adolescente da ¨Il raggiungimento della maggiore età nell’era del cambiamento climatico¨- Decolonial futures

 

Una trasformazione profonda della società moderna, come non l’abbiamo mai neppure immaginata, non è più solo qualcosa che si staglia all’orizzonte; il collasso del moderno sistema economico, basato sulla crescita, la produzione e il consumo illimitati, bussa già da anni alla tua porta. Ma il sistema nervoso che incarni, in relazione a quello collettivo e all´ambiente, sta gestendo tutto questo come può… E spesso il modo in cui agisce è per lo più un tentativo di adattamento, di compensazione.

Se sei arrivatƏ a leggere fino a qui, forse, sei veramente motivatƏ  e vuoi scoprire quali modalità autonomiche prevalenti hai adottato per proteggerti dalle notizie sul futuro incerto che ci attende. Qui sotto trovi alcuni comportamenti correlabili alle risposte naturali delle tre branche principali del SNA.

  • Dissociazione Ogni volta che leggi o senti parlare di cambiamento climatico vai in confusione, senti un po’ di disorientamento e forse paura. In ogni caso non ti interessi della questione come se non esistesse o non ti riguardasse. Ci sono cose ben più importanti ora da risolvere nella tua vita.

  • Lotta o fuga Sei molto presƏ dall´argomento, hai chiaro chi sono i tuoi nemici, senti che ogni momento è fondamentale per la sopravvivenza della vita sul pianeta e incrementano la velocità dei tuoi pensieri e del tuo agire in questo senso… Aumenta lo stress e forse inizi a dormire male di notte e ad avere difficoltà a trovare momenti rigeneranti. Non capisci perché gli altri sembrano disinteressarsi al problema e questo ti fa molta rabbia. Oppure neghi tutto, considerando le informazioni sullo stato del pianeta “catastrofiste”, stimoli ossessivi impiegati dai protagonisti dell’economia “verde” per ottenere nuovi profitti. Per sopportare le temperature roventi d´estate hai già comprato dei condizionatori e per le alluvioni, finché accadono lontano da te, non ti riguardano.

  • Coinvolgimento sociale Sei capace di rimanere vitale, assestatƏ, presente e poter discernere, fare delle scelte consapevoli anche in condizioni di stress cronico. Non reagisci al qui ed ora riproducendo le dinamiche prodotte  dai traumi del passato, ma rispondi alla realtà dalle tue parti più integre. Puoi stare nelle differenze e nel conflitto senza per forza diventare dominante o compiacente. Sai coltivare e valorizzare forza e tenerezza. Ti senti parte del cambiamento, ma non ti carichi da solƏ di tutte le responsabilità

 

Nuove risposte all´urgenza: rallentare per sentire

Gli studi sulla fisiologia del trauma avvenuti tra la fine del´900 e gli inizi del nuovo millennio, si sono dapprima concentrati sull’esperienza soggettiva. Le comprensioni emerse dalle ricerche sugli animali non addomesticati e le evidenze fisiologiche sul funzionamento del sistema nervoso attestate dalle neuroscienze, hanno confermato l´importanza dell´ascolto del corpo per integrare al meglio le funzioni primordiali del cervello.

Le aree limbiche di quest´ultimo, che tra le altre funzioni, sono anche deputate alla gestione di situazioni minacciose per la nostra esistenza, per modulare l’attività dell´amigdala e permetterci di orientarci alla realtà senza essere sopraffatti dallo stress e dalle emozioni, hanno bisogno del giusto tempo per ricevere informazioni sensoriali dal corpo, attraverso un´altra area del cervello che si chiama tronco encefalico.

Come spiega molto chiaramente il filosofo delle scienze Antonio Damasio, se il corpo e il cervello formano una singola unità organismica, allora la sensazione non è una percezione dello stato del corpo nel senso convenzionale del termine. Qui la dualità soggetto-oggetto, di chi percepisce e chi è percepito, si supera. In relazione a questo stadio del processo invece, c’é unità.

La sensazione è l´aspetto mentale di tale unità.

Se noi siamo qui oggi è perché le umane e gli umani da cui discendiamo erano completamente immersi in tale unità, presenti al loro sentire, questo era un ponte persistente di contatto ineludibile con il resto dell´ambiente.

I popoli nativi ancora oggi sono completamente in relazione con l’ambiente in cui vivono, coinvolti in una rete sinestetica che talvolta travalica i cinque sensi comuni ai quali siamo stati educatƏ in Occidente.

E’ proprio a loro, le abitanti delle foreste, delle savane, delle giungle, dei deserti, delle tundre e dei ghiacciai che hanno ricoperto per millenni i poli, fino ai nostri giorni, che dobbiamo la capacità umana di integrare le facoltà razionali alla totalità del meraviglioso potenziale somatico che incarniamo.

 

Egitto 2022: trent´anni di numeri, dati, proiezioni e cultura tossica

Possiamo dire che nonostante i numerosi incontri internazionali sul cambiamento climatico avvenuti dalla prima conferenza di Rio de Janeiro del 1992, tra nazioni, multinazionali e scienziati, non solo le emissioni di gas serra non sono diminuite, ma addirittura a seguito degli accordi  sulla loro riduzione, stipulati a Parigi nel 2015, queste sono aumentate dell´1,7% nel 2017 e del 2,7% nel 2018.

