Una semplice riflessione…
Cosa resta di quella magica polvere di stelle che siamo…di quella Luce forte e chiara che ci anima e ci da vita?
Cosa ci siamo dimenticati cammin facendo in questo nostro, non nostro, spazio-tempo che chiamiamo vita?
Cos’è accaduto al nostro potenziale? Alla nostra capacita’ di discernere, creare, rinnovarsi…
Cosa è andato storto, per cosi’ dire…se mai dritto e storto abbiano un senso diverso nel loro perfetto gioco di polarità!
Cosa continuiamo a dimenticare? Le nostre qualità, la misura del nostro sapere, antica, molto antica, la passione che alimenta quel Fuoco che  è il cambiamento, la trasformazione.  Quel desiderio, impulso di esperire, scoprire, essere curiosi e al tempo stesso umili e rispettosi di ciò che non appare ma sostiene la nostra Creazione, il nostro esserci.
Si, senza dubbio, ci siamo dimenticati chi realmente siamo e abbiamo separato da noi.  E ancora di più abbiamo dimenticato quel Mistero che ci include ed alimenta, immaginando di poterne fare a meno, o addirittura di essere diventati capaci di creare da soli!
Certo che possediamo questa meravigliosa esperienza, dare la vita e creare forme intelligenti di vita ma…non per farne un abuso, un diritto a togliere gli altrui diritti.
 
“Quanti corpi attendono sepoltura sul campo di battaglia…
Non sono bianchi non sono neri
ma sfumano leggeri d’anima
uguali nella Pietas che li fa degni
 
