Se ti preoccupi di vivere solo ciò che stai vivendo , cioè il presente, potrai vivere il tempo che ti rimane fino alla morte , senza turbamento, con benevolenza e serenità.    

– Marco Aurelio

In questo articolo presento alcune riflessioni personali sul tema della mindfulness, fornendone inizialmente una introduzione generale, e poi proponendo alcune considerazioni sui suoi punti di forza e di debolezza; nella parte finale metto in evidenza come la mindfulness, nel senso più ampio e integrale di questo termine, cioè come approccio contemplativo alla vita, possa aiutarci a ritrovare quella serenità e felicità, a cui tutti aspiriamo, soprattutto nella nostra società dove la frenesia e l’agitazione la fanno da padrone.

Un insieme di qualità naturali che possiamo coltivare

Di seguito fornisco una presentazione generale sull’approccio mindfulness attraverso alcune riflessioni che si possono sintetizzare in 5 punti:

  1. Mindfulness non è una nuova moda proveniente dagli Stati Uniti, sebbene ovviamente i protocolli MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) e MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) siano stati sviluppati e si siano affermati come pratiche di gestione e riduzione dello stress e di terapia psicologica nel mondo anglosassone;
  2. Non è nemmeno una tradizione mistico-esoterica orientale, sebbene la teoria e le tecniche meditative che oggi conosciamo e pratichiamo anche in occidente, e che fanno parte delle pratiche di mindfulness, siano principalmente state sviluppate in oriente, e in particolar modo nella tradizione del Buddhismo;
  3. Non è neppure una nuova scoperta della scienza medica e psicologica, benché certamente, negli ultimi anni, si sia fatta molta ricerca scientifica sugli effetti benefici della pratica di mindfulness, e siano stati definiti dei protocolli scientifici basati su tale pratica meditativa per migliorare e curare svariate patologie sia psichiche che fisiche;
  4. L’approccio mindfulness consiste nella coltivazione di una qualità naturale, o meglio, nell’allenare un insieme di qualità naturali che ci permettono di vivere meglio, e che coinvolgono la totalità della nostra esistenza, il come ci mettiamo in relazione con noi stessi, con gli altri e con il mondo;
  5. Poichè tali qualità sono appunto naturali, cioè sono presenti in ogni essere umano, in occidente come in oriente, la coltivazione di tali qualità è presente anche nella nostra tradizione sapienziale-filosofica occidentale, sebbene nei secoli siano andate perse le tecniche e lo spirito di tali pratiche.

Vorrei partire proprio da questo ultimo punto mettendo in evidenza, attraverso le parole del filosofo francese Pierre Hadot, come l’allenamento dell’attenzione, della presenza mentale fosse parte integrante del training filosofico dell’antichità:

Abbiamo detto che l’atteggiamento fondamentale del filosofo stoico o platonico era la prosochè ( προσοχε) l’attenzione a se stesso, la vigilanza di ogni istante. L’uomo “vigile” è sempre perfettamente cosciente non solo di ciò che fa, ma anche di ciò che è, ossia della sua posizione nel cosmo e del suo rapporto con Dio.

Se, ad esempio, si leggono i Pensieri di Marco Aurelio, imperatore romano ma anche filosofo Stoico vissuto nel II secolo, si trova un costante riferimento all’importanza di vivere nel presente, come ben evidenziato dalla citazione che ho inserito all’inizio di questo articolo.                                                                                                                                                                                                                 L’enfasi sul vivere nel presente percorre, come una corrente sotterranea, forse nascosta e poco conosciuta, tutto lo sviluppo del pensiero occidentale, non solo filosofico ma anche, nella letteratura e nella poesia, come ben testimoniato dalle seguenti citazioni di Henry David Thoreau, tratte da libro Walden ovvero Vita nei Boschi:

A volte non potevo permettermi di sacrificare a nessun lavoro, sia mentale che materiale, il fiore del momento presente. …   Per noi spunta solo quel giorno al cui sorgere siamo svegli.

Oppure come espresso dalla seguente poesia di Goethe:
Ora per ora
La vita ci è data con gesto amico.
Il lascito di ieri è poca cosa,
e il sapere di domani è proibito.
[…] Fai dunque come me, e guarda
con letizia del saggio l’attimo negli occhi. Non indugiare.

Vagli incontro rapido, benevolo, ricco di vita,

sii così nell’agire , così per la gioia nell’amare.                                                                                                                                                 Dovunque sarai sii tutto questo, come un bambino,                                                                                                                                       così sarai tutto, da nessuno sarai vinto.

Goethe – Elegia 

bimbo e oche

Per primo, nel 1881, lo studioso della lingua pali Thomas William Rhys Davids (1843–1922) tradusse il termine pali sati con la parola inglese mindfulness: da quel momento tale parola inglese è entrata in uso come una delle possibili traduzioni; infatti il termine sati può e viene reso in inglese anche con attention, presence, awareness e in italiano principalmente con attenzione, presenza mentale e consapevolezza.

Da ciò si evince che, sebbene certamente il significato faccia riferimento ad una particolare qualità di attenzione, ad un modo di essere nel presente, il campo semantico sia molto vasto e articolato ed infatti sono 2500 anni che nel Buddhismo, oltre che praticare mindfulness, si discute sulle sue varie sfumature e caratteristiche.
In generale possiamo dire che ci sono due principali aspetti coinvolti, uno è la presenza mentale, il riportare e mantenere la mente nel momento presente, e l’altra è il sapere, il ri-conoscere ciò che stiamo sperimentando, nel momento in cui lo sperimentiamo, come spiegato in modo semplice, diretto ed efficace da Achaan Chah, grande maestro della tradizione Buddhista Tailandese della foresta:
Sati è la capacità di riportarci al presente, come quando ci chiediamo “Cosa sto facendo?”.
Sampajanna è la consapevolezza che sto facendo questo e quest’altro.

Negli anni ‘70 Jon Kabat-Zinn ha iniziato a definire e poi insegnare il metodo di riduzione dello stress basato sulla consapevolezza (MBSR- Mindfulness Based Stress Reduction) presso la Stress Reduction Clinic (di cui era direttore) alla University of Massachusetts Medical School.
Il metodo consiste in un corso di otto settimane dove vengono insegnate e praticate 3 tecniche:

  1. La Meditazione di Consapevolezza (derivata dalle tradizioni meditative Vipassana e Chan-Zen)
  2. Le posizioni (asana) dello Yoga
  3. L’esplorazione del corpo o rotazione della consapevolezza (Body Scan in inglese, una pratica in posizione supina che consiste nel muovere la consapevolezza nelle varie parti del corpo, pratica presente in varie forme in molte tradizioni)

Negli anni ’80 il protocollo MBSR viene utilizzato e si afferma nell’ambito dell’assistenza sanitaria americana; quindi, negli anni ’90, viene sviluppato il protocollo MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) dai tre ricercatori e psichiatri Mark Williams, Zindel Segal e John Teasdale: il protocollo viene inizialmente applicato nella cura e prevenzione della depressione e poi, via via, per molte altri problemi di natura psicologica.
Negli ultimi anni la diffusione delle pratiche basate sulla mindfulness nel mondo anglosassone ha avuto una vera e propria esplosione: oltre che utilizzato in ambito medico e psicologico, vengono proposti corsi di laurea nelle più prestigiose università, viene utilizzata nel campo dell’educazione, come anche nelle carceri; e dal 2007, dopo che Google ha iniziato ad offrire un programma di gestione e riduzione dello stress ai propri dipendenti chiamato Search Inside Yourself, moltissime aziende ne hanno seguito l’esempio.

Jon Kabat-Zinn definisce la mindfulness come il “processo di prestare attenzione in modo intenzionale, nel momento presente, in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, di momento in momento”.
Suzuki Roshi, uno dei più importanti maestri zen Giapponesi venuti ad insegnare in occidente nel secolo scorso, afferma: “Prestiamo attenzione con rispetto e interesse, non per manipolare, ma per comprendere quello che è vero. E vedendo ciò che è vero, il cuore diventa libero”.

Provando a riassumere e concludere questa parte introduttiva, si può affermare che con il termine mindfulness si intendono contemporaneamente tre cose:

  1. un insieme di qualità  naturali, qualità che sono in ogni essere umano, per lo meno a livello di potenzialità;
  2. il processo di coltivazione di queste qualità, cioè le tecniche e l’attività di attualizzare, di “far essere” queste qualità;
  3. il risultato, il frutto della nostra pratica: se coltiviamo carote raccogliamo carote, se coltiviamo la consapevolezza, la tranquillità, la gioia, l’equanimità, la gentilezza, la compassione, noi “incarniamo” proprio queste qualità.