Nel 2021 alla conferenza sul clima tenutasi a Glasgow, invece di fornire un percorso per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 o 2 gradi centigradi, sono state intraprese azioni politiche che se non ripensate, avvieranno il pianeta ad un aumento di 2,4 gradi centigradi entro la fine del secolo.

Nel 2022 abbiamo assistito a decine di catastrofi ecologiche, dalla siccità estrema nel Corno d’Africa alle inondazioni in Pakistan, Sudafrica e Australia, passando per gli incendi e le ondate di calore in Europa, India, Stati Uniti, Mongolia e Sud America, tra gli altri.

Cosa avviene in te dopo aver letto le righe qui sopra che spiegano l’attività delle strutture sociali alle quali deleghi la tua vita e quelle delle persone e delle forme di vita che ami? Quali emozioni ti stanno attraversando in questo momento?

Queste informazioni sono facilmente reperibili, riguardano la vita di tutti noi… Perché nonostante la facilità della comprensione della catastrofe collettiva alla quale ci stiamo avviando, per molte persone questo non basta per iniziare a vivere in modo diverso?

Chi può iniziare a farlo oggi, se non proprio tu?

Bromelliacea amazzonica

 

Comprendere ed elaborare il trauma collettivo

Le emissioni dei gas che stanno generando il rapido surriscaldamento del pianeta, hanno a che fare principalmente con la produzione industriale. Il sistema economico dei paesi che contribuiscono maggiormente ad essa, è fondato su dinamiche di dominio, competizione e conquista. Alimentato da secolari politiche di sfruttamento e colonizzazione della natura in ogni sua forma.

Il metabolismo della Terra non può sostenere una crescita esponenziale, un estrattivismo continuo volto ad una produzione ed un consumo che devono aumentare continuamente.

Il logos, la comprensione razionale di questa realtà che tutti in vario modo stiamo vivendo nella nostra casa-corpo-Terra, è in questo caso evidentemente cooptato da qualcosa di più intenso, viscerale e inconscio.

Se immaginiamo il funzionamento del sistema nervoso di un singolo soggetto e lo rapportiamo a quello del corpo collettivo che formiamo come umane ed umani, i sistemi sociali istituzionalizzati potrebbero essere considerati come strutture organizzate su vecchie risposte collettive da stress post traumatico: rispondono prevalentemente al cosiddetto trauma intergenerazionale di separazione e traggono origine dalla percezione interiorizzata di scarsità, generata attraverso  componenti di frammentazione, polarizzazione, aumento esponenziale delle velocità di fruizione di informazioni corticali e dissociazione dal sentire.

In un contesto ampio di esseri viventi, alcuni di essi dopo secoli di guerre e civiltà basate sul dominio, mantengono impulsi continui di paura e dissociazione dal sentire.

Il terrore ereditato dal passato scinde una piccola minoranza di persone dal presente e dal resto dei viventi: abbondanza di cibo, abitazioni lussuose, beni di consumo, viaggi intercontinentali continui, yacht, aerei privati, eppure, ogni sorta di privilegio non arriva veramente ad attenuare il bisogno ossessivo di possedere ancora di più, ancora qualcos’altro per compensare il vuoto dentro, l´incapacità di sentire

Il piacere e la soddisfazione non sono idee vacue, rappresentano la possibilità di attenuare gli stati dopaminici di ricerca continua e ricevere a livello cellulare, corporeo e incarnato sensazioni endorfiniche e serotoniniche cicliche e stabilizzabili di pacifica completezza. Nelle società globalizzate devote al consumo, basate sull´adrenalina e sulla rapidità, quando siamo capaci di riconoscere che siamo realmente soddisfattƏ?

Vuoi provare…

Immagina un´esperienza che hai vissuto nella tua vita, una relazione con una persona cara o un animale, un panorama, del cibo, un´opera d´arte, un momento in cui ti sei sentitƏ realmente bene, contentƏ, piacevolmente appagatƏ. Dai un po´di tempo all´attenzione nella mente per stare con questo ricordo, rammentando immagini, profumi, suoni, gusti legati a quel momento… Poi orienta l’attenzione al corpo e nota se puoi ascoltare un´area che è più comoda, meno tesa, forse anche con una temperatura piacevole. Concediti tutto il tempo del mondo…

 

Consumare o… Vivere, fare esperienze?

La società della separazione predetermina ciò che può essere concepito, ritenuto realizzabile e di valore. La burocratizzazione dell’immaginario, l´intellettualizzazione della realtà e la sua più recente riduzione a codice digitale, di fronte alla vastità di tutto ciò che sta accadendo, lasciano l´umano in uno strano senso d´impotenza, come regredito ad uno stato  infantile, in cui smarrito tra le luci delle vetrine e degli schermi, attende soluzioni miracolistiche, univoche e oggettive dagli stessi paradigmi e dalle stesse tecnologie estrattiviste che hanno dato origine ai problemi attuali…

Negli ambienti pedagogici strutturati dalla modernità, il nostro modo di disporci alla visione del possibile è quotidianamente cooptato all’interno di cornici di significato e di validità disegnate sulle vecchie idee di progresso e successo, all’intersezione tra le proiezioni delle nostre cortecce cognitive ipertrofiche dissociate dal corpo e i condizionamenti patriarcali ereditati dal passato, spesso oltre modo amplificati, dalle costruzioni virtuali disegnate attraverso la vorace profilazione digitale dell’immaginario collettivo.

