E’ stato incredibilmente piacevole osservare la tenacia di questa meravigliosa donna che, da quando conosco, mette sul tavolo la sua vita, la sua storia, la sua non storia… Per poi balzarci sopra con leggiadria e danzarci a piedi nudi, disegnando un racconto che non è solo il suo, ma di tante persone che si possono riconoscere nel suo narrare.

Perché Tossica Animica?

Questo è sostanzialmente una specie di ossimoro… e quindi fin dal titolo cerco di comunicare la natura contraddittoria del dibattito sulle differenze. Come abbinare la tossicità all’anima? E ugualmente, come considerare due esseri umani diversi ma simili? Come si distribuisce il peso di ciò che ci accomuna e ciò che ci differenzia.

La superficie ci differenzia, la lingua il luogo di nascita usi e costumi, tutto ciò che è culturale ci differenzia… ma prima della cultura c’è una parte naturale, che sono tanto le funzioni biologiche quanto le reazioni emotive e per che ci crede le qualità dell’anima. In quello noi siamo tutti esseri umani e allora perché privilegiare la cultura all’anima? Questi 2 opposti, la tossicità e l’animictà rappresentano anche le due facce della medaglia, l’inesistente contrapposizione fra bene e ma le che in realtà sono solo due parti che si compenetrano verso un’autenticità. È il tao, lo yin e lo yang, shiva e shakti, l’eterno hieros gamos e chi vive su un confine sente viva questa dicotomia tutta la sua vita, tanto da farne diventare un lavoro a volte… come te Nadesh ad esempio, nella diffusione di una delle culture…quella tua di origine…che a mio avviso più ha compreso questa dicotomia…
Stare sempre al confine fra gli opposti, appollaiati su un muro di cinta e feriti dal filo spinato non è bello, ma se quel confine diventa uno spazio creativo non è più un recinto, è un passaggio. Quella strettoia può allargarsi in proporzione alla tua visione, al tuo coraggio, alla tua dedizione, e al tuo amore. A volte si allarga e a volte si stringe, a giorni alterni, ma la scelta non è mai fra al di là o al di qua, ma restare dove sei o scendere ancora un po’. Mi immagino sempre un po’ Alice nel paese delle meraviglie, che per trovare le sue meraviglie si è dovuta immergere in una buca fangosa dietro al Bianconiglio. Il titolo di Tossica Animica gioca un po’ con questo contrasto. Io ci credo che non ci siano grandi gioie senza grandi dolori, credo anche nel trovare una sorta di stabilità nel corso di una vita di lavoro su se stessi, ma vivere intensamente implica anche buttarsi a capofitto nella tana del Bianconiglio ogni tanto, inzaccherarsi nel fango senza paura di sporcarsi, come fanno i bambini.
Questi opposti, queste contraddizioni, queste diversità non sono relative ai bianchi o ai neri, ai meticci o alle seconde generazioni; parlano di gay, lesbiche, tarnsgender, disoccupati, troppo grassi, troppo magri, troppo alti, troppo bassi, troppo timidi, geni… parlano di tutti coloro abbiano qualcosa di speciale, o di diverso da come da un paio di millenni a questa parte sembra dovrebbe essere l’umanità standard.
Quando ero piccola i miei compagnetti dell’asilo volevano giocare con me punto. Poi i genitori arrivavano a prenderli e guardandomi mi dicevano “ma che bella negretta” allora i figli guardavano il genitore, poi guardavano me, e lì si rompeva la magia.

E quindi ho iniziato a drogarmi… di sostanze animiche, di mondi alternativi ed ebbene sì, ho una dipendenza, dalle qualità dell’anima, sono una tossica…una tossica animica!

Come te sono madrelingua italiana ma di origini oltre e mi son ritrovata in varie delle tue parole nel brano “tossica animica”. Penso che sia fondamentale che persone che hanno un’esperienza simile alla nostra, possano riconoscersi in un testo cantato in italiano da una persona non bianca… Cosa ne pensi?