Punti di forza e punti di debolezza del corrente approccio occidentale alla Mindfulness

Indubbiamente i protocolli MBSR e MBCT hanno pregi molto importanti ed evidenti:

  1. Innanzitutto Jon Kabat-Zinn ed i suoi epigoni hanno avuto il grande merito di far accettare le pratiche della meditazione e dello yoga alla comunità scientifica, sia medica che psicologica, dimostrando l’efficacia, la validità e i benefici di tali pratiche millenarie con centinaia di ricerche scientifiche: basti pensare che solo nel 2013 sono state censite 549 pubblicazioni scientifiche sulla mindfulness, redatte da centri universitari, medici o psichiatrici di primo ordine, principalmente negli Stati Uniti e in Inghilterra;
  2. Per ottenere questo risultato si è adattato, certamente anche in modo intelligente e per certi versi appropriato, le pratiche contemplative alla nostra cultura laica e scientifica: ad esempio adattando alla società e allo stile di vita del 21 secolo il linguaggio, le metafore utilizzate, i simboli proposti dalla tradizione;
  3. La pratica meditativa è stata proposta con innegabile successo, principalmente come tecnica di riduzione dello stress e come una forma di psicoterapia;
  4. In questo modo, le pratiche del Buddhismo e dello Yoga, sono state rese accessibili ad un vasto pubblico di persone che, in generale, non sarebbe stato interessato a tali metodi, e quindi non ne avrebbe potuto beneficiare.

Questi stessi punti di forza, se osservati sotto un’altra angolazione, possono essere considerati anche i punti di debolezza, gli aspetti che hanno delle criticità su cui riflettere.

Nella tradizione Buddhista si parla di “retta consapevolezza”, potremmo anche dire “mindfulness appropriata”: da questo si evince chiaramente che fin dai tempi del Buddha veniva riconosciuta Pietro Thea 3la possibilità di un utilizzo della presenza mentale non appropriato, non salutare, che non porta beneficio. Per comprendere meglio si possono proporre esempi molto semplici: certamente un ladro o un killer di professione devono avere una grande concentrazione, non possono essere distratti, ma questo non significa che il loro operato sia appropriato, e di beneficio per se stessi e per la comunità in cui vivono. Ne consegue che la presenza mentale, per essere appropriata, almeno dal punto vista Buddhista, non può essere allenata in modo separato dagli altri aspetti del sentiero, cioè quelle qualità relative alla sensibilità etica e alla saggezza. In occidente, nel processo di rendere accessibili le pratiche del Buddhismo e dello Yoga, spesso si è sottovalutato, e qualche volta si è eliminata del tutto, quella parte degli insegnamenti relativi alla coltivazione della sensibilità etica: aspetto integrante e inscindibile di entrambe le tradizioni.
Insegnare mindfulness ai dipendenti di una multinazionale che distrugge il pianeta è appropriato oppure no? Certo gli impiegati della multinazionale sono stressati e quindi possono beneficiare dei corsi di riduzione dello stress: questo però permette alla multinazionale di distruggere più efficacemente il pianeta.
Tenere corsi di riduzione dello stress a personale militare è appropriato oppure no?

Aver inserito la pratica contemplativa Buddhista in una visione del mondo scientifica, e quindi ancora largamente dominata dal dualismo Cartesiano, dalla scissione mente-corpo, dalla scissione soggetto-oggetto, da un modo di vedere sostanzialmente meccanicista e riduzionista, da una parte ha permesso di far accettare tali pratiche al mondo accademico e ad un vasto pubblico, ma dall’altra ne ha forse modificato la natura profonda. Ad esempio si è passati dal perseguire il risveglio al favorire la riduzione dello stress, si è passati dalla ricerca della liberazione ad una tecnica di self-help che non mette in discussione i problemi della società in cui viviamo. Quale è il limite fino a dove è utile e appropriato semplificare e adattare gli insegnamenti delle tradizioni Buddhista e Yoga, senza snaturali? La sfida nella nostra epoca è quella di presentare gli insegnamenti e le pratiche in maniera adatta agli occidentali, senza distorcerne l’essenza, mantenendo fermi i principi. I protocolli MBSR e MBCT rispondono veramente a questa sfida, oppure, focalizzandosi principalmente sul miglioramento dell’attenzione, sulla consapevolezza del momento presente, e sulla riduzione dello stress non restringono eccessivamente la portata degli insegnamenti Buddhisti?

A me pare che il modo di vedere del Buddhismo e dello Yoga sia molto lontano dalla visione atomistica, meccanicista tuttora dominante nel mondo scientifico: concludo quindi questa parte con l’augurio formulato nella sua ultima conferenza da Gregory Bateson, uno dei migliori pensatori occidentali del secolo scorso, che ha fornito contributi importanti all’antropologia, alla psicologia, alla cibernetica, all’epistemologia:
Credo che forse la mostruosa patologia atomistica a livello individuale, a livello familiare, a livello nazionale e a livello internazionale – la patologia del pensiero sbagliato in cui tutti noi viviamo – possa alla fine essere corretta dalla grandiosa scoperta di quelle relazioni che sono contenute nella natura e che costituiscono la bellezza della natura. 

Ampliare l’orizzonte della Mindfulness: un approccio Contemplativo alla Vita

Il come è l’arte della vita, e la vita è sempre l’arte dell’impossibile. – Raimon Panikkar 

Darsi come obiettivo, come orizzonte della propria pratica, la riduzione dello stress o il non ricadere nella depressione, oppure il migliorare la gestione di un qualche stato patologico psico-fisico, è certamente una cosa valida, ma, a me pare che limiti un po’ le nostre potenzialità: la pratica contemplativa (mindfulness nel suo senso più ampio e integrale) ha sempre avuto, nei millenni, come aspirazione il vivere una vita felice, gioiosa, serena, senza turbamento. 

In oriente come in occidente, almeno da 2500 anni, un po’ in tutte le varie tradizioni contemplative si riconosce l’aspirazione fondamentale dell’essere umano alla felicità.
Duemila anni fa, nel Manuale di Epitteto, testo filosofico della tradizione Stoica, troviamo scritto:

Non cercare di fare in modo che ciò che accade accada come desideri, ma desidera che ciò che accade accada come accade, e il corso della tua vita sarà lieto.
Gli fa eco il filoso contemporaneo Pierre Hadot : La felicità è precisamente l’istante in cui l’uomo è interamente in accordo con la natura.
Nelle tre tradizioni filosofiche Stoica, Epicurea e Scettica, sebbene vi fossero delle visioni del mondo molto diverse, e quindi una differente pratica filosofica, si riconosceva come obiettivo fondamentale l’atarassia, il cui significato è tranquillità, assenza di agitazione, di turbamento: una felicità espressa come mancanza di quella frenesia, preoccupazione, ansietà, reattività emotiva che caratterizzano invece il nostro vivere quotidiano.

Pietro Thea 1Il filosofo contemplativo medievale Raimondo Lullo affermava: «Philosophus semper est laetus», il filosofo è sempre lieto; gli fa eco Raimon Panikkar, filosofo contemplativo contemporaneo, che ci esorta a riscoprire che “siamo stati invitati al banchetto della vita”; il poeta E.B. White scrive: “Ci sono due modi di navigare attraverso questo mondo: uno e’ quello di migliorare la vita e l’altro è quello di gioire della vita.”
Nella nostra società siamo ossessionati dal dover migliorare costantemente noi stessi e la nostra vita: questo ci porta ad avere una tensione continua che non ci permette di scoprire veramente chi siamo e di gioire della vita, di godere pienamente della vita, di dare valore all’essere in vita come unico e più prezioso bene.
Se la vita è un banchetto, allora è sempre presente una dimensione gioiosa che è molto importante riscoprire e con cui ci si può sintonizzare; come in un banchetto ci vengono serviti dei piatti che ci piacciono e altri che non ci piacciono, ma questo non sminuisce la gioiosità del banchetto, così nella vita abbiamo sia esperienze piacevoli che spiacevoli, ma questo non inficia la dimensione gioiosa della vita: anzi, proprio perché ci sono esperienze spiacevoli, allora possiamo apprezzare quelle piacevoli; lo spiacevole esiste in relazione al piacevole, e il piacevole esiste in relazione allo spiacevole. L’uno “definisce” l’altro reciprocamente.
La gioia è quel senso di meraviglia che apprezza e accoglie la totalità della nostra esperienza: purtroppo tendiamo a non essere sintonizzati con questa dimensione della vita. Già Lucrezio, poeta latino, affermava
In primo luogo il luminoso e puro colore del cielo e quanto esso contiene in sé, gli astri vaganti in ogni parte, e la luna e il sole con lo splendore della luce chiarissima; se tutte queste cose, ora, per la prima volta, apparissero agli uomini, se d’improvviso si presentassero loro, senza alcun preavviso, quale mai si potrebbe dire meraviglia più grande, cosa che nessuno prima avrebbe nemmeno osato credere possibile? Niente, io penso: niente sarebbe altrettanto notevole di questo, così meravigliosa sarebbe la vista. Eppure, per la stanchezza di vederlo a sazietà, nessuno ormai si degna di levare lo sguardo alle volte lucenti del cielo.