Il trauma in questo modo, non permette di immaginare altri futuri generativi possibili, se non quelli freddamente disegnati da voraci algoritmi progettati per implementare consumo e profitto.

Se dovessi spiegare ad una giovane qual è per te la differenza tra vivere, fare esperienze e consumare, in quale modo le parleresti, come ritieni di poter essere chiarƏ in tal senso?

In quali momenti della giornata senti di poter evitare di usare energia elettrica, soldi o carburante, in quali frangenti puoi dire di non alimentare il sistema capitalista che sta pregiudicando il tuo futuro?

 

Decolonizzare l´inconscio, i corpi, le culture

Oro, terre rare, cocaina e petrolio, l´ira degli spiriti, armi d´assalto e tetti di lamiera.

Piogge torrenziali, le case ballano, tremano, stridono di ferraglia, arriva la tempesta, acqua, acqua, acqua, picchia e brividi forti su…

Per la spina dorsale, acqua, acqua, acqua, un giovane dal corpo ambrato che grida, ride fragoroso e piange dagli occhi spalancati, schiuma limacciosa bianca, densa, compatta, arriva al fiume ed è pesce, è tartaruga, è piranha, è iguana, è tarantola, è pappagallo e giaguaro, è un fiore rosso nel verde intenso della Selva, è il tuo stomaco che brucia, acqua nera non disseta. Petrolio crudo arde dalle ciminiere fumanti sangue torbido e diarrea…

 

Regione amazzonica di Sucumbios 2022 – Foto UDAPT

Siamo qui per imparare insieme come osservare le nostre resistenze, il nostro negare l’evidenza, evitarla e dissociare da tutta la paura, la rabbia e il dolore con cui entreremmo a contatto se realmente decidessimo di rallentare, dimorare nel presente, ascoltare i nostri corpi insieme ed iniziare a metabolizzare le ondate emozionali che emergono se realmente accettiamo di incarnare la realtà, sentirla in modo integrale.

Non possiamo più solo delegare ad altri o limitarci ad accusare: ognunƏ di noi incarna il sistema in cui vive, il collasso climatico è in noi…

In quale clima ti muovi quando frequenti un mezzo di trasporto, un locale commerciale, la tua famiglia di origine o il tuo ambiente di lavoro? Quali emozioni, quali stati d´animo prevalenti riesci a riconoscere e nominare… Forse gioia, spensieratezza o magari supporto ed allegria? Siccita´, alluvioni, tormente?

La razionalizzazione e l’intellettualizzazione incessante del reale alimentano la separazione come senso di mancanza, deficienza organica, desuetudine a sentirci mondo e incontrarne il senso nell’essere parte.

La violenza che avviene nei confronti delle altre forme di vita, è una violenza che agisce anche sui nostri stessi corpi. Se non imparo ad onorare i miei limiti, non posso nemmeno immaginare come il pianeta possa averne, se non apprendo quali sono i miei bisogni reali e non mi do il tempo di riconoscere quando questi sono soddisfatti, non posso comprendere quali bisogni possano avere le altre forme di vita; se non mi sento in pace almeno con me stesso, non posso chiedere agli altri di fermare le “loro” guerre estrattiviste, probabilmente sono separato dalle emozioni, dai sentimenti, gli stati d’animo, le relazioni tra gli umani e quelle con il resto delle forme di vita, sono separato dalla biosfera, dalla vita stessa e allora probabilmente potrei non sentire empatia, compassione, fiducia, o sentire più naturale dialogare attraverso uno schermo che toccare ed essere toccato.

 

Archeologia del rischio

Il sabotaggio e i blocchi stradali messi in atto dalla comunità Waorani di Dikaro, che si sta mobilitando da piu´di un mese, hanno generato la riduzione della produzione di greggio di circa 3500 barili al giorno nell´area 16-67. Gli attacchi alle strutture si stanno moltiplicando e hanno già generato diversi black out nelle zone di estrazione…”

“La Hora”, quotidiano locale in Equador, 11 Febbraio 2023

¨Per le famiglie che vivono a nord, nella regione di Orellana, dentro al cosiddetto parco nazionale Yasuní, non e´piu´possibile bere, cucinare o lavarsi con l´acqua del fiume… Quella che abbiamo sempre usato, ha un odore insopportabile e quando tocca la pelle, questa inizia ad aprirsi, squamarsi, emettere pus…¨ 

Anonimo nativo Waorani – Testimonianza orale raccolta nella regione di Pastaza

 

Carne rossa morsa a brandelli, succhiata fino all’osso, la forza degli artigli dei predatori, la potenza delle loro fauci, il boato dell’esplosione dei vulcani e l’ineluttabilità della loro lava incandescente, il morso mortale delle tarantole, dei serpenti, la disperazione agra della fame portata dalla siccità o dalle inondazioni, il freddo bruciante delle nevi e dei ghiacci, il terrore immobilizzante dei terremoti…

Le guerre tribali, le pandemie, la violenza di genere, le punizioni e le torture perpetrate a livello pedagogico o punitivo…

Per millenni l’essere umano potrebbe essere sopravvissuto in ambienti complessi per la sua particolare neurofisiologia: l’impulso odierno a isolarci, digitalizzare le nostre esistenze, tentare di esorcizzare l’imprevedibilità del presente attraverso il bisogno ossessivo di sterilizzazione, decoro, sorveglianza e controllo pervasivo, potrebbero indicare la presenza di uno strato di paura profonda che soggiace al di sotto della consapevolezza conscia personale e collettiva.

