Essere Vivi

Non sono un po’ eccessive tutte queste celebrazioni religiose presenti nell’antica tradizione Indiana?

Siamo fatti così. Festeggiamo la vita. Cerchiamo delle occasioni per esprimere la nostra gratitudine per essere vivi.

Cosa ci tiene vivi?

Sono i soldi che guadagniamo?

È il dottore che ci prescrive potenti antidepressivi per farci dormire?

Sono le statistiche nutrizionali del cibo accuratamente processato?

Sono gli oggetti che usiamo, la macchina che guidiamo, il figlio che si laurea o la vacanze da sogno che abbiamo pianificato?

Il Sole ci tiene in vita, l’aria ci insegna a respirare, l’acqua diviene il principale costituente del corpo, la terra ci sostiene e ci insegna a crescere. Si combinano in molte vie e impariamo ad affrontare le differenti stagioni. Man mano che diventiamo più intimi con Madre Natura, celebriamo una relazione che è evoluta per migliaia di anni. È la maniera in cui festeggiamo l’arrivo di un neonato.

Le diciamo: “Grazie per essere con noi”.

Una festa religiosa non riguarda una particolare divinità ma la Vita in sé.

Le religioni possono essere Organizzate.

Il Dharma è invece Organico.

Ad un livello superficiale la maggior parte dei nostri riti più antichi e dei Pujas sono dedicati a divinità ma ad un livello più profondo riguardano i raccolti che cresciamo nei campi, il latte che prendiamo dalle mucche, la stagione che ci invita a raccogliere, la pioggia che seduce il verde, le piante che salvano la nostra vita.

Il termine per questo è Pagano, o più in voga in questi giorni, Paganismo.

I pensatori moderni cercano di donare nuovamente rispettabilità ad un termine usato in maniera dispregiativa in passato.

In realtà significava “zoticone del villaggio”. Amore per la natura. Ogni elemento è un dio, ogni espressione di energia è divina. Sembra panteistico, ma c’è sempre stata una convinzione latente che tutto ciò provenisse da un intento Singolare.

Arte e industria 

Negli ultimi duecento anni abbiamo associato la parola “industria” con “produzione di massa”.

La cosiddetta “ rivoluzione industriale” è in realtà una “rivoluzione delle fabbriche”.

L’ingegno è rimasto sempre dov’era.

Tutte le antiche culture hanno imparato ad usare i metalli, pietre e piante per evolvere in una complessità sociale migliore e conveniente.

Il fenomeno fu manuale e sostenibile.

La parola usata nel nostro linguaggio più antico è SHILPA, che significa industria o arte o artigianato in diversi contesti.

La tecnologia, la cultura e la sensibilità verso il Dharma si fondevano perfettamente come espressioni della ricerca umana.

Per esempio, scolpire belle statue sulle pareti di un tempio non era un passatempo artistico e nemmeno un hobby elitario. Era la vita ed il sostentamento per migliaia di artigiani esperti e qualificati.

Le immagini non erano semplicemente oggetti di devozione o soggetti di esame estetico. Fungevano come i nostri mezzi di comunicazione di massa.

Hanno articolato storie, informato ed educato la società e hanno lasciato impronte per suggerire una ricerca interiore.

L’anno scorso, nell’ ambito di un progetto di ricerca, qualche studente accademico ha condotto un sondaggio esaustivo tra i Pals del Bengala. I Pals sono tradizionalmente artigiani che progettano raffigurazioni di Durga, Kali, Lakshmi, Jagaddhatri e altri dei e dee per vari festivals in tutto lo stato e anche all’estero. Eredità familiare, lo fanno da generazioni.

Ovviamente la creazione di queste opere è connessa strettamente ad altre attività e ad altre espressioni creative.

Quanti artisti e lavoratori sono coinvolti nella creazione degli elaborati pandali a tema? Chi si occupa delle decorazioni luminose? È un elenco infinito di impegni professionali di persone di ogni ceto sociale. Cantanti e gruppi musicali vengono assunti per i concerti. Nuove canzoni vengono rilasciate durante le Puja.

Diverse case editrici pubblicano raccolte di nuovi romanzi, racconti e poesie.

Lunghe code aspettano pazientemente fuori dai ristoranti più famosi, le donne comprano vestiti nuovi per i loro cari, le vendite in tutti i tipi di negozi di souvenir salgono alle stelle, il turismo fiorisce in maniera esponenziale durante le festività…la lista è infinita.

Il risultato della ricerca è stato una grande sorpresa anche per i ricercatori. L’economia dei nostri festivals rappresenta oltre il 70% del fatturato economico del Bengala Occidentale.

Una statistica molto rivelatrice. Nonostante l’enfasi dominante sulla produzione su larga scala, i capannoni meccanizzati, le promesse politiche di distribuire posti di lavoro a milioni di laureati, le realtà sul campo hanno una storia semplice ma diversa da raccontare. Dharma, cultura ed economia sono tutti intrecciati. Festival, mezzi di sussistenza e talento esistono in un abbraccio. Generano ricchezza, creatività e legame.

Terapeutico

Secondo recenti studi, l’India oggi è una nazione depressa. Gli psichiatri con le loro cliniche stanno crescendo a vista d’occhio perfino nelle piazze dei villaggi e negli ospedali statali.

Le persone stanno diventando più mentalmente malate o gli psichiatri CERCANO di fargli credere di essere “anormali” affinché possano trovare più clientela a cui vendere i farmaci che creano dipendenza?

Comunque non è il tema principale di questo articolo. Desirerei esplorare insieme l’altro lato. La nostra società pullula di festivals, Pujas, celebrazioni e occasioni poiché sono estremamente salutari per la vita di una comunità.

Parliamo dei Rituali nelle Religioni. Ciò che sfugge al nostro occhio è come le faccende mondane, abbinate ad una vita relegata negli appartamenti e alle compulsività legate ad essa sia diventata un rituale che succhia la linfa vitale.

La nostra mente è altrove perché è convinta che la vita sia una corsa sfrenata solo per restare a galla. Ad un certo punto l’umanità repressa in noi si rivolta. Paghiamo una somma consistente ad un counsellor per accedere al nostro subconscio, non realizzando che di certo lo stesso terapista è impegnato a rimanere a galla sulla stessa barca, che è sul punto di ribaltarsi.

I rituali religiosi, d’altro canto, sono generalmente innocui e potenzialmente terapeutici.

Quando viviamo egoisticamente, ci limitiamo. Quando siamo nella condivisione, ci espandiamo.

I festeggiamenti per le antiche divinità non sono mai seri e cupi. Sono rumorosi, caotici e selvaggiamente colorati. Non c’è un atmosfera di senso di colpa e castigo, di pentimento e austerità. Gli dei sono come una famiglia, li consacriamo, li nutriamo, li adoriamo, li tocchiamo, li rimproveriamo e giochiamo con loro.

Lo facciamo insieme, come una cultura. Quando torniamo agli affari seri della vita mondana, realizziamo pensandolo inconsciamente, come un atto di vita possa diventare arte.

joydeepsea@yahoo.com

Joy Deep Italia

www.maramia.org.in

Foto di Joshuva Daniel

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