Quindi già Lucrezio, vissuto nel primo secolo prima dell’era cristiana, si lamentava dell’incapacità dell’essere umano di meravigliarsi della vita: oggi è altrettanto importante ribadire l’importanza di risvegliare dentro di noi la capacità di sintonizzarsi con questo modo di sentire, che ci permette di riconciliarci e apprezzare di nuovo la nostra esistenza, nella sua quotidianità, cioè di riscoprire la bellezza e lo stupore nelle esperienze ordinarie. È una sensazione di appagamento di interiore, un cuore contento che apprezza ciò che siamo, così come siamo, che apprezza ciò che facciamo, così come lo facciamo, che apprezza le circostanze della vita, così come sono.
Il maestro indiano del secolo scorso Nisargadatta Maharaj affermava: La meraviglia è l’alba della saggezza. Stupirsi costantemente è un sadhana (una pratica).

Certe volte la pratica meditativa, la pratica di mindfulness, viene proposta come uno strumento per ottenere uno scopo che viene presentato come lontano, qualcosa che ora non c’è e che desideriamo raggiungere: sebbene non del tutto errato, questo modo di vedere è parziale e, per certi versi, fuorviante.
La pratica contemplativa non ha nessuno scopo, se non se stessa, se non lo sviluppo di un atteggiamento contemplativo nei confronti della vita: la consapevolezza, la tranquillità, la gioia, l’equanimità, la gentilezza, la compassione sono sia la via che il risultato.
Vorrei quindi concludere con una citazione di Nisargadatta Maharaj che ci riconcilia con il fluire della vita, con la semplicità e naturalezza del suo svolgersi:
Quando hai capito che la destinazione è la strada e che tu sei sempre sulla strada, non per giungere a destinazione, ma per godere della sua bellezza e della sua saggezza, la vita cessa di essere un dovere e diventa semplice e naturale, una beatitudine in sé e per sé.

 

di Pietro Thea

[/fusion_text]

If you care to live only what you are going through, that is, the present, you can live the time that remains until death, without disturbance, with kindness and serenity.

– Marco Aurelio

In this article I will explain some considerations about the Mindfulness theme, providing first, a general introduction then suggesting some ideas about its point of strength and weakness; The final part underlines how the mindfulness, generally, conceived as contemplative approach to life, can help us to renew those serenity and happiness we all wish to find, above all in our society where frenzy and craving rule.

A Set of natural qualities to nurture:

Below, I’ll give you a general introduction to Mindfulness approach with some thoughts that can be summarized in 5 points:

  1. Mindfulness is not a new fashion from The United States, even if the protocols MBSR(Mindfulness Based Stress Reduction) and MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy)have been developed and confirmed as practices for the management and stress decrease and for psychological therapy in Anglo-Saxon world.
  2. Even though Mindfulness derives from  theories and  meditative techniques, that  we know and practice today in Western Culture thanks to Buddhism, it is not considered as oriental mystical-esoteric tradition.
  3. It is not a new discovery of Medicine and Psychology, although for the last few years a deep scientific research has been done on the beneficial effects of mindfulness practice and the scientific protocols have been based on this meditative practice to improve and to cure many psychic and physical pathologies.
  4. Mindfulness practice consists in cultivating a natural quality or in training a set of natural qualities that let us to live better, that involve  the totality of our existence, our way to approach ourselves, the others and the world.
  5. Being these qualities natural, so characteristics of each human being, their nourishment can be found also in our western philosophical tradition, even if we have lost the techniques and the spirt of them in times.

Therefore, I would like to start from point number 5  to underline, with the words of the French philosopher Pierre Hadot, how the training of attention and of the mental presence was a basic part for the philosophical training in ancient times:

Abbiamo detto che l’atteggiamento fondamentale del filosofo stoico o platonico era la prosochè ( προσοχε) l’attenzione a se stesso, la vigilanza di ogni istante. L’uomo “vigile” è sempre perfettamente cosciente non solo di ciò che fa, ma anche di ciò che è, ossia della sua posizione nel cosmo e del suo rapporto con Dio.

By reading “Meditations” written by Markus Aurelius, the roman emperor but also a Stoic philosopher (II century), it can be found how he is constantly referred to the importance of living the present time, as it has been underlined above in the first quote of the article.

We can find a constant presence, but always hidden or not well known, of the emphasis of living the present time in the western history of thought, in literature, in poems, as the following quotes from Walden, by Henry David Thoreau, prove:

There were times when I could not afford to sacrifice the bloom of the present moment to any work, whether of the head or hands. I love a broad margin to my life. 

Or as it is expressed by Goethe in the passage below:

Ora per ora 
La vita ci è data con gesto amico. 
Il lascito di ieri è poca cosa, 
e il sapere di domani è proibito. 
[…] Fai dunque come me, e guarda 
con letizia del saggio l’attimo negli occhi. Non indugiare.

Vagli incontro rapido, benevolo, ricco di vita,

sii così nell’agire , così per la gioia nell’amare.                                                                                                                                                 Dovunque sarai sii tutto questo, come un bambino,                                                                                                                                       così sarai tutto, da nessuno sarai vinto.

Goethe – Elegia

bimbo e oche

In 1881, Thomas William Rhys Davids, the Pali language researcher( 1843-1922) was the first to translate the word palisati with the word mindfulness: since that moment this English word has been used as one of the possible translation; in fact the word sati can be translated in English with “attention” “presence” “awareness” like in Italian.

As it can be noticed, even though this meaning is referred to a particular quality of attention and way of being in the present time, the semantic field is really vast and complex. In fact, it’s been 2500 years that, in Buddhism, in addition to practising mindfulness, its various aspects and characteristics have been discussed. Generally, we can state that there are two main aspects involved: the first one is the mental presence, the reporting and the conservation our mind in the present. The second one is the knowledge, re-identification of what we are experiencing in a precise moment, as it is well and efficiently explained by Achaan Chan, great master of the Thai Buddhist forest tradition:

Sati is the ability to bring us back to this, as when we ask, “What am I doing? ‘”.
Sampajañña is the realization that at this moment I’m doing this or that.

In the ‘70s Jon Kabat-Zinn begun to formulate and then to teach the stress reduction method based on awareness (MBSR-Mindfulness Based Stress Reduction) at the Stress Reduction Clinic (where he was the senior manager) of the University of Massachusetts Medical School.

This method consists in eight weeks course during which three techniques are taught and practiced:

  1. Awareness Meditation (derived from Vipassana and Chan-Zen meditative traditions)
  2. Yoga positions (asana)
  3. Body Scan, intended as our body exploration or awareness rotation. This is a practice, made in supine position, that consists in moving the awareness inside different parts of the body. We find it presented in different forms in many traditions.

In the 80s the MBSR protocol was widely used, becoming affirmed in the American sanitary assistance field; in the 90s MBCT ( Mindfulness Based Cognitive Therapy)was developed by three researchers and psychiatrists ( Mark Williams, Zindel Segal and John Teasdale). At first, it was applied for the treatment and prevention of depression, then for other pshycological issues. Recently, the practices based on Mindfulness became widespread. They were used not only in medical and psychological field, not only proposed in the most important Universities as degree courses, but even in the Education field, as in prisons. After the fact that Google offered its staff a Stress Management and Reduction course, called “Search Inside Yourself”, since 2007 many companies have followed this example.