La dissociazione e il senso di separazione conseguente potrebbero essere impulsi naturali immagazzinati a livello comunitario e sistematicizzati politicamente in numerose aree del pianeta attraverso strutture sociali fondate sulla dominanza e la sopraffazione.

Di fronte all’inimmaginabile portata dei cambiamenti climatici in atto, alcune persone possono scegliere: sentire l’impulso di sopravvivenza a livello ecologico, prendere rischi, abbracciare il cambiamento e iniziare a prendersi cura di noi come comunità interrelata in modo nuovo, diverso da quello ereditato dalle strutture sociali basate sul trauma, o continuare a rimuovere la realtà fino a che questa non ci picchi in faccia.

Altre forme di vita, anche umane, non hanno questo privilegio…

Quando arriviamo a sostenere un rischio, lo facciamo solo per noi?

Dovremmo forse saper morire senza grida, senza lamenti, mentre altri esseri umani continuano a fare affari e se la ridono a pancia piena?

 

Destrutturare senza permesso

 ¨Qualche tempo fa è piombato qui nella comunità un uomo di Dubai. Era arrivato già da alcuni mesi in Amazzonia per via dei giacimenti, i pozzi di petrolio che le aziende estraggono qui intorno, nella Selva. Lo Yagè però poi lo aveva portato qui da noi, voleva assaggiare la pianta sacra, la medicina… Noi non la neghiamo a nessuno sai, e lei gli ha parlato; ha avuto delle visioni in cui ha potuto vedere la morte e la distruzione generata dai pozzi.

Tornato a lavoro poi ne ha parlato con i suoi capi e i suoi colleghi: nessuno però ha voluto dargli ascolto…¨

Cesar Lucitante, nativo A’i Kofán – Testimonianza orale raccolta nella regione di Sucumbios

 

Mentre i leader delle strutture nazione della geografia determinista in cui siamo natƏ e spesso ci riconosciamo, si fronteggiano, continuando a compiere stragi in nome della loro giustizia… Utilizzando eserciti, manipolando l’informazione e minacciando l’uso di armi nucleari… Per la creazione di una nuova multicultura abbiamo bisogno di sperimentare una qualche forma di rottura con tutto questo.

Come umanƏ per cambiare rotta dobbiamo avere il coraggio di prendere parte al processo di elaborazione comune dei residui traumatici che arrivano dalle culture tossiche che si fondano sul dominio e la separazione.

Ma nelle società moderne caratterizzate dall’ipercomplessità tutto è paradossalmente interrelato e risolvere qualcosa da una parte può generare problemi da un’altra.

Produzione, consumo, proprietà, nazionalismi… Cosa sceglieremo di coltivare ancora, via via che il surriscaldamento climatico polverizzerà ad una ad una tutte le basi su cui la società della separazione si è basata?

Ogni processo reale di trasformazione libera paura dai nostri corpi, la mente ci protegge da questa raccontandoci storie per mantenere gli evitamenti che tengono in piedi la vecchia struttura.

Per questo abbiamo bisogno di spazi condivisi in cui co – sentire il valore e la sacralità di ogni forma di vita, confrontandoci anche su temi dolorosi, sopraffacenti ed irritanti senza la necessità di essere rassicurati, aspettarci soluzioni pronte.

Possiamo imparare a vivere, concepire e morire in modo differente.

La realtà avviene nel nostro sistema nervoso – mi sento e sento che mi senti – ma questo a sua volta è frutto del sistema nervoso dei nostri avi e di quello collettivo. I processi individuali possono divenire comunitari ed ecologici, insieme alle altre forme di vita possiamo divenire come un corpo unico risonante.

Questo richiede un enorme rispetto per tutto ciò che è sconosciuto, il potere del saper stare col mistero ed il non sapere.

Apprendere la cura, saggiare la medicina del saper ascoltare e tenere lo spazio, in modo che impulsi e bisogni primari possano essere esplorati anche attraverso i conflitti, affinché questi possano essere valorizzati e divengano generativi senza che le relazioni si rompano o ne subiscano.

 

Intelligenza delle ontologie indigene: noi siamo natura, noi siamo il territorio

¨Le nostre genti da secoli hanno messo i propri corpi in prima linea nella battaglia per proteggere la Madre Terra. Che i governi globali finalmente riconoscano e rispettino il nostro diritto all’autodeterminazione non è solo un imperativo morale, ma anche una delle piu´urgenti ed efficaci strategie. (…)

In Amazzonia metà della foresta pluviale che ancora non è stata distrutta, vive nei nostri territori. Senza di noi e senza i nostri territori non c´é una soluzione climatica.¨

Nemonte Nenquimo, nativa Waorani

 

La foresta amazzonica per le popolazioni native è una maestra, una casa vivente, la vita stessa… Il cibo, l´acqua, i minerali, la spiritualità.

Ma l´arrivo delle strade, dei missionari, del bieco estrattivismo delle aziende petrolifere, minerarie e del legname, successivo alla conquista e lo sterminio coloniale perpetrato già dalla fine del XV secolo e veicolato culturalmente attraverso la dottrina della ¨scoperta¨ delle Americhe, hanno iniziato una progressiva distruzione della selvaggia naturalezza in cui piante, esseri umani ed animali hanno convissuto con coerenza per migliaia di anni.

