Una condivisione teorico/ esperienziale per crescere insieme”

Nel marzo 2020 come tutti noi sono stata investita dall’onda lunga e del tutto inaspettata della pandemia da Covid 19.

Sono rimasta attonita, disorientata e confusa per diversi mesi, ma ciò che in particolare mi ha toccato profondamente è stato percepire la paura e l’incapacità di affrontare l’incertezza che di fatto è il colore quotidiano del nostro essere mortali.

A differenza dei contesti oncologici in cui opero da anni come trauma-counselor , questa paura che mi arrivava da clienti, colleghi e conoscenti era come un respiro presente e affannoso , distribuito senza distinzioni di competenze e di professionalità tra tutti, chi più chi meno, e isolarsi e proteggersi in realtà non dava pace a quell’affanno. Al contrario sembrava spegnere il fuoco della minaccia esterna ma contemporaneamente spegneva l’energia vitale interna .

E’ lì che è nato in me un forte impulso a utilizzare le conoscenze acquisite in 15 anni di formazione dedicata alle risposte difensive del sistema fisiologico degli esseri umani per contribuire a modificare un terreno, da spaventoso e disorientante, in vitale e rassicurante: questo terreno si chiama sistema di coinvolgimento sociale.

Ho cominciato a cercare un linguaggio per raccontare e per far assaggiare ciò che il neuro scienziato S. W . Porges considera essere la caratteristica filogenetica più evoluta degli esseri umani la co- regolazione .

Questa capacità insita nel nostro sistema nervoso autonomo è di fatto ciò che ci consente di essere in buona salute e di sentirci al sicuro e protetti nonostante la nostra connaturata e consapevole vulnerabilità.

Solo se riusciamo a co-regolarci guardandoci negli occhi, riconoscendo i tratti della mimica e della postura che comunica affinità e accoglienza , ascoltando il tono gentile della nostra reciproca voce , possiamo sintonizzare al meglio il nostro respiro, il nostro battito cardiaco e consentire ai nostri sistemi biologico- comportamentali di funzionare al meglio e di avere a disposizione ciò che ci occorre per affrontare insieme qualunque minaccia o difficoltà la vita ci stia mostrando.

Insomma le ricerche degli ultimi 30 anni svelano che solo insieme possiamo farcela.

Nell’ affrontare questo percorso divulgativo e formativo ho cercato la collaborazione di 2 colleghe che, come me, sembravano desiderose e motivate per fornire occasioni di scambio e di pratica di queste verità biologiche a noi ormai molto note nella pratica clinica. Abbiamo rivolto il nostro progetto ai professionisti che per lavoro incontrano relazioni e che sentono la necessità di conoscere ciò che la scienza definisce relazione sana, al di là di un approccio psicologico che sicuramente è utile ma che spesso si trova , come nel caso della paura pandemica, a lottare con le procedure involontarie che la nostra fisiologia mette in atto quando non si sente al sicuro.

Abbiamo potuto far nascere il corso “ Coltivare la sicurezza” con 30 professionisti e senza sforzo, ma con estrema fluidità, abbiamo attraversato insieme le cinque tappe:

1) I pilastri di una relazione sana da un punto di vista neurocettivo

2) Il semaforo neurale per la valutazione del rischio nella quotidianità

3) I segnali di sicurezza nell’incontro

4) La relazione: fiducia e vulnerabilità

5) Legame : tradimento e riparazione

Gradualmente ci siamo sintonizzati , abbiamo superato diffidenza e senso di inadeguatezza, abbiamo imparato a metterci in gioco scambiandoci in fiducia e con curiosità i vissuti delle varie esperienze pratiche nate dall’obiettivo di impadronirci sempre più approfonditamente delle nostre capacità di mammiferi evoluti .

La via Ventro-vagale e il sistema neurofisiologico di connessione sociale è a questo punto per tutte noi uno spazio di relazione decisamente più noto e con cui abbiamo una maggiore intimità. E’ da questo spazio e da questa prospettiva che possiamo andare verso gli altri e verso la vita consapevoli che l’unica vera cura come dice Deb Dana è la Sicurezza.

Marina Negri

marina.negri@fastwebnet.it

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