Jon Kabat-Zinn defines Mindfulness as “Mindfulness means paying attention in a particular way; On purpose, in the present moment, and non judgmentally.” Suzuki Roshi, one of the most important Japanese zen master in the West of the last century, states: “We pay attention with respect and interest, not in order to manipulate, but to understand what is true. And seeing what is true, the heart becomes free.”

Summarizing and finishing this introduction, we can state that with the word mindfulness, we refer to three concepts at the same time:

  1. A set of natural qualities, possessed by every human being, at least from a skills point of view;
  2. The nourishment process of these qualities, that are techniques and the way of implementation of these ones.
  3. The result, the outcome of our practice : if we grow carrots we harvest carrots, if we nurture awareness, tranquillity, happiness, equanimity, kindness, empathy, we are these qualities.

Strength and weakness of the present western approach to Mindfulness.

Undoubtedly, the MBSR and MBCT protocols have many important and evident merits:

  1. First of all, thanks to the great commitment of Jon Kabat-Zinn and his devotees, the meditation and Yoga practices were accepted by the scientific community( both medical and psychological) , showing effectiveness, forcefulness and benefits of these thousand-year-old practises with hundreds of scientific research: for example, try to think that , since 2013, 549 of scientific publications about Mindfulness have been counted: works with the collaboration of the most important academic, medical or psychiatric centres, above all in the United States and England.
  2. To achieve this outcome the contemplative practises were shaped on our laic and scientific culture: adapting them, for example, to our society and to the 21st century language, metaphors, symbols proposed by the tradition.
  3. With undeniable success, the meditative practice was proposed, principally as a reduction stress technique and as a psychotherapy form.
  4. In this way, Buddhism and Yoga practises were made accessible to a wide range of people that, however, would have not been interested in and, therefore, would have not benefited it.

These strong points, if observed from a different point of view, can be considered also as weaknesses, critical aspects on which need a consideration.

Pietro Thea 3In Buddhism we speak about “right Mindfulness” or, we could say, also “correct Mindfulness”: we can deduce from this that, since the times of Buddha, it was recognized an inappropriate and unhealthful use of mental presence.

We could provide simple examples: a thief or a killer must be deeply concentrated, but their concentration is not considered right for themselves or for the community they live in. Therefore, the mental presence, to be right, to be a benefit for the self and for the others, cannot be detached from other aspects of the path ( for example, from those of ethical cognizance and wisdom).

During the process of making the Buddhist practises approachable in Western culture, very often it has been underestimated (sometimes completely eliminated) the teaching of ethical sensitivity, which is important in Buddhism as well as in the West.

What about teaching Mindfulness to the employees of a multinational company destroying the planet? Is it right or is it not? Of course, its stressed workers can take advantage of the stress reduction courses: this make the multinational company to destroy the planet more efficiently.

And what about teaching stress reduction to military staff members? Is it right ?

Having integrated the Buddhist contemplative practice in a scientific vision of the world and still dominated by the Cartesian dualism, by the mind-body split, by the subject-object split, by a mechanistic and reductionist point of view, made it possible for the academic world and for a wide audience to accept such practices, but it has perhaps changed the profound nature. For example it has gone from pursuing awakening to promote stress reduction, it has gone from the pursuit of liberation to a self-help technique that does not question the problems of society in which we live. What is the limit up to where it is useful and appropriate to simplify and adapt the teachings of the Buddhist traditions and Yoga without degenerate them? The challenge in our time is to present the teachings and practices in a manner suited to Westerners, without distorting the essence, maintaining its principles. The MBSR and MBCT protocols really respond to this challenge, or, focusing mainly on the improvement of the attention on the present moment awareness, and stress reduction not overly restrict the scope of the Buddhist teachings?

I think that the Buddhism and Yoga life point of view are really different from the atomistic and mechanistic ones still dominating the scientific world: I conclude this part with a greeting, formulated in his last conference by Gregory Bateson, one of the best western thinkers and important figure for anthropology, psychology, cybernetics and epistemology of the last century: I think maybe the monstrous disease atomistic individual level, family level, national level and international level – the pathology of wrong thinking in which we all live – can eventually be corrected by the magnificent discovery of those relationships that are contained in the nature and that make up the beauty of nature.

Expanding Mindfulness horizon: a contemplative approach to life

The how is the art of life, and life is always the art of the impossible. – Raimon Panikkar

Having on the personal horizon goals like the stress reduction or the no relapse into depression or the improvement in managing some psycho-physical pathologies , it is actually valiant , but, in my opinion, it seems to limit our capacities. The contemplative approach( Mindfulness in itself) has always had, since ancient times, as aims a happy, joyful, serene, no turmoil life to live.

In the East as in the West, at least for 2500 years, all the various contemplative traditions recognize the basic human desire for happiness. Two thousand years ago, in the Manual of Epictetus, philosophical text of the Stoic tradition, we read: “Do not try to make sure that what happen happens as you wish, but wish that what happens flows as it is supposed to do, and the course of your life will be happy.”

It is echoed by the contemporary philosopher Pierre Hadot: “Happiness is precisely the moment when the man is entirely in accord with nature.”

In the three philosophical traditions Stoic, Epicurean and Skeptical, although there were some very different worldviews, so a different philosophical practice, is recognized as a fundamental objective ataraxia, whose meaning is peace, absence of agitation, disturbance: a happiness expressed as a lack of that frenzy, worry, anxiety, emotional reactivity that characterize our daily lives.

Pietro Thea 1

The contemplative medieval philosopher Ramon Lullo states: “Philosophus semper est laetus”, the philosopher is always happy; makes echo of this Raimon Panikkar, contemporary contemplative philosopher, who exhorts us to rediscover that “we were invited to the banquet of life”; the poet E.B. White writes: “There are two ways to navigate through this world: one is to improve the lives and the other is to enjoy life.”


In our society, we are obsessed with wanting to improve ourselves and our lives: this leads us to have a constant tension that does not allow us to really find out who we are and to enjoy life, to enjoy life fully, to give value to be human being as unique and most valuable asset. If life is a banquet, then it is always a joyful dimension that is very important to rediscover and with which you can tune; as in a banquet we are served the dishes that we like and others we do not like, but this does not diminish the joyfulness of the banquet, so in life we have both pleasant and unpleasant experiences, but this does not nullify the joyful dimension of life: indeed, it is because of unpleasant experiences, then we can enjoy the pleasant ones; the unpleasant exists in relation to the pleasant, and the pleasant exists in relation to the unpleasant. The one “defines” the other mutually.

The joy is that sense of wonder that appreciates and welcomes the totality of our experience, but unfortunately we tend not to be attuned to this dimension of life. Lucretius, the Roman poet, wrote:

First, the bright and pure color of the sky and what it contains in itself, the wandering stars in every part, and the moon and the sun with the splendor of bright light; if all these things, now, for the first time, suddenly appeared to men, where ever you might say greatest wonder, something that no one before he even dared to believe possible? Nothing, I think, would be nothing less remarkable than this, so the view would be wonderful. Yet, for fatigue to see it constantly, now no one deigns to lift the eyes to the bright times of the sky.

So Lucretius, who lived in the first century before the Christian era, lamented the inability of human beings to be amazed by life: today it is equally important to stress the importance of awakening within us the ability to tune with this way of feeling , which allows us to reconcile us and appreciate our existence, in everyday life, that is to rediscover the beauty and the wonder in the ordinary experiences. It’s a feeling of inner contentment, a happy heart that appreciates what we are, as we are, who appreciates what we do, as we do, appreciating the circumstances of life, as they are.The last century Indian master Maharaj stated: The wonder is the dawn of wisdom. Constantly being amazed is a sadhana (practice).

Sometimes meditative practice, the practice of mindfulness, is proposed as a tool to achieve a purpose which is presented as far away, something that is not here and now, but in the future: Although not entirely wrong, this view is partial and, in some ways, misleading.

Contemplative practice has no purpose, if not herself, if not the development of a contemplative attitude towards life: the awareness, peace, joy, equanimity, kindness, compassion are the results.

Therefore, I would like to conclude with a quotation from Nisargadatta Maharaj who reconciles us with the flow of life, with the simplicity and naturalness of its development:

When you realized that the destination is the way and that you are always on the road, not to reach its destination, but to enjoy its beauty and wisdom, life ceases to be a duty, and it becomes easy and natural, a bliss in and of itself.

by Pietro Thea

[/fusion_text]

Se ti preoccupi di vivere solo ciò che stai vivendo , cioè il presente, potrai vivere il tempo che ti rimane fino alla morte , senza turbamento, con benevolenza e serenità.    