Il rispetto e l´amore con cui molte comunità indigene ancora oggi scelgono delle particolari formiche nere di cui essere cibo, da cui si fanno mordere per ricevere forza, seminano e coltivano piante con cui dialogano e condividono saggezza, cacciano e pescano solo per placare la fame, ringraziando le vite degli esseri di cui si alimentano, rendono solo in parte l´idea della cosmovisione multidimensionale che arriva dal cuore delle nostre origini primitive.

Tutto ha senso, pulsa di vitalità oltre la forma, oltre la morte ed è allo stesso tempo soggetto ed interezza.

Rappresentare il vivente o i corpi solo come oggetti separati o come macchine riparabili attraverso la tecnologia, ci può illudere forse circa la possibilità di evitare la sofferenza e la morte. Lo scientismo e i suoi promulgatori divulgano la misurabilità costante e la patologizzazione ossessiva del naturale che, in quanto vivo, è anche soggetto alla malattia, al cambiamento e alla degenerazione, spingendoci a preferire ad esso la “sicurezza” del virtuale, dell’ingegneria genetica, della sterilizzazione, dell’assenza di vita reale.

Tale assenza per alcuni dei popoli nativi del pianeta, equivale ad un lutto che non possiamo più evitare di elaborare, poiché nel confronto con il sopraggiungere della morte o della fine di un mondo a volte, tutto, anche il dolore della chiusura di un ciclo, può divenire meravigliosamente prezioso e assumere nuovi inimmaginabili sensi e significati…

 

Elaborare il lutto per dare il benvenuto al nuovo!

Allo stesso tempo oggi, grazie all´intento di decolonizzare il dialogo tra culture diverse, sviluppato da comunità internazionali come Gesturing Towards Decolonial Futures, possiamo imparare a valorizzare gli insegnamenti che la fine dei vecchi paradigmi ci offrono. Possiamo finalmente accompagnare alla morte la modernità, come scrive Vanessa Machado de Oliveira e prenderci cura amorevolmente della nascita di nuovi mondi.

Che lo vogliamo o no, l’ineludibilità della crisi climatica ci spinge a qualcosa di realmente nuovo, abbiamo la possibilità di raccogliere il meglio dalle passate e presenti generazioni di esseri viventi, ma dobbiamo fare attenzione a non soffocare ciò che di imprevedibile sta sbocciando, con proiezioni residue legate alle dinamiche di attaccamento alle carcasse delle vecchie strutture delle società gerarchiche dominanti.

L´attaccamento nelle prime fasi dello sviluppo umano sembra assumere la funzione biologica di farci sentire protetti dal pericolo e al sicuro. Per questo la fine di un paradigma coercitivo dalle origini millenarie, gli ultimi affannosi rantolii del modello capitalista patriarcale a cui milioni di persone sono tenacemente attaccate, potrebbero essere avvertiti dai nostri organismi come una minaccia alla vita stessa.

La comprensione delle risposte del sistema nervoso autonomo soggettivo alla fine di una relazione di attaccamento, possono suggerirci traiettorie e modelli collettivi sani per partecipare insieme alla fine delle economie basate sulla separazione e l’estrattivismo, alle quali ci siamo conformatƏ.  Come spiega Janina Fisher, esperta di traumatologia, in occasione della perdita di una persona a cui siamo emozionalmente attaccatƏ da anni, a livello organico possiamo riscontrare un´aumento della secrezione di cortisolo e un´indebolimento delle funzioni del sistema immunitario. A livello comportamentale e psicologico spesso si possono riscontrare depressione, stati d´ansia e perdita della capacità di prenderci cura di noi stessi e degli altri.

Il lutto non si manifesta solo come intorpidimento, perdita di senso dell´esistenza e disperazione, a volte prende la forma della rabbia, del senso di colpa… Nel caso dell´ecocidio in corso a cui in vario modo stiamo partecipando, la sofferenza delle altre forme di vita e la loro estinzione non sono separate dalla nostra salute fisica e psicologica.

La nostra salute è quella del pianeta Terra.

Possiamo attraversare i prossimi anni in modo generativo se insieme impariamo ad accettare la perdita delle vecchie “sicurezze”, rimaniamo in contatto con la paura, la rabbia, i sensi di colpa, trasformandoli in forza cocreativa e coerenza insieme alle altre forme di vita.

Oltre a familiarizzare con la perdita, dandole un significato ed un senso, abbiamo la possibilità di contattare in modo altro il piacere di essere vivƏ e partecipare a questa immane avventura con coraggio e passione.

La farfalla non può vivere diversi infiniti, tuffandosi nei capolini balenare ed esplodere di colori per sempre, nella linfa di ogni fiore impollinato, essa vola per un solo giorno? Da gli occhi di una donna che dorme in strada non possiamo avvertire altro che disperazione… Fa pietà, non ha niente da insegnarci, andrebbe aiutata… A trovare un ruolo, un lavoro, una motivazione?

Se lasciamo andare gli schemi di sopravvivenza, gli adattamenti e le compensazioni generati dalla necessità di non tradire il nostro particolare gruppo di appartenenza umano, la modernità e i suoi sistemi di valori, talvolta strutturati su traumi intergenerazionali, possiamo rientrare in contatto con cosa sentiamo intimamente e con chi siamo realmente.

