Incontro Matrika 14 e 15 Maggio 2022 – Villaggio di Levà

“Fermarsi è una grande arte.
È un’arte umile, è quella di intuire quando siamo stanchi o quando abbiamo bisogno di camminare piano piano verso noi stessi e non più verso qualcosa o qualcun altro.
Fermarsi e ascoltare il battito delle cose, sentire il silenzio, le sue sfumature.
Noi viviamo in un universo che non finisce, che sta tuttora espandendosi e facciamo finta di
niente. Forse fermarsi aiuta un po’ di più ad ammettere che siamo dentro ad una grande stranezza.

Chi è tenero non vuole farcela a tutti i costi, vuole sentire come sta e sentire come stanno gli altri, è sorella o fratello, non è genitore né maestro. La tenerezza sa stare alla pari, fianco a fianco, non è frontale. Così rara oggi, che giri l’angolo e trovi un guru, ma devi girare tutto il mondo per trovare un amico sincero che pianga con te, rida con te e non ti voglia spiegare la vita e risolvere i suoi misteri. Ecco la tenerezza trova misteri dove altri vedono problemi.”
Chandra L. Candiani

Eccoci ritrovati. Ci guardiamo assorti e stupiti, siamo insieme. Ci ritroviamo in cerchio, nella stupefacente semplicità del momento, come può essere a volte l’aria mattutina di un primo pomeriggio inoltrato. Un incontro per ricordare e trasformare lo stare insieme, come la terra promette al sole la sua fragile e inarrestabile rivoluzione. In un simposio, un sodalizio di intenti che accomuna e commuove.

Siamo una ventina i presenti, e siamo infiniti contando gli assenti, accomunati in uno stesso fuoco.

“Cos’è Matrika per te”? Ci ritroviamo anche per poterlo dire, come se non ci fossimo mai persi, sapendo che ognuno si è anche perso a suo modo: come risplendiamo più forte quando amichevolmente ci contempliamo. Senza fare niente. Contempliamo l’importanza del non fare niente insieme.

Dopo il cerchio ci incamminiamo seguendo Marta verso i pratoni, verso la cima del monte.
Ma il cammino è fatto di passi, la meta è il viaggio: rallentiamo e insieme ad Adele di tre anni e mezzo ci sentiamo tutti piccoli piccoli, con occhi curiosi di incontrare natura, andiamo al passo della sua attenzione, che è (come ricordano i poeti) una preghiera spontanea dell’anima. E i nostri volti si rilassano comprendendo che non c’è nulla che dobbiamo fare.

Incontriamo fiori che parlano e fioriamo insieme a loro, insetti che amano, altri mondi nascosti e inesplorati…arriviamo ci sediamo e ci presentiamo, ci conosciamo meglio, condividiamo noi stessi. Con Marta entriamo in una pratica introduttiva: “La forza che nasce dalla tenerezza”. Ci chiediamo poi come sia per noi tenerezza e come sia forza. E scopriamo -nella storia di ognuno, che tenerezza è forse un sentimento vivo e vivificante, è uno stato d’essere, e una fonte eterna che zampilla con forza disarmante.

Non ci piace molto la troppo semplicistica opposizione forza corazza insensibile – tenerezza gentile apertura, siamo espressione di corazze che sospirano e aspirano a rimanere tenere, gentili, e di aperture feroci, che accarezzano potenti i piccoli gesti che ripetiamo ogni giorno, con gratitudine. La tenerezza va esercitata, e quando si incontra fa sentire abbracciati da un confine sicuro, fa sentire protetti rimanendo in ascolto. Osiamo chiederci anche: qual è la relazione fra amore e tenerezza?

Torniamo al campo, affamati. Montiamo insieme le tende per la notte, prepariamo il cibo. Ognuno ha portato qualcosa, chi una patata buonissima, chi verdure dell’orto, chi formaggio fatto in casa…condividere ci piace, fa bene, e permette di sentirci come ‘a casa’. C’è un modo delicato di esprimere i propri bisogni che emerge spontaneamente. Una farfalla ci incanta posandosi sulla testa di Marco.