– Marco Aurelio

In questo articolo presento alcune riflessioni personali sul tema della mindfulness, fornendone inizialmente una introduzione generale, e poi proponendo alcune considerazioni sui suoi punti di forza e di debolezza; nella parte finale metto in evidenza come la mindfulness, nel senso più ampio e integrale di questo termine, cioè come approccio contemplativo alla vita, possa aiutarci a ritrovare quella serenità e felicità, a cui tutti aspiriamo, soprattutto nella nostra società dove la frenesia e l’agitazione la fanno da padrone.

Un insieme di qualità naturali che possiamo coltivare

Di seguito fornisco una presentazione generale sull’approccio mindfulness attraverso alcune riflessioni che si possono sintetizzare in 5 punti:

  1. Mindfulness non è una nuova moda proveniente dagli Stati Uniti, sebbene ovviamente i protocolli MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) e MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) siano stati sviluppati e si siano affermati come pratiche di gestione e riduzione dello stress e di terapia psicologica nel mondo anglosassone;
  2. Non è nemmeno una tradizione mistico-esoterica orientale, sebbene la teoria e le tecniche meditative che oggi conosciamo e pratichiamo anche in occidente, e che fanno parte delle pratiche di mindfulness, siano principalmente state sviluppate in oriente, e in particolar modo nella tradizione del Buddhismo;
  3. Non è neppure una nuova scoperta della scienza medica e psicologica, benché certamente, negli ultimi anni, si sia fatta molta ricerca scientifica sugli effetti benefici della pratica di mindfulness, e siano stati definiti dei protocolli scientifici basati su tale pratica meditativa per migliorare e curare svariate patologie sia psichiche che fisiche;
  4. L’approccio mindfulness consiste nella coltivazione di una qualità naturale, o meglio, nell’allenare un insieme di qualità naturali che ci permettono di vivere meglio, e che coinvolgono la totalità della nostra esistenza, il come ci mettiamo in relazione con noi stessi, con gli altri e con il mondo;
  5. Poichè tali qualità sono appunto naturali, cioè sono presenti in ogni essere umano, in occidente come in oriente, la coltivazione di tali qualità è presente anche nella nostra tradizione sapienziale-filosofica occidentale, sebbene nei secoli siano andate perse le tecniche e lo spirito di tali pratiche.

Vorrei partire proprio da questo ultimo punto mettendo in evidenza, attraverso le parole del filosofo francese Pierre Hadot, come l’allenamento dell’attenzione, della presenza mentale fosse parte integrante del training filosofico dell’antichità:

Abbiamo detto che l’atteggiamento fondamentale del filosofo stoico o platonico era la prosochè ( προσοχε) l’attenzione a se stesso, la vigilanza di ogni istante. L’uomo “vigile” è sempre perfettamente cosciente non solo di ciò che fa, ma anche di ciò che è, ossia della sua posizione nel cosmo e del suo rapporto con Dio.

Se, ad esempio, si leggono i Pensieri di Marco Aurelio, imperatore romano ma anche filosofo Stoico vissuto nel II secolo, si trova un costante riferimento all’importanza di vivere nel presente, come ben evidenziato dalla citazione che ho inserito all’inizio di questo articolo.                                                                                                                                                                                                                 L’enfasi sul vivere nel presente percorre, come una corrente sotterranea, forse nascosta e poco conosciuta, tutto lo sviluppo del pensiero occidentale, non solo filosofico ma anche, nella letteratura e nella poesia, come ben testimoniato dalle seguenti citazioni di Henry David Thoreau, tratte da libro Walden ovvero Vita nei Boschi:

A volte non potevo permettermi di sacrificare a nessun lavoro, sia mentale che materiale, il fiore del momento presente. …   Per noi spunta solo quel giorno al cui sorgere siamo svegli.

Oppure come espresso dalla seguente poesia di Goethe:
Ora per ora
La vita ci è data con gesto amico.
Il lascito di ieri è poca cosa,
e il sapere di domani è proibito.
[…] Fai dunque come me, e guarda
con letizia del saggio l’attimo negli occhi. Non indugiare.

Vagli incontro rapido, benevolo, ricco di vita,

sii così nell’agire , così per la gioia nell’amare.                                                                                                                                                 Dovunque sarai sii tutto questo, come un bambino,                                                                                                                                       così sarai tutto, da nessuno sarai vinto.

Goethe – Elegia 

bimbo e oche

Per primo, nel 1881, lo studioso della lingua pali Thomas William Rhys Davids (1843–1922) tradusse il termine pali sati con la parola inglese mindfulness: da quel momento tale parola inglese è entrata in uso come una delle possibili traduzioni; infatti il termine sati può e viene reso in inglese anche con attention, presence, awareness e in italiano principalmente con attenzione, presenza mentale e consapevolezza.

Da ciò si evince che, sebbene certamente il significato faccia riferimento ad una particolare qualità di attenzione, ad un modo di essere nel presente, il campo semantico sia molto vasto e articolato ed infatti sono 2500 anni che nel Buddhismo, oltre che praticare mindfulness, si discute sulle sue varie sfumature e caratteristiche.
In generale possiamo dire che ci sono due principali aspetti coinvolti, uno è la presenza mentale, il riportare e mantenere la mente nel momento presente, e l’altra è il sapere, il ri-conoscere ciò che stiamo sperimentando, nel momento in cui lo sperimentiamo, come spiegato in modo semplice, diretto ed efficace da Achaan Chah, grande maestro della tradizione Buddhista Tailandese della foresta:
Sati è la capacità di riportarci al presente, come quando ci chiediamo “Cosa sto facendo?”.
Sampajanna è la consapevolezza che sto facendo questo e quest’altro.

Negli anni ‘70 Jon Kabat-Zinn ha iniziato a definire e poi insegnare il metodo di riduzione dello stress basato sulla consapevolezza (MBSR- Mindfulness Based Stress Reduction) presso la Stress Reduction Clinic (di cui era direttore) alla University of Massachusetts Medical School.
Il metodo consiste in un corso di otto settimane dove vengono insegnate e praticate 3 tecniche:

  1. La Meditazione di Consapevolezza (derivata dalle tradizioni meditative Vipassana e Chan-Zen)
  2. Le posizioni (asana) dello Yoga
  3. L’esplorazione del corpo o rotazione della consapevolezza (Body Scan in inglese, una pratica in posizione supina che consiste nel muovere la consapevolezza nelle varie parti del corpo, pratica presente in varie forme in molte tradizioni)

Negli anni ’80 il protocollo MBSR viene utilizzato e si afferma nell’ambito dell’assistenza sanitaria americana; quindi, negli anni ’90, viene sviluppato il protocollo MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) dai tre ricercatori e psichiatri Mark Williams, Zindel Segal e John Teasdale: il protocollo viene inizialmente applicato nella cura e prevenzione della depressione e poi, via via, per molte altri problemi di natura psicologica.
Negli ultimi anni la diffusione delle pratiche basate sulla mindfulness nel mondo anglosassone ha avuto una vera e propria esplosione: oltre che utilizzato in ambito medico e psicologico, vengono proposti corsi di laurea nelle più prestigiose università, viene utilizzata nel campo dell’educazione, come anche nelle carceri; e dal 2007, dopo che Google ha iniziato ad offrire un programma di gestione e riduzione dello stress ai propri dipendenti chiamato Search Inside Yourself, moltissime aziende ne hanno seguito l’esempio.

Jon Kabat-Zinn definisce la mindfulness come il “processo di prestare attenzione in modo intenzionale, nel momento presente, in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, di momento in momento”.
Suzuki Roshi, uno dei più importanti maestri zen Giapponesi venuti ad insegnare in occidente nel secolo scorso, afferma: “Prestiamo attenzione con rispetto e interesse, non per manipolare, ma per comprendere quello che è vero. E vedendo ciò che è vero, il cuore diventa libero”.

Provando a riassumere e concludere questa parte introduttiva, si può affermare che con il termine mindfulness si intendono contemporaneamente tre cose:

  1. un insieme di qualità  naturali, qualità che sono in ogni essere umano, per lo meno a livello di potenzialità;
  2. il processo di coltivazione di queste qualità, cioè le tecniche e l’attività di attualizzare, di “far essere” queste qualità;
  3. il risultato, il frutto della nostra pratica: se coltiviamo carote raccogliamo carote, se coltiviamo la consapevolezza, la tranquillità, la gioia, l’equanimità, la gentilezza, la compassione, noi “incarniamo” proprio queste qualità.