Allora… Cosa rimane di te? Chi sei?

Siamo così attaccatƏ rigidamente alle biografie, agli ottenimenti, alle strutture contundenti del passato, che abbiamo enorme paura di nuovi paradigmi possibili. Per questo la trasformazione personale e collettiva può avvenire solo attraverso rituali, pratiche integrali e spazi di condivisione e apprendimento ecologico intenzionale, in cui possiamo orientarci a tutta la diversità e ricchezza che non abbiamo ancora mai avuto la curiosità di assaporare, incarnandola come co – sentire.

Quando cresci in una cultura in cui ogni filo d´erba, ogni insetto, ogni brezza di vento è parte della tua famiglia… Questo cambia il valore, il senso di te stessƏ.

Le relazioni che intratteniamo con le altre creature viventi modificano chi siamo, come vediamo e accogliamo in noi il mondo.

 

I cicli o la poesia delle relazioni

Rimaniamo curiosƏPossiamo forse portare attenzione a quali forme, quali esseri oltre ai nostri contatti umani permettono ogni giorno l´esistenza e come avviene questo? Quali bisogni sono incontrati, quanta vitalità è cocreata ogni istante  senza che noi le riconosciamo il giusto valore?

Quale senti essere il tuo ruolo tra gli esseri viventi?

Il denaro non è il solo nostro contributo al mondo…

 

Comprendere la vita come processo è incarnare il presente, essere il divenire: pensare al soggetto come movimento: non siamo identità, entità statiche definite, categorie di individui isolati che interagiscono con altre forme di vita separate, siamo coscienza relazionale in divenire.

Siamo parte, insieme, del metabolismo della Terra.

 

L´aria e´densa, piena, vibrante.

Il fuoco arde vivo accanto al profilo storto delle palafitta, legna-corpo semovente che respira ancora,

il fumo volge al cielo in turbini, mentre le ultime luci del giorno stagliano riflessi chiari,

azzurri  biancheggianti alle vertiginose altezze delle palme che,

ci guardano dall´alto.

 

Per loro, forse ora, siamo solo ombre,

non galline, gatti, cani, scimmie o umanƏ,

ma sagome primitive, canti, latrati sguaiati e grida gioiose.

Cuccioli che giocano, ridono, piangono,

apprendono a ricevere forza dalla morte di altri esseri: interezza… Di cui insieme accampatƏ sulla nuda Terra, ci cibiamo.

E ancora la vita e la morte,

il tutto si impasta con il Tutto.

Dalla saggezza Pikenani…

Come onda senza origine, ancestrale, impersonale,

la Storia dei Waorani canta dei cicli di trascendenza, la trasmutazione della forma.

Zampe che si muovono scaltre, potenti e silenziose nella notte amazzonica.

Ad alimentare l´ebrezza dell´universo… Una coppa di latte di yucca fermentata viene lasciata accanto alla sepoltura delle anziane e degli anziani defuntƏ in modo che il loro spirito, lasciate le antiche spoglie, torni ad abitare la foresta attraverso le fauci e le membra del giaguaro…

 

Siamo esseri sociali la cui soggettività è modellata costantemente dalle relazioni.

E il futuro sarà generato dalla qualità delle relazioni che avremo il coraggio di incarnare nel presente.

Jerry Diamanti

www.equilibrinaturali.net

leviedolci@gmail.com

 

Dedicato ad Eduardo Mendúa, rappresentante della comunita´ Kofán di Sucumbíos, assassinato con 12 colpi di arma da fuoco Domenica 26 Febbraio del 2023, da un gruppo di uomini incappucciati mentre passeggiava nell´orto vicino casa, nell´ambito dell´ecocidio legato agli interessi petroliferi nell´area nord occidentale dell´Amazzonia.

¨Ecologia incarnata¨ trae origine dalla  naturalezza della realta´ ancestrale amazzonica, dalle infinite relazioni plurisensoriali e multidimensionali della foresta. Il metalinguaggio in cui si presenta lo scritto offre la possibilita´ attraverso numerosi inquiring, di esplorare a livello cellulare le facolta´dell´intento e dell´attenzione, trasmesse da millenni dalle tradizioni sciamaniche ed oggi accolte ed esplicitate, pur se a livello parziale e superficiale, perfino dalle neuroscienze. Le pratiche esperienziali qui presentate nascono da piu´di un decennio di lavoro clinico sui processi organici di elaborazione traumatica di natura non lineare quantica. Sono volte all´apprendimento relazionale ed emergente di nuove capacita´soggettive e comunitarie intergenerazionali volte a familiarizzare, orientare e trasformare le emozioni, gli impulsi e le convinzioni assunte dalle strutture oppressive del passato rispetto all´incertezza, la diversita´e la complessita´. 

Ringrazio per la generosa ospitalita´e il coraggio, la comunita´ indigena Waorani della regione di Pastaza, quella A’i Kofán di Sucumbíos e quella Siona di Buenavista; Santiago e Simon Jimenez per la fratellanza, l´amore e l´ospitalita´ fraterna a Quito, coloratissima metropoli equatoriale tra i vulcani delle Ande.