Sì! Non solo è fondamentale… è bellissimo! Io sono cresciuta così sola e persa. Solo in età adulta ho iniziato a conoscere e confrontarmi con persone simili a me, prima eravamo poche e io comunque non le cercavo, volevo essere uguale ai miei simili a chi avevo attorno ed erano tutt bianch… sono cresciuta come se fossi bianca.. e forse volendolo essere.. ma non lo ero. Ero sempre a disagio in ogni situazione. Adesso ho provato che significa interagire con chi ha vissuto la mia stessa esperienza e ci si capisce con uno sguardo. Io sono davvero felice che le nuove generazioni di italiani con altre origini possano avere più confronti di quanti ne abbia avuti io in un ‘Italia ancora sprovveduta di esempi sufficienti. Ora, anche in televisione, nelle pubblicità, nei film, iniziano ad entrare queste diverse tipologie fisiche e si inizia a mostrane la bellezza. Ai miei tempi il canone era la barbie bionda..ora qualcosa sta cambiando. Quindi, per me poter partecipare a dare voce a questa storia e avere persone, che hanno vissuto esperienze simili alla mia, che si riconoscono in ciò che dico, è una gioia immensa!

Personalmente mi ha colpito molto il brano “terra all’umano” vuoi spiegarci come è nato questo testo e successivamente la musica (o il contrario) ?

La Terra all’Umano nasce come poesia, scritta tantissimi anni fa, ma paradossalmente ancora più attuale oggi di allora. È stata parte di uno spettacolo multimediale, che trasse ispirazione dalla mia tesi di laurea, “A piedi nudi sul cemento” in cui l’essere umano, in dialogo con la Terra sua madre, comprendeva la futilità di una corsa incessante e rettilinea verso il nulla e riprendeva possesso della circolarità della vita, ovvero della ritualità della natura di cui anche l’umanità fa parte.
Più recentemete l’ho musicata e ho deciso di inserirla in questo primo lavoro discografico, che rappresenta un po’ tutto il mio percorso fino a qui. Lo spoken word è parte integrante del mio lavoro e delle mie performance; sarà per il mio legame a doppio filo con il teatro; fra musica e teatro lo spoken word diventa il punto di intersezione.

Chi è Altrove?

Altrove non ha sinonimi attuali, è tutti i luoghi e nessun luogo, è l’identità originaria che è identica solo a se stessa. Altrove è. Mi sono sentita senza appartenenza così a lungo da perdere il conto degli anni che passavano. Un giorno, dopo diversi viaggi in acque agitate e putrescenti, ho sentito un senso di calore asciutto e mi sono trovata lì, in un luogo che nessuno poteva contestare; ero lì, dove non c’è necessita di passaporto o certificato di nascita; ero esattamente dove dovevo essere e c’ero in ogni circostanza: Altrove. Altrimenti ove?

Guardando il finale del video tossica animica non ho potuto non notare la marcia con la bandiera italiana addosso. Era una provocazione…?

Sì che lo è! E sono contenta che si capisca (faccina che ride)

Che cosa ti appassiona di più in questo momento?

La vita. Sembra banale, ma solo da poco mi sono sentita libera di vivere; nel momento in cui ho accettato ciò che ero nel bene nel male nei limiti e nelle qualità, nel momento in cui ho smesso di giudicarmi e quindi di giudicare, mi sono sentita per la prima volta a mio agio. Non è una condizione stabile, ma quando tocchi quel punto anche solo una volta, poi la vita diventa la ricerca di quel punto di equilibrio e quella ricerca continua mi appassiona molto.

Quali sono i tuoi prossimi passi?

Al momento sono in un lavoro teatrale di una produzione svizzera molto interessante perché il testo è scritto da una ragazza nata in India, ma adottata da genitori svizzeri e cresciuta in svizzera e il cast è tutto di afro-discendenti come me. Interpretiamo la parte di snob occidentali che vogliono adottare una bimba bionda con gli occhi azzurri tramite uno show televisivo. Ovviamente tutto molto ironico e un po’ grottesco. E non solo è la prima volta che mi propongono un testo così originale rispetto alla tematica e in cui finalmente interpreto una donna italiana, ma è anche la prima volta in cui mi trovo a lavorare con un cast di tutti italiani afro-discendenti o comunque seconde generazioni e devo dire mi sento come mai prima: a casa. Invece finito questo progetto, da marzo il mio sogno sarebbe di portare il lavoro discografico live; non sono figlia dei social o delle piattaforme quindi per me la musica vive nel live nel rapporto diretto con il pubblico ed è solo lì che mi sento reale.

https://music.youtube.com/watch?v=S9KosQE4lfQ

Intervista di Nadeshwari Joythimayananda per Matrika – Consciousness Development

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