Punti di forza e punti di debolezza del corrente approccio occidentale alla Mindfulness

Indubbiamente i protocolli MBSR e MBCT hanno pregi molto importanti ed evidenti:

  1. Innanzitutto Jon Kabat-Zinn ed i suoi epigoni hanno avuto il grande merito di far accettare le pratiche della meditazione e dello yoga alla comunità scientifica, sia medica che psicologica, dimostrando l’efficacia, la validità e i benefici di tali pratiche millenarie con centinaia di ricerche scientifiche: basti pensare che solo nel 2013 sono state censite 549 pubblicazioni scientifiche sulla mindfulness, redatte da centri universitari, medici o psichiatrici di primo ordine, principalmente negli Stati Uniti e in Inghilterra;
  2. Per ottenere questo risultato si è adattato, certamente anche in modo intelligente e per certi versi appropriato, le pratiche contemplative alla nostra cultura laica e scientifica: ad esempio adattando alla società e allo stile di vita del 21 secolo il linguaggio, le metafore utilizzate, i simboli proposti dalla tradizione;
  3. La pratica meditativa è stata proposta con innegabile successo, principalmente come tecnica di riduzione dello stress e come una forma di psicoterapia;
  4. In questo modo, le pratiche del Buddhismo e dello Yoga, sono state rese accessibili ad un vasto pubblico di persone che, in generale, non sarebbe stato interessato a tali metodi, e quindi non ne avrebbe potuto beneficiare.

Questi stessi punti di forza, se osservati sotto un’altra angolazione, possono essere considerati anche i punti di debolezza, gli aspetti che hanno delle criticità su cui riflettere.

Nella tradizione Buddhista si parla di “retta consapevolezza”, potremmo anche dire “mindfulness appropriata”: da questo si evince chiaramente che fin dai tempi del Buddha veniva riconosciuta Pietro Thea 3la possibilità di un utilizzo della presenza mentale non appropriato, non salutare, che non porta beneficio. Per comprendere meglio si possono proporre esempi molto semplici: certamente un ladro o un killer di professione devono avere una grande concentrazione, non possono essere distratti, ma questo non significa che il loro operato sia appropriato, e di beneficio per se stessi e per la comunità in cui vivono. Ne consegue che la presenza mentale, per essere appropriata, almeno dal punto vista Buddhista, non può essere allenata in modo separato dagli altri aspetti del sentiero, cioè quelle qualità relative alla sensibilità etica e alla saggezza. In occidente, nel processo di rendere accessibili le pratiche del Buddhismo e dello Yoga, spesso si è sottovalutato, e qualche volta si è eliminata del tutto, quella parte degli insegnamenti relativi alla coltivazione della sensibilità etica: aspetto integrante e inscindibile di entrambe le tradizioni.
Insegnare mindfulness ai dipendenti di una multinazionale che distrugge il pianeta è appropriato oppure no? Certo gli impiegati della multinazionale sono stressati e quindi possono beneficiare dei corsi di riduzione dello stress: questo però permette alla multinazionale di distruggere più efficacemente il pianeta.
Tenere corsi di riduzione dello stress a personale militare è appropriato oppure no?

Aver inserito la pratica contemplativa Buddhista in una visione del mondo scientifica, e quindi ancora largamente dominata dal dualismo Cartesiano, dalla scissione mente-corpo, dalla scissione soggetto-oggetto, da un modo di vedere sostanzialmente meccanicista e riduzionista, da una parte ha permesso di far accettare tali pratiche al mondo accademico e ad un vasto pubblico, ma dall’altra ne ha forse modificato la natura profonda. Ad esempio si è passati dal perseguire il risveglio al favorire la riduzione dello stress, si è passati dalla ricerca della liberazione ad una tecnica di self-help che non mette in discussione i problemi della società in cui viviamo. Quale è il limite fino a dove è utile e appropriato semplificare e adattare gli insegnamenti delle tradizioni Buddhista e Yoga, senza snaturali? La sfida nella nostra epoca è quella di presentare gli insegnamenti e le pratiche in maniera adatta agli occidentali, senza distorcerne l’essenza, mantenendo fermi i principi. I protocolli MBSR e MBCT rispondono veramente a questa sfida, oppure, focalizzandosi principalmente sul miglioramento dell’attenzione, sulla consapevolezza del momento presente, e sulla riduzione dello stress non restringono eccessivamente la portata degli insegnamenti Buddhisti?

A me pare che il modo di vedere del Buddhismo e dello Yoga sia molto lontano dalla visione atomistica, meccanicista tuttora dominante nel mondo scientifico: concludo quindi questa parte con l’augurio formulato nella sua ultima conferenza da Gregory Bateson, uno dei migliori pensatori occidentali del secolo scorso, che ha fornito contributi importanti all’antropologia, alla psicologia, alla cibernetica, all’epistemologia:
Credo che forse la mostruosa patologia atomistica a livello individuale, a livello familiare, a livello nazionale e a livello internazionale – la patologia del pensiero sbagliato in cui tutti noi viviamo – possa alla fine essere corretta dalla grandiosa scoperta di quelle relazioni che sono contenute nella natura e che costituiscono la bellezza della natura. 

Ampliare l’orizzonte della Mindfulness: un approccio Contemplativo alla Vita

Il come è l’arte della vita, e la vita è sempre l’arte dell’impossibile. – Raimon Panikkar 

Darsi come obiettivo, come orizzonte della propria pratica, la riduzione dello stress o il non ricadere nella depressione, oppure il migliorare la gestione di un qualche stato patologico psico-fisico, è certamente una cosa valida, ma, a me pare che limiti un po’ le nostre potenzialità: la pratica contemplativa (mindfulness nel suo senso più ampio e integrale) ha sempre avuto, nei millenni, come aspirazione il vivere una vita felice, gioiosa, serena, senza turbamento. 

In oriente come in occidente, almeno da 2500 anni, un po’ in tutte le varie tradizioni contemplative si riconosce l’aspirazione fondamentale dell’essere umano alla felicità.
Duemila anni fa, nel Manuale di Epitteto, testo filosofico della tradizione Stoica, troviamo scritto:

Non cercare di fare in modo che ciò che accade accada come desideri, ma desidera che ciò che accade accada come accade, e il corso della tua vita sarà lieto.
Gli fa eco il filoso contemporaneo Pierre Hadot : La felicità è precisamente l’istante in cui l’uomo è interamente in accordo con la natura.
Nelle tre tradizioni filosofiche Stoica, Epicurea e Scettica, sebbene vi fossero delle visioni del mondo molto diverse, e quindi una differente pratica filosofica, si riconosceva come obiettivo fondamentale l’atarassia, il cui significato è tranquillità, assenza di agitazione, di turbamento: una felicità espressa come mancanza di quella frenesia, preoccupazione, ansietà, reattività emotiva che caratterizzano invece il nostro vivere quotidiano.

Pietro Thea 1Il filosofo contemplativo medievale Raimondo Lullo affermava: «Philosophus semper est laetus», il filosofo è sempre lieto; gli fa eco Raimon Panikkar, filosofo contemplativo contemporaneo, che ci esorta a riscoprire che “siamo stati invitati al banchetto della vita”; il poeta E.B. White scrive: “Ci sono due modi di navigare attraverso questo mondo: uno e’ quello di migliorare la vita e l’altro è quello di gioire della vita.”
Nella nostra società siamo ossessionati dal dover migliorare costantemente noi stessi e la nostra vita: questo ci porta ad avere una tensione continua che non ci permette di scoprire veramente chi siamo e di gioire della vita, di godere pienamente della vita, di dare valore all’essere in vita come unico e più prezioso bene.
Se la vita è un banchetto, allora è sempre presente una dimensione gioiosa che è molto importante riscoprire e con cui ci si può sintonizzare; come in un banchetto ci vengono serviti dei piatti che ci piacciono e altri che non ci piacciono, ma questo non sminuisce la gioiosità del banchetto, così nella vita abbiamo sia esperienze piacevoli che spiacevoli, ma questo non inficia la dimensione gioiosa della vita: anzi, proprio perché ci sono esperienze spiacevoli, allora possiamo apprezzare quelle piacevoli; lo spiacevole esiste in relazione al piacevole, e il piacevole esiste in relazione allo spiacevole. L’uno “definisce” l’altro reciprocamente.
La gioia è quel senso di meraviglia che apprezza e accoglie la totalità della nostra esperienza: purtroppo tendiamo a non essere sintonizzati con questa dimensione della vita. Già Lucrezio, poeta latino, affermava
In primo luogo il luminoso e puro colore del cielo e quanto esso contiene in sé, gli astri vaganti in ogni parte, e la luna e il sole con lo splendore della luce chiarissima; se tutte queste cose, ora, per la prima volta, apparissero agli uomini, se d’improvviso si presentassero loro, senza alcun preavviso, quale mai si potrebbe dire meraviglia più grande, cosa che nessuno prima avrebbe nemmeno osato credere possibile? Niente, io penso: niente sarebbe altrettanto notevole di questo, così meravigliosa sarebbe la vista. Eppure, per la stanchezza di vederlo a sazietà, nessuno ormai si degna di levare lo sguardo alle volte lucenti del cielo.

