settembre 20, 2016

PASSI VERSO UN PENSIERO INTEGRALE

PASSI VERSO UN PENSIERO INTEGRALE

Il Pensiero

Semplificando potremmo definire il pensiero come quella funzione umana che crea modelli del mondo, cioè la formazione di concetti riguardanti il processo osservato.

Osservazione e pensiero sembrano pertanto costituire i due punti di partenza di ogni umana attività.

Il modo nel quale osservo il mondo e organizzo la mia osservazione determinano la mia esperienza del mondo.

A loro volta, l’osservazione, è direttamente connessa al concetto di stato di coscienza, il pensiero all’attività mentale più propriamente detta.

L’esperienza ci insegna che stato di coscienza e attività mentale, osservazione e pensiero sono inscindibili e si influenzano a vicenda secondo una legge intrinseca che chiameremo: Principio di Coincidenza Complementare Sinergica.

Questo significa che il modo con il quale osservo il mondo determinerà il modo con il quale organizzerò la mia esperienza, il modo con il quale organizzerò l’esperienza a sua volta, determinerà la mia osservazione.

Come se lo stato di coscienza fosse una casa e il pensiero l’arredatore.

Svariate le case, pressoché infiniti i mobili di arredo, impossibile separarli.

Anche una casa vuota, infatti esprime un modo di arredare.

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Pensiero Razionale

Ripercorrendo la storia del pensiero umano dagli albori contraddistinti dal pensiero arcaico, magico e successivamente mitologico possiamo vedere come l’umanità partendo dal materiale grezzo, analogico, metaforico del mito, emergente dalle nebbie indistinte dei primordi abbia saputo strutturare le teologie morali delle grandi religioni e le eccelse speculazioni delle tradizioni filosofiche.

Il Pensiero Razionale, logico, lineare è venuto così sviluppandosi e fiorendo di pari passo con il miglioramento delle condizioni di vita e ha potuto assumere il suo ruolo di guida verso la costruzione delle grandi civiltà.

Il lungo viaggio della coscienza razionale dalla fondazione dei grandi sistemi religiosi e filosofici, alla nascita e allo sviluppo della scienza ai nostri giorni con il concepimento dei suoi strumenti più avanzati riconoscibili nel pensiero critico e nei processi meta-cognitivi non si è affatto concluso, anzi appare in florido, diffuso sviluppo.

Parlare di mente e di coscienza, di pensiero e osservazione significa però parlare di Psiche. Un termine molto abusato e mistificato, tanto da farlo coincidere con la mente, appunto, e cercare di comprenderla studiando il cervello. La Psiche che pertanto chiameremo Psyché non è riconducibile alla mente e la mente non sta nel cervello, la Psyché è un fenomeno integrale che oltre a comprendere mente e coscienza coinvolge tutti i domini dell’essere. Un processo psichico coinvolge infatti per intero quello che chiameremo circuito dell’esperienza costituito dalla triade: sentire-pensare-agire.

 

Oltre la mente

La natura della Psyché suggerisce un pensiero che sappia rispettarne le qualità, trascendere la mente razionale per operare secondo una metodologia integrale che sappia compiere per intero il circuito dell’esperienza.

La buona notizia è che la storia evolutiva della Coscienza umana sembra trovarsi, ai nostri giorni alle soglie di un salto quantico. Parallelamente, un nuovo paradigma e una nuova scienza ormai da decenni stanno bussando alla porta del Mondo della Conoscenza; si tratta del paradigma olistico-sistemico e della Scienza della Complessità.

Entrambi suggeriscono a gran voce l’emergenza sul palcoscenico della storia di un nuovo pensiero, prodotto da un più elevato Stato di Coscienza che schiuda all’umanità le soglie del Mondo della Consapevolezza.

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Abitudini Limitanti

La dinamica evolutiva si gioca però tra conservazione ed innovazione, stabilità e creatività. L’accesso a una modalità di Pensiero Integrale, nonostante le condizioni siano ormai propizie è ostacolata da diverse strutture conservative che ancorano l’essere umano al pensiero razionale.

Vediamole.

La prima di queste strutture conservative che chiameremo Abitudini Limitanti è dovuta proprio ai successi prodotti dal pensiero razionale, nasce da una prerogativa dei processi cognitivi che sfugge di mano. Si tratta dell’Abilità Cognitiva della nostra mente a creare modelli, cioè idee e concetti, in modo da organizzare e memorizzare l’informazione acquisita stabilizzandola in codici. Il problema è che questi funzionano talmente bene da diventare difficilmente modificabili, trasformandosi così in condizionamenti.

