Peter Levine al panel con Thomas Hübl al SAND

Un uomo gentile e disponibile, questo è quello che si è rivelato a noi Peter Levine, scienziato americano le cui intuizioni sulle similitudini tra il sistema nervoso autonomo umano e quello degli altri animali, dagli anni ’70 hanno generato un nuovo modo di comprendere e risolvere le difficoltà della nostra specie a superare traumi  personali e collettivi.

Durante l’incontro che abbiamo avuto con lui a Science And Non Duality e nei due momenti pubblici nei quali ha esposto al pubblico la sua visione, abbiamo colto una profonda umanità e la capacità di superare con rispetto e accuratezza le illusorie separazioni costruite dalla mente duale tra le scienze e le esperienze di espansione di coscienza.

La fisiologia che incarniamo, se compresa e disinnescata nei suoi automatismi di sopravvivenza, può divenire la base per un’esistenza più semplice e autentica. Anche nelle esperienze più difficili possiamo comunque toccare qualcosa della potenza della natura che siamo…

Abstract dalla presentazione di Peter Levine al SAND 2018

Il trattamanto del trauma è irto di insidie e strettoie. Generalmente non viene presa abbastanza in considerazione, ma in ogni modo c’è una relazione innata tra il trauma, gli archetipi e la spiritualità. Comprendere e usufruire di queste intime relazioni può suggerire strategie terapeutiche e supportare l’autentica trasformazione dell’esperienza traumatica.

Le sorprendenti qualità insite nell’orrore e nel terrore possono condividere nella loro essenza delle radici strutturali, psicofisiologiche e fenomenologiche con quegli stati profondi di trasformazione che conosciamo sotto il nome di flusso, meraviglia, presenza, assenza di tempo ed estasi. I nostri organismi sono disegnati con inclinazioni primitive istintuali che ci spingono a modalità straordinarie di attenzione focalizzata e azione quando percepiamo che le nostre vite sono in pericolo. L’esperienza di assenza di tempo e presenza, talvolta riferita nei sistemi di meditazione all’ “eterno qui e ora”, è promossa dall’interrelazione  tra i più “ordinari” stati di coscienza e la “padronanza” di capacità di sopravvivenza come la prontezza, la percezione consapevole del movimento graduale, rallentato e la vigilanza intensa e focalizzata.

Inoltre l’effetto del trauma genera una profonda compressione dell’attivazione. L’abilità di accedere ed integrare i movimenti ritmici di questa “energia legata” determina se questa diventerà distruttiva o potenzialmente vitalizzante.

Nello Yoga dell’Est il risveglio della Kundalini è stato da tempo utilizzato come veicolo di trasformazione spirituale. Nel trauma , una mobilizzazione simile di attivazione (di sopravvivenza) è evocata, ma con un’intensità e una rapidità tale da divenire sopraffacente. Se proviamo ad accedere gradualmente, goccia a goccia e integrando questa “energia” nel nostro sistema nervoso e nelle nostre strutture psichiche allora il responso istintuale di sopravvivenza incastrato nel trauma può catalizzare autentiche trasformazioni spirituali.

 

Aggiungiamo un video sullo stesso tema tratto dalla conferenza tenuta da Levine nel 2015 presso la Jung Society di Austin

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