Quindi già Lucrezio, vissuto nel primo secolo prima dell’era cristiana, si lamentava dell’incapacità dell’essere umano di meravigliarsi della vita: oggi è altrettanto importante ribadire l’importanza di risvegliare dentro di noi la capacità di sintonizzarsi con questo modo di sentire, che ci permette di riconciliarci e apprezzare di nuovo la nostra esistenza, nella sua quotidianità, cioè di riscoprire la bellezza e lo stupore nelle esperienze ordinarie. È una sensazione di appagamento di interiore, un cuore contento che apprezza ciò che siamo, così come siamo, che apprezza ciò che facciamo, così come lo facciamo, che apprezza le circostanze della vita, così come sono.
Il maestro indiano del secolo scorso Nisargadatta Maharaj affermava: La meraviglia è l’alba della saggezza. Stupirsi costantemente è un sadhana (una pratica).

Certe volte la pratica meditativa, la pratica di mindfulness, viene proposta come uno strumento per ottenere uno scopo che viene presentato come lontano, qualcosa che ora non c’è e che desideriamo raggiungere: sebbene non del tutto errato, questo modo di vedere è parziale e, per certi versi, fuorviante.
La pratica contemplativa non ha nessuno scopo, se non se stessa, se non lo sviluppo di un atteggiamento contemplativo nei confronti della vita: la consapevolezza, la tranquillità, la gioia, l’equanimità, la gentilezza, la compassione sono sia la via che il risultato.
Vorrei quindi concludere con una citazione di Nisargadatta Maharaj che ci riconcilia con il fluire della vita, con la semplicità e naturalezza del suo svolgersi:
Quando hai capito che la destinazione è la strada e che tu sei sempre sulla strada, non per giungere a destinazione, ma per godere della sua bellezza e della sua saggezza, la vita cessa di essere un dovere e diventa semplice e naturale, una beatitudine in sé e per sé.

 

di Pietro Thea

If you care to live only what you are going through, that is, the present, you can live the time that remains until death, without disturbance, with kindness and serenity.

– Marco Aurelio

In this article I will explain some considerations about the Mindfulness theme, providing first, a general introduction then suggesting some ideas about its point of strength and weakness; The final part underlines how the mindfulness, generally, conceived as contemplative approach to life, can help us to renew those serenity and happiness we all wish to find, above all in our society where frenzy and craving rule.

A Set of natural qualities to nurture:

Below, I’ll give you a general introduction to Mindfulness approach with some thoughts that can be summarized in 5 points:

  1. Mindfulness is not a new fashion from The United States, even if the protocols MBSR(Mindfulness Based Stress Reduction) and MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy)have been developed and confirmed as practices for the management and stress decrease and for psychological therapy in Anglo-Saxon world.
  2. Even though Mindfulness derives from  theories and  meditative techniques, that  we know and practice today in Western Culture thanks to Buddhism, it is not considered as oriental mystical-esoteric tradition.
  3. It is not a new discovery of Medicine and Psychology, although for the last few years a deep scientific research has been done on the beneficial effects of mindfulness practice and the scientific protocols have been based on this meditative practice to improve and to cure many psychic and physical pathologies.
  4. Mindfulness practice consists in cultivating a natural quality or in training a set of natural qualities that let us to live better, that involve  the totality of our existence, our way to approach ourselves, the others and the world.
  5. Being these qualities natural, so characteristics of each human being, their nourishment can be found also in our western philosophical tradition, even if we have lost the techniques and the spirt of them in times.

Therefore, I would like to start from point number 5  to underline, with the words of the French philosopher Pierre Hadot, how the training of attention and of the mental presence was a basic part for the philosophical training in ancient times:

Abbiamo detto che l’atteggiamento fondamentale del filosofo stoico o platonico era la prosochè ( προσοχε) l’attenzione a se stesso, la vigilanza di ogni istante. L’uomo “vigile” è sempre perfettamente cosciente non solo di ciò che fa, ma anche di ciò che è, ossia della sua posizione nel cosmo e del suo rapporto con Dio.

By reading “Meditations” written by Markus Aurelius, the roman emperor but also a Stoic philosopher (II century), it can be found how he is constantly referred to the importance of living the present time, as it has been underlined above in the first quote of the article.

We can find a constant presence, but always hidden or not well known, of the emphasis of living the present time in the western history of thought, in literature, in poems, as the following quotes from Walden, by Henry David Thoreau, prove:

There were times when I could not afford to sacrifice the bloom of the present moment to any work, whether of the head or hands. I love a broad margin to my life. 

Or as it is expressed by Goethe in the passage below:

Ora per ora 
La vita ci è data con gesto amico. 
Il lascito di ieri è poca cosa, 
e il sapere di domani è proibito. 
[…] Fai dunque come me, e guarda 
con letizia del saggio l’attimo negli occhi. Non indugiare.

Vagli incontro rapido, benevolo, ricco di vita,

sii così nell’agire , così per la gioia nell’amare.                                                                                                                                                 Dovunque sarai sii tutto questo, come un bambino,                                                                                                                                       così sarai tutto, da nessuno sarai vinto.

Goethe – Elegia

bimbo e oche

In 1881, Thomas William Rhys Davids, the Pali language researcher( 1843-1922) was the first to translate the word palisati with the word mindfulness: since that moment this English word has been used as one of the possible translation; in fact the word sati can be translated in English with “attention” “presence” “awareness” like in Italian.

As it can be noticed, even though this meaning is referred to a particular quality of attention and way of being in the present time, the semantic field is really vast and complex. In fact, it’s been 2500 years that, in Buddhism, in addition to practising mindfulness, its various aspects and characteristics have been discussed. Generally, we can state that there are two main aspects involved: the first one is the mental presence, the reporting and the conservation our mind in the present. The second one is the knowledge, re-identification of what we are experiencing in a precise moment, as it is well and efficiently explained by Achaan Chan, great master of the Thai Buddhist forest tradition:

Sati is the ability to bring us back to this, as when we ask, “What am I doing? ‘”.
Sampajañña is the realization that at this moment I’m doing this or that.

In the ‘70s Jon Kabat-Zinn begun to formulate and then to teach the stress reduction method based on awareness (MBSR-Mindfulness Based Stress Reduction) at the Stress Reduction Clinic (where he was the senior manager) of the University of Massachusetts Medical School.

This method consists in eight weeks course during which three techniques are taught and practiced:

  1. Awareness Meditation (derived from Vipassana and Chan-Zen meditative traditions)
  2. Yoga positions (asana)
  3. Body Scan, intended as our body exploration or awareness rotation. This is a practice, made in supine position, that consists in moving the awareness inside different parts of the body. We find it presented in different forms in many traditions.

In the 80s the MBSR protocol was widely used, becoming affirmed in the American sanitary assistance field; in the 90s MBCT ( Mindfulness Based Cognitive Therapy)was developed by three researchers and psychiatrists ( Mark Williams, Zindel Segal and John Teasdale). At first, it was applied for the treatment and prevention of depression, then for other pshycological issues. Recently, the practices based on Mindfulness became widespread. They were used not only in medical and psychological field, not only proposed in the most important Universities as degree courses, but even in the Education field, as in prisons. After the fact that Google offered its staff a Stress Management and Reduction course, called “Search Inside Yourself”, since 2007 many companies have followed this example.

Jon Kabat-Zinn defines Mindfulness as “Mindfulness means paying attention in a particular way; On purpose, in the present moment, and non judgmentally.” Suzuki Roshi, one of the most important Japanese zen master in the West of the last century, states: “We pay attention with respect and interest, not in order to manipulate, but to understand what is true. And seeing what is true, the heart becomes free.”