A complicare ulteriormente le cose interviene una seconda abitudine limitante, prodotta allo stesso tempo da una carenza e da una prerogativa, si tratta dell’Identificazione. La capacità della nostra mente a creare idee su noi stessi va di pari passo alla nostra incapacità di riconoscere che queste in buona misura dipendono dalle idee che gli altri si sono fatti di noi e che entrambe sono solo idee.

Una carenza di riconoscimento della vera natura dei confini che la nostra stessa mente traccia e del gioco giocato tra noi e il mondo produce una terza abitudine limitante: la Confluenza Confusiva.

Questo fa si che la nostra mente inizia a costruire mappe sbagliate, incoerenti con il territorio, credendo invece che siano corrette.

Per via della Confluenza Confusiva abdichiamo a noi stessi rinunciando a comportarci come chi veramente siamo e iniziamo a comportarci come chi pensiamo di essere.

La quarta abitudine, l’Alienazione, è caratterizzata da una carenza di ascolto interiore, per la quale il nostro sentire, alienato da noi stessi, influenza inconsciamente il nostro stato di coscienza e quindi il nostro pensiero, il quale quindi, ancora più difficilmente può essere “visto”.

In un contesto come quello descritto quelle che chiameremo le tre Necessità, la fanno da padroni.

Le Quattro Limitanti Abitudini ci rendono schiavi di quelle che chiameremo le tre Necessità Vincolanti: Bisogno di Certezza, Credenza e Dipendenza che a loro volta producono Cinque Comportamenti Disfunzionali.

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Comportamenti Disfunzionali

Giudizio: La carenza di attenzione e di riconoscimento trasforma le idee sul mondo e su noi stessi in giudizi.

Bisogni e paure: La carenza di ascolto interiore rende le nostre emozioni schiave dei nostri bisogni e delle nostre paure

Attaccamento: La capacità della mente di creare modelli efficaci e di stabilizzarli produce attaccamento agli stessi.

Delega: Giudizi, bisogni, paure e attaccamento ci portano a rifuggire dall’assunzione di responsabilità e a delegare agli altri le decisioni sulla nostra vita.

Proiezione: Di conseguenza attenderemo a attribuire al mondo, proiettandolo sull’altro, tutto ciò che non ci piace.

Nonostante non si possa certo dire che al mondo manchino bellezza, creatività e innovazione, la nostra mente preda di Limitanti Abitudini, Necessità Vincolanti e Comportamenti Disfunzionali, tende a creare un mondo tutto suo pensando in modo ordinario, quasi automatico, secondo schemi acquisiti e consolidati, tanto da diventare impliciti.

Nella grande maggioranza delle persone è come se l’atto estetico, creativo, fosse una specie di libera uscita, un momento speciale al quale poi abdichiamo per tornare alla “normalità”.

Che fare? Limitarsi a casette a schiera e mobili dei grandi magazzini, tutto molto funzionale e pratico, sicuro, conosciuto, oppure osare creatività, innovazione, originalità.

 

Primi assi verso un Pensiero Integrale: attivare le Tre Nobili Funzioni della Psyché:

Accorgerci: Osservazione pura

Quando ci accorgiamo che anche il pensiero, come ogni altro oggetto può essere osservato, siamo a buon punto.

Osservarmi pensare mi mette in condizioni di purificare il pensiero dai giudizi cogliendone così la sua vera natura.

Responsabilità: Azione pura

Accorgerci pertanto è il primo passo e richiede responsabilità, rinuncia ad ogni delega, ad ogni desiderio che qualcuno possa compiere questo passo per noi.

Solo noi possiamo accorgerci delle nostre limitazioni, e accettarle. Con l’accettazione nasce la rinuncia alla proiezione e al giudizio.

Attenzione: Sensazione pura

Per accorgerci dobbiamo prestare attenzione.

Quando ci accorgiamo che tendiamo a prestare attenzione agli oggetti del mondo esterno e a dimenticarci degli oggetti del mondo interno, allora possiamo invertire la rotta, osservo dentro, cioè ascolto.

Quando ascolto dentro, posso sentire di cosa ho bisogno e di cosa ho paura e posso accorgermi della loro vera natura.

 

P. L. Lattuada M.D., Psy.D., Ph.D.

biotransenergetica@gmail.com

www.integraltranspersonal.com

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