Da dimensioni identitarie cristallizzate quali rimangono forse le categorie di genere quando si chiudono solo in se stesse o nel vecchio binarismo patriarcale, osserviamo oggi lo sviluppo naturale di aperture alla complessità come ricchezza, diversità, interrelazione.
Il presente, apparentemente così complesso e frammentato da farci perdere a volte la curiosità per la scintilla che illumina gli infiniti futuri possibili, rimane ancora terreno fertile di scoperta e trasformazione coerente.
Come può essere “divisivo” ascoltare, comprendere ed elaborare insieme l’eredità di sofferenza e coraggio espressa ancora oggi da chi porta in ogni sua cellula la storia del colonialismo “oltremare”?
Le donne bianche non devono necessariamente prendere in considerazione le implicazioni legate alla costruzione sociale dell’idea di razza, poichè il colore della loro pelle non le rilega in una marginalità oppressa sistemicamente. Al contrario attraverso essa detengono un privilegio e varie forme di potere consapevoli o inconsce.
A fronte di un femminismo portatore della “missione civilizzatrice” del Nord colonizzatore, Francoise Vergès, presidentessa dell’associazione Decoloniser les Artsè, mostra gli aspetti dirompenti di un posizionamento decoloniale in grado di opporsi a quel patriarcato profondamente connesso al sistema capitalista (a sua volta connesso allo schiavismo) e al neoliberismo.
Nel libro “Un femminismo decoloniale” pubblicato da Ombre Corte nel 2020, la Vergès spiega che il femminismo è necessariamente anticapitalista e collega le disuguaglianze di genere e razziali al sitema capitalista. Non ci si dovrebbe definire femministe senza interessarsi alle questioni ambientali, allo sfruttamento, alla vulnerabilità di classe e al razzismo; senza agire in modo condiviso con altri movimenti politici e sociali favorevoli alla decostruzione di questo sistema.
Essere femministe decoloniali significa allora combattere contro il femminicidio ma anche per il diritto dei popoli indigeni alla terra, significa trovare delle connessioni tra le esperienze radicate in diverse parti del mondo e riscrivere le strutture in cui i nostri mondi sono pensati.