Summarizing and finishing this introduction, we can state that with the word mindfulness, we refer to three concepts at the same time:

  1. A set of natural qualities, possessed by every human being, at least from a skills point of view;
  2. The nourishment process of these qualities, that are techniques and the way of implementation of these ones.
  3. The result, the outcome of our practice : if we grow carrots we harvest carrots, if we nurture awareness, tranquillity, happiness, equanimity, kindness, empathy, we are these qualities.

Strength and weakness of the present western approach to Mindfulness.

Undoubtedly, the MBSR and MBCT protocols have many important and evident merits:

  1. First of all, thanks to the great commitment of Jon Kabat-Zinn and his devotees, the meditation and Yoga practices were accepted by the scientific community( both medical and psychological) , showing effectiveness, forcefulness and benefits of these thousand-year-old practises with hundreds of scientific research: for example, try to think that , since 2013, 549 of scientific publications about Mindfulness have been counted: works with the collaboration of the most important academic, medical or psychiatric centres, above all in the United States and England.
  2. To achieve this outcome the contemplative practises were shaped on our laic and scientific culture: adapting them, for example, to our society and to the 21st century language, metaphors, symbols proposed by the tradition.
  3. With undeniable success, the meditative practice was proposed, principally as a reduction stress technique and as a psychotherapy form.
  4. In this way, Buddhism and Yoga practises were made accessible to a wide range of people that, however, would have not been interested in and, therefore, would have not benefited it.

These strong points, if observed from a different point of view, can be considered also as weaknesses, critical aspects on which need a consideration.

Pietro Thea 3In Buddhism we speak about “right Mindfulness” or, we could say, also “correct Mindfulness”: we can deduce from this that, since the times of Buddha, it was recognized an inappropriate and unhealthful use of mental presence.

We could provide simple examples: a thief or a killer must be deeply concentrated, but their concentration is not considered right for themselves or for the community they live in. Therefore, the mental presence, to be right, to be a benefit for the self and for the others, cannot be detached from other aspects of the path ( for example, from those of ethical cognizance and wisdom).

During the process of making the Buddhist practises approachable in Western culture, very often it has been underestimated (sometimes completely eliminated) the teaching of ethical sensitivity, which is important in Buddhism as well as in the West.

What about teaching Mindfulness to the employees of a multinational company destroying the planet? Is it right or is it not? Of course, its stressed workers can take advantage of the stress reduction courses: this make the multinational company to destroy the planet more efficiently.

And what about teaching stress reduction to military staff members? Is it right ?

Having integrated the Buddhist contemplative practice in a scientific vision of the world and still dominated by the Cartesian dualism, by the mind-body split, by the subject-object split, by a mechanistic and reductionist point of view, made it possible for the academic world and for a wide audience to accept such practices, but it has perhaps changed the profound nature. For example it has gone from pursuing awakening to promote stress reduction, it has gone from the pursuit of liberation to a self-help technique that does not question the problems of society in which we live. What is the limit up to where it is useful and appropriate to simplify and adapt the teachings of the Buddhist traditions and Yoga without degenerate them? The challenge in our time is to present the teachings and practices in a manner suited to Westerners, without distorting the essence, maintaining its principles. The MBSR and MBCT protocols really respond to this challenge, or, focusing mainly on the improvement of the attention on the present moment awareness, and stress reduction not overly restrict the scope of the Buddhist teachings?

I think that the Buddhism and Yoga life point of view are really different from the atomistic and mechanistic ones still dominating the scientific world: I conclude this part with a greeting, formulated in his last conference by Gregory Bateson, one of the best western thinkers and important figure for anthropology, psychology, cybernetics and epistemology of the last century: I think maybe the monstrous disease atomistic individual level, family level, national level and international level – the pathology of wrong thinking in which we all live – can eventually be corrected by the magnificent discovery of those relationships that are contained in the nature and that make up the beauty of nature.

Expanding Mindfulness horizon: a contemplative approach to life

The how is the art of life, and life is always the art of the impossible. – Raimon Panikkar

Having on the personal horizon goals like the stress reduction or the no relapse into depression or the improvement in managing some psycho-physical pathologies , it is actually valiant , but, in my opinion, it seems to limit our capacities. The contemplative approach( Mindfulness in itself) has always had, since ancient times, as aims a happy, joyful, serene, no turmoil life to live.

In the East as in the West, at least for 2500 years, all the various contemplative traditions recognize the basic human desire for happiness. Two thousand years ago, in the Manual of Epictetus, philosophical text of the Stoic tradition, we read: “Do not try to make sure that what happen happens as you wish, but wish that what happens flows as it is supposed to do, and the course of your life will be happy.”

It is echoed by the contemporary philosopher Pierre Hadot: “Happiness is precisely the moment when the man is entirely in accord with nature.”

In the three philosophical traditions Stoic, Epicurean and Skeptical, although there were some very different worldviews, so a different philosophical practice, is recognized as a fundamental objective ataraxia, whose meaning is peace, absence of agitation, disturbance: a happiness expressed as a lack of that frenzy, worry, anxiety, emotional reactivity that characterize our daily lives.

Pietro Thea 1

The contemplative medieval philosopher Ramon Lullo states: “Philosophus semper est laetus”, the philosopher is always happy; makes echo of this Raimon Panikkar, contemporary contemplative philosopher, who exhorts us to rediscover that “we were invited to the banquet of life”; the poet E.B. White writes: “There are two ways to navigate through this world: one is to improve the lives and the other is to enjoy life.”


In our society, we are obsessed with wanting to improve ourselves and our lives: this leads us to have a constant tension that does not allow us to really find out who we are and to enjoy life, to enjoy life fully, to give value to be human being as unique and most valuable asset. If life is a banquet, then it is always a joyful dimension that is very important to rediscover and with which you can tune; as in a banquet we are served the dishes that we like and others we do not like, but this does not diminish the joyfulness of the banquet, so in life we have both pleasant and unpleasant experiences, but this does not nullify the joyful dimension of life: indeed, it is because of unpleasant experiences, then we can enjoy the pleasant ones; the unpleasant exists in relation to the pleasant, and the pleasant exists in relation to the unpleasant. The one “defines” the other mutually.

The joy is that sense of wonder that appreciates and welcomes the totality of our experience, but unfortunately we tend not to be attuned to this dimension of life. Lucretius, the Roman poet, wrote:

First, the bright and pure color of the sky and what it contains in itself, the wandering stars in every part, and the moon and the sun with the splendor of bright light; if all these things, now, for the first time, suddenly appeared to men, where ever you might say greatest wonder, something that no one before he even dared to believe possible? Nothing, I think, would be nothing less remarkable than this, so the view would be wonderful. Yet, for fatigue to see it constantly, now no one deigns to lift the eyes to the bright times of the sky.

So Lucretius, who lived in the first century before the Christian era, lamented the inability of human beings to be amazed by life: today it is equally important to stress the importance of awakening within us the ability to tune with this way of feeling , which allows us to reconcile us and appreciate our existence, in everyday life, that is to rediscover the beauty and the wonder in the ordinary experiences. It’s a feeling of inner contentment, a happy heart that appreciates what we are, as we are, who appreciates what we do, as we do, appreciating the circumstances of life, as they are.The last century Indian master Maharaj stated: The wonder is the dawn of wisdom. Constantly being amazed is a sadhana (practice).

Sometimes meditative practice, the practice of mindfulness, is proposed as a tool to achieve a purpose which is presented as far away, something that is not here and now, but in the future: Although not entirely wrong, this view is partial and, in some ways, misleading.

Contemplative practice has no purpose, if not herself, if not the development of a contemplative attitude towards life: the awareness, peace, joy, equanimity, kindness, compassion are the results.

Therefore, I would like to conclude with a quotation from Nisargadatta Maharaj who reconciles us with the flow of life, with the simplicity and naturalness of its development:

When you realized that the destination is the way and that you are always on the road, not to reach its destination, but to enjoy its beauty and wisdom, life ceases to be a duty, and it becomes easy and natural, a bliss in and of itself.

by Pietro Thea

[/fusion_text]

Per rimanere in contatto con noi e ricevere informazioni sugli ultimi articoli, video, webinar ed iniziative pubbliche che proponiamo, lascia qui la tua email

Per rimanere in contatto con noi e ricevere informazioni sugli ultimi articoli, video, webinar ed iniziative pubbliche che proponiamo, lascia qui la tua email