Regione amazzonica di Pastaza 2019 – La comunita´ Waorani si mobilizza in difesa della propria vita e della foresta

Bibliografia

Akomolafe B., These wilds beyond our fences, letters to my daughter on humanity’s search for home, North Atlantic Books 2017

Blanc G., L’invention du colonialisme vert, Editions Flammarion 2020

Csordas T., Embodiment as a paradigm for anthropology, Ethos Vol. 18, No.1 pp 5-47, 1990

De Oliveira V.M., Hospicing Modernity, facing humanity’s wrongs and the implications for social activism, North Atlantic Books 2021

Deranger E.T., Healing Relationships in Community and in Ourselves, Sounds of SAND #14, 2022

Duffy R. et Al., Why we must question the militarisation of conservation, Biological Conservation, 232, 66 – 73. 2019

Fisher J., Guarire la frammentazione del sé. Come integrare le parti di sé dissociate dal trauma psicologico, Cortina Editori 2017

Gesturing Towards Decolonial Futures

Hübl T., Healing Collective Trauma: A Process for Integrating Our Intergenerational and Cultural Wounds, Sounds True 2019

Levine P., Somatic Experiencing. Esperienze somatiche nella risoluzione del trauma. Astrolabio 2014

Marris E., Why the myth of wilderness harms both nature and humanity, New Scientist. 2021

Menakem R., My grandmother’s hands. Racialized trauma and the pathway to mending our hearts and bodies, Central Recovery Press, 2017

Porges S., La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni, dell’attaccamento, della comunicazione e dell’autoregolazione, Fioriti Ed. 2014

Staid A., Essere natura, Utet 2022

Wahinkpe T., Restoring the Kinship Worldview, North Atlantic Books 2022

 

 

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  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

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    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

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    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

    www.claudiapanico.com

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  • Una pratica che incontra oriente e occidente

    Da pochi giorni si è concluso il ritiro estivo di Respirazione Olotropica e Meditazione Vipassana che io e Pietro Thea proponiamo due volte all’anno. E’ uno dei seminari che amo di più.

    Questi due metodi e la filosofia che li anima possono sembrare opposti, ma in realtà sono complementari, con prospettive e tecniche comparabili.

    Desidero parlare brevemente proprio di alcuni di questi aspetti.

    Come ho scritto in un precedente articolo su Matrika, la pratica della Respirazione Olotropica è stata creata negli anni ‘70 da Stanislav e Christina Grof, e si fonda sulle ricerche sulla natura della psiche effettuate da Grof stesso a partire dagli anni 50, all’inizio a Praga, sua città di nascita, e successivamente negli Stati Uniti, prima in un centro di ricerca nel Mariland, e poi ad Esalen in California.

    Grof è stato uno dei fondatori della Psicologia Transpersonale, ed è considerato uno dei principali successori di Freud e Jung.

    GLI STATI OLOTROPICI DI COSCIENZA

    Un punto chiave nel pensiero di Grof è il concetto di “Stati Non Ordinari di Coscienza”. L’idea è che la nostra concezione ordinaria della realtà, ciò che sperimentiamo nella vita quotidiana, si basa solamente su alcune capacità limitate della nostra mente, ma che abbiamo la potenzialità per entrare in stati di consapevolezza che mostrano la realtà come infinitamente più vasta e complessa di come la sperimentiamo ogni giorno.

    Grof ha ripetutamente verificato come alcuni Stati non Ordinari di Coscienza hanno un potenziale terapeutico ed euristico molto elevato, e li ha chiamati Olotropici, un termine che significa “muoversi verso la totalità, la completezza”, dal greco holos (tutto) e trepein (andare verso).

    Molte culture nel mondo e nella storia hanno studiato i metodi per entrare in questi stati: nella maggioranza utilizzano il respiro, il suono dei tamburi, la danza, il digiuno, l’uso di piante psicotrope.

    Un altro dei modi per entrare in uno stato olotropico di coscienza è la meditazione. Ormai da anni gli studi su monaci e praticanti avanzati di meditazione mostrano una chiara modificazione delle onde cerebrali e altri parametri fisici scientificamente misurabili.

    LA NASCITA DELLA RESPIRAZIONE OLOTROPICA

    Da quando l’LSD divenne illegale negli anni settanta e tutte le ricerche sui suoi effetti terapeutici vennero interrotte (di questo parlerò in un prossimo articolo), Grof e sua moglie Christina hanno sviluppato un metodo per indurre stati olotropici senza l’uso di sostanze psicotrope, basandolo sui risultati delle ricerche svolte con l’LSD, le pratiche sciamaniche, e le pratiche orientali di consapevolezza.

    Questo metodo, da loro chiamato Respirazione Olotropica, si basa sull’uso di rilassamento, respirazione profonda, e una colonna sonora composta di musiche etniche, preparata specificamente per sostenere l’esperienza e per facilitare l’accesso a stati non ordinari. In questi stati, la persona riesce ad entrare in strati profondi del proprio inconscio, per favorire la risoluzione di conflitti psichici, e sperimenta la propria interconnessione con gli altri esseri umani, con l’inconscio collettivo, con la rete della vita, e con un contesto spirituale.

    Alcune delle tecniche che i Grof hanno sviluppato, e il modo di vedere il mondo e la realtà che emergono da queste esperienze, riecheggiano le pratiche e gli insegnamenti Buddhisti.