La pancia brontola. Siamo a tavola. Il sole al tramonto si nasconde dietro le montagne, gli ultimi raggi irrigano i profili verdi vivi brillanti dei boschi, l’aura plumbea degli alberi che respirano cielo terso. Jerry prepara le legna, accendiamo il fuoco. L’umidità fresca della sera abbraccia il calore del fuoco.

Una luna piena, primitiva, velata di rosa al tramonto -immensa dolcezza del cuore, ci accompagna insieme ai notturni daini in amore, mentre danziamo vicino al fuoco al ritmo della primavera: lievi fremiti, salti, carezze, risate, giostre di braccia, gambe, membra, mani e occhi come riverberi di stelle. Siamo forse stelle che guardano altre stelle? Ascoltiamo il silenzio attorno al fuoco.

Piano piano andiamo a dormire, ripoesiamo. Al mattino pratica condivisa di risveglio in terrazza di Tantra Shivaita del Kashmir, proposta da Carola, qualcuno comincia a preparare colazione, altri sono ancora nel mondo dei sogni. Ci ritroviamo insieme a Marco con curiosità immersi in natura, passeggiando pratichiamo Erboristeria Intuitiva e scopriamo insieme i volti delle piante, il loro utilizzo nei secoli, il loro valore come medicina potente e in un certo qual modo gratuita. Nel senso che i soldi in questo caso non sono il mezzo di scambio. Ma forse il mezzo qui è la vita stessa. Mentre passeggiamo raccogliamo il necessario per una tisana condivisa, da bere insieme una volta rientrati dopo aver creato con le stesse erbe raccolte un mandala.

Il meraviglioso colore dei fiori, che ricorda quello dei pesci e degli uccelli, cornice e quadro in sé al tempo stesso: Iris, rose, margherite…odori e colori inebrianti sembrano voler celebrare la vita. Forse tenerezza è anche forza riconosciuta nei sensi, nel sapore, nell’odore. Dopo una pratica condivisa con Nadeshwari, grazie alla quale ascoltiamo il piacere della voce che
risuona nel corpo in movimento, potente e riconciliante, ci riposiamo donandoci alla terra, seguendo le intuizioni e la sapienza radicate nello Yoga Nidra. Il corpo lascia alla terra ciò che non serve, siamo più leggeri. Torniamo al campo.

La tavola imbandita! Pranzo condiviso grazie al supporto di chi ha aiutato in cucina, rifocillati ci prepariamo per una pratica proposta da Jerry. In triadi. Ascolto e fiducia. Accoglienza e rispetto. Come ci prendiamo cura dei nostri bisogni? Come ci orientiamo quando siamo in difficoltà? Quando ci permettiamo di essere toccati dall’altro? Forse c’è un tocco delicato che può sciogliere grumi di dolore inaspettatamente, con apparente semplicità, in accordo con noi stessi e rispettando la nostra storia, il nostro ambiente?

Si apre quindi una “tavola rotonda” in cui chiudendo le due giornate in cerchio ognuno porta il suo vissuto. Chi siamo, dopo due giorni insieme? Gabri e Costanza saltano sui materassi mentre siamo in cerchio a parlare di ‘cose importanti’ e le loro voci riecheggiano felici. Siamo qui, con generosa fermezza. Beviamo la tisana preparata da Marco con le erbe raccolte insieme, una festa di colori nell’acqua del pentolone. Senza ingenuità né spiritualismi. Consapevoli che la bellezza di cui siamo testimoni in questi giorni va compresa quanto la nostra più inquietante complicità con l’economia di guerra, spirituale anch’essa, come il conto corrente, come il cambiamento climatico e l’estinzione dell’idea di essere umano quale l’abbiamo conosciuto e frequentato fino ad oggi. Come ricorda Hölderlin, forse solo in quanto si è sradicati ci si incammina verso l’autentico. E ogni incontro autentico amplia l’orizzonte della nostra esperienza.

Una piccola raccolta fondi -chi può, grazie alla quale Matrika si impegna da sempre a sostenere chi realmente ha bisogno. Questa volta una realtà di donne migranti al confine, rifugiate.

Ci salutiamo. Arrivi e partenze hanno un ritmo unico. Ognuno coi suoi tempi. Gli occhi brillano, le mani tremano. I cuori esultano. Alla prossima!

Benjamin, Marta, Nadeshwari, Marco e Jerry
Matrika Crew

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