E noi dobbiamo affermare la continuità
perchè abbiamo un sogno
sulla strada del dolore e’ voce ciò che non ha voce.”
Abbiamo tolto la voce a molte creature, alla Creazione stessa, abusando di una Grazia che non significa un balsamo lenitivo ma il principio di un’appartenenza antichissima all’origine di ogni origine.
E cosa continuiamo a fare? Abusare, manipolare, raffinare intelligentemente qualunque nuova forma di libertà e cambiamento ai fini di una globalizzazione letale, mi si consenta il termine, mortale.
Come dice Llewellyn Vaughan-Lee:
“Dobbiamo riimparare la saggezza del saper stare ad ascoltare la vita, sentendo il suo battito, imparando a vederne l’anima”.
Ogni giorno riimparare a guardare dritto negli occhi le cose per quello che sono.
Siamo stati capaci di creare e distruggere dimenticando la nostra essenza, quel movimento che la luce compie in noi per farci sue Creature di vita.
E se Luce siamo come può essere accaduto che lo abbiamo dimenticato?!
Dove ci siamo persi, allontanati, separati dalla Luce stessa?
Sono tempi di grande profondo cambiamento e la nostra antica origine ci chiede di aprire gli occhi e vedere quel denso muro di materia che abbiamo saputo creare nel tempo e che ci separa.
Un muro di energia compatta che si consolida sempre più ogni volta che ci separiamo dalla luce, dalla nostra essenza Madre.
Mi viene alla mente una frase scritta da Etty Hillesum, giovane donna ebrea che visse e mori’ durante il regime nazista in uno dei molti campi di concentramento.
“…Cerco di guardare dritto in faccia le cose e mi e’ difficile capire, o Dio, cosa riescano a fare alcuni umani, creati a tua immagine, nei confronti di altri umani, soprattutto in questi giorni “sconnessi” in cui cerco di guardare dritto in faccia persino i crimini più atroci…”
L’olocausto, le guerre, la sopraffazione in nome del potere, le ingiustizie, sembrano non invecchiare mai…e piuttosto, a macchia d’olio, minacciano noi, il pianeta, ogni possibilità di ripresa.
La storia, come pare ci sia stata tramandata, e’ ricca di fatti e misfatti, come se avessimo creato fuori di noi una tale bestia capace di essersi resa autonoma e indipendente, che si fa strada senza chiedere permesso.
Perchè mai dovrebbe’
Le e’ stato permesso!
E nel nome del vitello d’oro, di ogni qualsivoglia divinità, abbiamo partecipato tutti insieme alla costruzione di quel muro.
Quel muro denso che ci separa al nostro interno e ci rimanda un’immagine esterna illusoria.
E come dice Etty Hillesum, purtroppo il Nuovo Umanesimo tarda a venire.
Ma non possiamo più non guardare dritto in faccia le cose come sono.
Occorre cambiare la Visione.
Quella che ci ha supportato sin ora non funziona più.
Avere il coraggio di guardare dritto in faccia la sofferenza, sapere di aver contribuito a crearla.
“…mi sento come un piccolo campo di battaglia, dove i problemi dei nostri tempi sono stati lasciati fuori..”dice Etty.
Il nostro campo di battaglia, il nostro “Kurukshetra”attende noi combattenti cosi’ desiderosi di soddisfare nella lotta contro qualcuno, chiunque sia, i desideri personali, l’avidità e il possesso, tanto da non capire come questo significhi distruggere l’ordine naturale delle cose, noi medesimi, non solo l’ambiente ma la luce stessa e il senso della Creazione.
Sentirsi un piccolo campo di battaglia e ascoltarne il fragore.
Entrare nel “campo”, in azione e farsi responsabili, ossia abili a rispondere. a guardare dritto negli occhi ogni emozione, piacere, dolore, vizio, silenzio, cercando di vederli nel loro principio di neutralità,  possibilità, sviluppi,
E poi avvicinarsi ancora e ancora per riconoscerli, farli propri, accoglierli e capire cosa ci accade, dentro e fuori, se mai ci sia differenza.
L’amore e’ in ognuno di noi, e cosi’ la falsità, l’inganno e i giochi potere.
Nominarli con passione e denunciarli al mondo e’ parte del nostro processo di trasformazione.
A noi il compito di scendere in battaglia, la nostra personale battaglia, calarsi nella realta’ che ci e’ propria e osservare come si muove la nostra storia.
Nel corso del tempo come specie, nazione, tradizione religiosa, portiamo dentro una profonda violenza che si traduce in parole, azioni, pensieri e si batte con accanimento per sopravvivere.
Ma nostra e’ anche la capacita’ di guarigione, quel desiderio di accordarsi al suono primevo dell’unita’ e della sua completezza che compone l’orchestra della vita.
Quel nostro unico suono.
Riconoscere, guardare dritto in faccia e l’armonia e la nostra “frammentazione” e’ un viaggio necessario per incontrare la consapevolezza che sa bene di doversi muovere non tra opposti ma polarità che si bilancino in un equilibrio fatto di forza e fragilità.
La sacralità della materia cosi’ come il dolore e la sofferenza sono parte di noi  ne siamo altresì responsabili.
La sofferenza dell’umanità e’ la sofferenza della Creazione stessa , di ogni sua creatura, della terra che abitiamo.
La nostra possibilità di evoluzione e’ minacciata.
Il nostro stile di vita la inquina e la rende sterile, arida.
Continuiamo a separarci dal grande cerchio della vita.
Continuiamo a distruggere le risorse naturali, l’aria, l’acqua, ogni habitat, ogni suo abitante che coopera nel suo magico naturale equilibrio a sostenere l’intero ecosistema.
Uccidiamo il nostro ben-essere per ignoranza, incuria, avidità.
Per quanto ancora?!
Non troveremo completezza ne unita’ se non saremo capaci di guardare dritto in faccia la nostra parte oscura, la nostra stessa tendenza a separare, separarci.
“….la storia non si trova dentro ai libri ma vive nel nostro sangue”…
Se vogliamo conoscere la fonte della nostra “frammentazione” dobbiamo avere il coraggio di guardare dritto in faccia, e come individui e come nazioni, quello che portiamo dentro e che già era dentro i nostri antenati.
Meno capiremo di loro meno capiremo di noi.
Meno ricerchiamo le cause meno capiremo chi siamo.
Meno accuseremo meglio agiremo.
La storia, le storie ci potrebbero forse insegnare a capire come cambiare quello che non funziona più’, evitando di continuare a ripetere schemi oramai distruttivi.
“Ai posteri l’ardua sentenza…?!”
Affatto!!!! A noi tutti il cambiamento, ora, qui.
 
 
Sabina Cesaroni
sabina_cesaroni@yahoo.it

 

 

 

 

 

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