    ORIENTE E OCCIDENTE SI INCONTRANO

    Prima di tutto, la RO condivide con la Meditazione Vipassana l’enfasi sul respiro.

    E’ importante notare che la centralità del respiro non è relativa esclusivamente all’aspetto di processo fisico che permette la vita, ma anche al suo significato simbolico di collegamento al regno dello spirito. Questo legame è profondamente radicato nel nostro linguaggio. Il termine latino spiritus si riferisce sia al respiro che all’anima o al principio vitale, la stessa cosa è vera per la parola greca pneuma, il termine cinese qi, il giapponese ki, il sanscrito prana e l’ebraico ruach. Nella Bibbia leggiamo:” E Dio creò l’uomo, ……..e soffiò nelle sue narici il respiro della vita; e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2,7)

    Un altro principio fondamentale nella Respirazione Olotropica è “il guaritore interiore”. Con questo concetto si intende il fatto che ognuno di noi conosce spontaneamente ciò di cui ha bisogno per risolvere i propri conflitti interiori, e per andare verso la pienezza. Se andiamo abbastanza profondamente nel nostro inconscio, troviamo qualcosa di fondamentalmente buono, e che tende alla salute. Questo concetto è molto lontano da quello di peccato originale di cristiana memoria, ma è vicino alla nozione Indù di atman, la divinità interiore, concetto fondamentale anche nel Buddhismo Mahayana, al quale talvolta ci si riferisce come alla “natura Buddha”. Senza andare in sottili distinzioni non utili in questa sede, il punto focale è che sia il Buddhismo che la RO accettano il fatto che nel nucleo siamo “nati nobili” – cioè siamo buoni, e conosciamo ciò di cui abbiamo bisogno per realizzare pienamente la nostra vita.

    Forse nessun principio è più fondamentale nel Buddhismo di quello di “interconnessione”, la nozione che noi siamo solamente una manifestazione transitoria di una rete infinita di realtà interdipendenti, sia materiali che spirituali, radicate nella realtà ultima del principio divino. Ogni cosa dipende da qualcos’altro per la sua esistenza, ed è in definitiva collegata con tutto ciò che è.

    La RO può permetterci di intravedere brevemente questa realtà anche esperienzialmente.

    LA MAPPA DELLA COSCIENZA

    La mappa della coscienza che Grof ha redatto sulla base di 50 anni di ricerca – forse il suo contributo più importante alla psicologia del profondo – elenca tre livelli fondamentali della nostra mente inconscia, che possiamo esplorare nel viaggio interiore.

    Il primo è personale, biografico, e contiene gli elementi della nostra esperienza di vita che giacciono al di sotto del livello della coscienza. E’ il medesimo di cui parla Freud.

    Il secondo è un livello più profondo che si incontra quando siamo in uno stato non ordinario, e sembra contenere le memorie della propria nascita, e viene chiamato “perinatale”. E’ stato esplorato per la prima volta in psicologia da Otto Rank.

    Attraverso l’esperienza del livello perinatale possiamo direttamente avere accesso ad un livello della psiche ancora più profondo, che Jung ha chiamato inconscio collettivo.

    Le profonde esperienze che possiamo fare a questo livello hanno importanza non solamente in ambito psicologico, ma per la nostra intera concezione di ciò che è la realtà.

    UN PRINCIPIO FONDAMENTALE

    Queste esperienze indicano chiaramente come la coscienza non è meramente un sottoprodotto di processi chimici o fisici nel cervello umano, perché in tali esperienze è possibile avere accesso ad elementi di consapevolezza che non erano entrati precedentemente nelle nostra vita biografica. Implica che la coscienza è un principio fondamentale dell’esistenza. Qualcosa che permea la realtà.

    E’ una visione coerente con le nozioni Buddhiste fondamentali: siamo connessi l’uno con l’altro, e con il resto di ciò che esiste non esclusivamente sul livello materiale, ma a livello della coscienza.

    Negli stati non ordinari, per esempio, le persone hanno provato che possono identificarsi per esempio con la coscienza di un antenato, o anche di un albero.

    Jack Kornfield, uno dei primi psicologi ad andare in oriente come monaco per studiare e praticare direttamente la meditazione Vipassana, scrive nella prefazione di un recente testo di Grof “che offre una psicologia per il futuro, che espande le nostre possibilità umane e che ci riconnette gli uni con gli altri e con il Cosmo….” E continua dicendo “ nel mio addestramento come monaco Buddhista sono stato introdotto per la prima volta alle potenti pratiche del respiro, ed ai regni visionari della coscienza. Mi sento fortunato a trovare nel lavoro di Grof un incontro potente per queste pratiche nel mondo Occidentale.”

    Grof e Kornfield hanno infatti condotto per anni un workshop noto come “Insight and Opening”, che combinava le tecniche della Meditazione Vipassana alla Respirazione Olotropica.

    Io e Pietro abbiamo partecipato più volte a quegli incontri, e abbiamo provato personalmente l’efficacia e il potere trasformativo di questi due metodi congiunti. Come Jack ha detto una volta, queste tecniche “contattano il luogo della propria saggezza interiore”, con una modalità simile in entrambe: portare l’attenzione alle immagini , ai pensieri ed alle emozioni che sorgono nella coscienza, sperimentarle pienamente, e poi, senza giudizio o analisi, lasciarle andare con gentilezza.

    Claudia Panico

    claudia@claudiapanico.com

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